L’uomo dell’amministrazione Trump in Europa potrebbe essere un funzionario Usa che conosce molto bene l’Italia (e l’italiano). Alexander Alden, che aveva lavorato nel Consiglio di Sicurezza Nazionale già durante il primo mandato di Donald Trump alla Casa Bianca, è il principale candidato per il ruolo di massimo responsabile per l’Europa del Dipartimento di Stato, secondo fonti citate da Politico.
Alden riporterebbe quindi al Segretario di Stato Marco Rubio e avrebbe il compito di supervisionare le sedi diplomatiche Usa in Europa con le loro migliaia di dipendenti, gestendo un budget da 300 milioni di dollari, ricorda la testata.
Fortune Italia aveva incontrato Alden a Roma per un’intervista la scorsa estate, prima ancora che la corsa alla Casa Bianca venisse sconvolta dall’abbandono di Joe Biden a favore di Kamala Harris, e prima dell’attentato alla vita di Donald Trump.
In quella intervista, il candidato numero uno a diventare l’uomo di Trump nel nostro continente sottolineava gli ‘irritants’ più importanti, come si dice in linguaggio diplomatico, tra Usa ed Europa: commercio, difesa, tecnologia.
Chi è Alexander Alden
Alden parla perfettamente italiano – oltre a diverse altre lingue europee – perché è cresciuto nel nostro Paese, ma in Italia è stato anche sempre molto attivo professionalmente.
Vicino al politologo Edward Luttwak, tra le altre cose Alden è consulente senior di Palantir Technologies, il colosso tecnologico del settore Difesa attivo anche in Ucraina per il quale Alden si occupa proprio delle relazioni in Europa.
Ma è anche non resident senior fellow della GeoStrategy Initiative dell’Atlantic Council.
Tra gli altri ruoli è redattore sulla sicurezza nazionale per American Affairs, Lincoln Fellow del Claremont Institute e un direttore di progetto del Center for Naval Analys.
Alden ha lavorato nel Bureau of Conflict and Stabilization Operations e nel Bureau of Europe and Eurasian Affairs, oltre che nel Consiglio per la sicurezza nazionale, dove si occupava di tecnologie emergenti e politiche di Difesa.
L’intervista con Alexander Alden
In quell’occasione, avevamo chiesto ad Alden, da senior fellow dell’Atlantic Council, quale fosse il futuro delle relazioni Usa-Ue. La risposta era stata eloquente: mentre gli Usa guardano al futuro della loro industria “l’Europa è ancora concentrata sulle regole e non ha una visione di politica industriale paragonabile”.
La politica europea secondo Alden guarda con “eccessivo sospetto le tech americane” e tende ad ostacolarne l’entrata nel mercato europeo. “Paradossale, visto che questo scetticismo non sembra essere sempre stato applicato in ugual misura a società cinesi”, ci aveva detto Alden.
Esattamente gli stessi temi messi al centro nelle prime settimane di amministrazione Trump, con lo stesso vicepresidente JD Vance che li ha ricordati durante l’AI Action Summit di Parigi.
Con Alden avevamo anche parlato di Difesa: “Nel summit della Nato in Galles del 2014 la promessa era che sarebbe stato preso sul serio l’articolo 3 del trattato Nato secondo cui ogni Paese si deve impegnare per la propria difesa”, con la famosa quota di 2% di Pil dedicato. Quota che ora, nelle richieste Usa agli europei, è stata alzata a un 5% che per molti sembra irraggiungibile.
Intanto, Donald Trump ha annunciato nuovi dazi per l’Europa, con Ursula von der Leyen che ha risposto parlando di “contromisure chiare e proporzionate”. Nonostante gli ‘irritants’ tra le due potenze, in quella chiacchierata di qualche mese fa Alden era sembrato positivo sulle prospettive delle relazioni tra i due continenti. “La speranza è che si possa arrivare a un accordo transatlantico su come fare, finalmente, una politica industriale comune”. Forse quel compito spetterà anche a lui.
Immagine in evidenza: courtesy of Alexander Alden