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Matteo Bassetti: “Perchè l’antibiotico resistenza dovrebbe preoccupare tutti”

Professor Matteo Bassetti
Adyen Articolo
Velasco25

Dengue, influenza aviaria, malattia X, superbatteri: le sfide invisibili per la salute venute alla ribalta negli ultimi 12 mesi sono numerose, ma per l’infettivologo Matteo Bassetti non c’è dubbio: “La cosa che mi preoccupa di più, e che credo dovrebbe preoccupare tutti, è l’antibiotico resistenza. Guardiamo i numeri: in Italia questo problema comporta già oggi 30-40mila morti ogni anno, dentro e fuori dagli ospedali”.

Sono i superbug ad allarmare Bassetti, classe 1970, figlio d’arte (il padre Dante è stato un luminare dell’infettivologia, ndr), un diploma di specializzazione con lode in Malattie Infettive e un dottorato di ricerca in Malattie Infettive e Trapianti d’organo.

Bassetti, volto noto della tv, è direttore dell’Unità Operativa Clinica di Malattie infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova e conosce bene il problema. “Nel mondo – ricorda – muoiono ogni anno circa 5 milioni di persone per infezioni da patogeni resistenti. Ma se guardiamo la prospettiva dei prossimi 25 anni, si calcola che nel 2050 avremo quasi 40 milioni di morti al mondo per infezioni da batteri resistenti agli antibiotici. Questo vuol dire che la resistenza agli antibiotici sarà di gran lunga la prima causa di morte a livello globale. Dobbiamo essere chiari: tutto questo succederà se nei prossimi 25 anni non sapremo invertire il trend. E il problema sta nell’utilizzo troppo esteso di farmaci da molti considerati quasi miracolosi. Fondamentalmente stiamo facendo fare a questi medicinali più del loro mestiere: gli antibiotici funzionano contro le infezioni batteriche ma non, per esempio, contro influenza, Covid e funghi. Eppure, soprattutto in Italia, vengono utilizzati spesso a sproposito: ‘a copertura’, o perché si attribuisce loro un potere che non hanno”.

C’è anche un po’ di confusione: “Spesso l’antibiotico viene scambiato con un antipiretico: ho la febbre e se non scende, dopo qualche giorno, mi prendo un antibiotico. Ecco: la febbre non è un segno distintivo delle infezioni batteriche, ma può esserlo di un’infezione o di un’infiammazione”, sottolinea Bassetti.

La febbre ‘buona’

Siamo abituati a temere e combattere la febbre, senza comprenderla davvero. “Ma la febbre è un meccanismo di difesa del nostro organismo: quando c’è un’infezione o una infiammazione, la febbre sale per ‘bollire’ virus o batteri. Quindi abbassare immediatamente la febbre o, peggio, prendere antibiotici fai da te a questo scopo – scandisce Bassetti – è davvero un errore. Non a caso gli anglosassoni, che sono bravissimi in queste cose, dicono che influenza e raffreddore passano in 7 giorni senza antibiotico e in una settimana con”.

Occhio al dottor Google

C’è anche un altro problema: “Forse noi medici abbiamo perso un po’ della nostra autorevolezza – riflette l’infettivologo – ma sta il fatto che le persone hanno meno stima nel parere del medico. L’abitudine di dare antibiotici per WhatsApp o con una ricetta lasciata in segreteria, senza più visitare i malati, alla fine ha fatto sì che noi come categoria ci siamo fatti male da soli. Così la gente finisce per autocurarsi su Google: legge, si spaventa e prende il medicinale avanzato magari a un familiare, oppure va in farmacia e prega il farmacista di darglielo. O, ancora, mette in croce il dottore fino ad avere una prescrizione. Questi sono atteggiamenti diffusi, che portano l’Italia ad essere maglia nera in Europa per le resistenze. Mentre i veterinari hanno fatto un lavoro eccezionale: negli ultimi 10 anni hanno ridotto di oltre il 60% l’uso degli antibiotici negli allevamenti intensivi. E questo grazie a una serie di misure concrete. Noi medici degli umani, invece, ogni anno aumentiamo le prescrizioni degli antibiotici: nel 2024 del 6%, l’anno scorso del 5%. Insomma, pur essendo sempre meno, gli italiani usano sempre più antibiotici”.

Le specialità da tenere d’occhio

L’utilizzo maggiore di questi farmaci “è in pediatria: genitori e nonni apprensivi mettono il medico in una condizione di difficoltà. Poi c’è l’odontoiatria. Attenzione anche all’abuso in caso di infezioni urinarie: ci sono persone che assumono l’antibiotico appena sentono un bruciore, ma anche questo è un errore clamoroso”, sottolinea Bassetti. Insomma, “il problema riguarda tutti noi e, a differenza di altri che sono futuribili, già esiste. Che l’influenza aviaria possa diventare una minaccia è evidente, abbiamo visto le mucche contagiate negli allevamenti Usa, il latte crudo contaminato. Anche la dengue, con il focolaio a Fano, è da considerare attentamente per il futuro. Ma nel caso dei superbatteri l’Italia è un’area endemica oggi”.

Come spiegarlo agli italiani in modo efficace? “Credo che la comunicazione soft su questo tema non abbia portato da nessuna parte. Quando ho iniziato ad alzare il tiro, le cose sono cambiate. Penso che troppo zucchero a volte non vada bene”, sorride l’infettivologo invitando a parlare con chiarezza.

L’impatto dell’AI

A preoccupare è anche la carenza di antibiotici. Ma nella selezione di nuovi farmaci contro i superbug, un aiuto potrebbe arrivare dall’intelligenza artificiale? “Sicuramente sì: l’AI applicata per cercare fra potenziali principi attivi quelli più promettenti è già realtà da alcuni anni. Ma deve essere sempre governata dal pensiero umano per essere un booster, altrimenti non so bene dove porterà. Ecco, l’idea di un’azienda priva di esseri umani, dove tutto è lasciato in mano a una macchina, mi farebbe un po’ paura”. Forse anche perché lo stesso Bassetti in questi anni è stato protagonista – suo malgrado – di numerosi furti d’identità a scopo di cybertruffe.

Deepfake in medicina

“Credo di essere in assoluto il medico più bersagliato – ci confida Bassetti – Hanno iniziato nel gennaio del 2022 e da lì è stato un crescendo che non si ferma. Ogni giorno ricevo una media di 4-5 email (e questo da quasi tre anni) in cui qualcuno mi chiede se è vero che ho scoperto la crema miracolosa per le articolazioni o la pillola per curare il diabete. C’è di tutto, tanto che spesso mi chiedo come fanno le persone a crederci, quando mi spacciano per un ortopedico o un diabetologo. Io sono uno specialista in malattie infettive”, ribadisce.

Certo, la buona informazione aiuta e un’alfabetizzazione scientifica sarebbe utile. “Ma farsi abbindolare così è surreale. Io scrivo a tutti: ‘Guardate che è una truffa’. Ma qualcuno si arrabbia anche, perché magari dice di avermi visto parlarne sul web, con qualche personaggio della tv. Ma è tutto frutto dell’intelligenza artificiale”.

E ormai alcuni fake sono fatti benissimo. Come difendersi, allora? “Ho denunciato tutti, ma mi dicono che queste organizzazioni criminali, che hanno centri in Russia e Bulgaria, cambiano i profili social con una velocità impressionante. Ci sono però centralini italiani da chiamare e i depositi di questi cosiddetti farmaci sono in Italia. Delle volte mi chiedo – aggiunge con un po’ di amarezza – se c’è davvero l’interesse a fermare queste truffe”.

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