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Musica: fa bene alla salute, le ultime ricerche e come ascoltarla

musica
Adyen Articolo
Velasco25

Effetto Festival di Sanremo: in questi giorni dalla ricerca arrivano interessanti novità sugli effetti della musica per la salute di grandi e piccini, in effetti fin dai tempi della gravidanza. Un recente studio ha mostrato infatti che la musica classica modifica la frequenza cardiaca fetale. Con potenziali benefici sullo sviluppo del bebè.

Ma l’ascolto di brani e note ha anche un impatto positivo sulle capacità cognitive, emotive e sociali dei bambini. Con effetti duraturi. A ribadirlo sono i medici anti-bufale di Dottoremaeveroche.it, il portale contro le fake news della Fnomceo (Federazione nazionale degli ordini dei medici), che regalano qualche consiglio per i genitori alla vigilia della kermesse dell’Ariston.

I benefici di un ascolto precoce

Molti studi dimostrano che l’educazione musicale aiuta a imparare nuove parole (anche in un’altra lingua), a leggere e perfino a fare calcoli. “Ascoltare (e suonare) musica è una delle opportunità concrete per migliorare le capacità cognitive, proprio come studiare le materie scolastiche o imparare le regole di un nuovo gioco. Avere confidenza con suoni e ritmi è inoltre un’esperienza multisensoriale completa, poiché attiva nel cervello anche le funzioni motorie. Negli anni – dicono i dottori anti-bufale – molte ricerche hanno indagato i vantaggi nei bambini educati alla musica, ed è per questo che l’ascolto o l’apprendimento di uno strumento musicale rientra nei programmi scolastici”.

Iniziare da piccolissimi

Il cervello è particolarmente ricettivo agli stimoli musicali fin dalle fasi di sviluppo durante la gravidanza, “dunque è proprio in quel periodo che si può creare l’abitudine a condividere melodie e ritmi, da proseguire nel resto della vita.
Ci sono poi alcune occasioni speciali per ascoltare musica insieme. Il Festival di Sanremo è tra gli eventi musicali più attesi e seguiti, capace di far risuonare i brani presentati in tutto il Paese. Seguirlo in famiglia non deve, però, alterare i preziosi ritmi sonno-veglia dei bambini. Dunque, a seconda dell’età, saranno i genitori a decidere quando far andare i bambini a dormire, recuperando l’ascolto di alcune canzoni i giorni successivi”, raccomandano i dottori.

Ma torniamo al cervello dei piccoli: nei primi tre anni la plasticità è particolarmente vivace. “Il cervello del bambini è più ricettivo di quello dell’adulto”, sottolineano gli esperti. Ecco perchè è bene approfittarne. La musica riesce ad attivare i due emisferi cerebrali: il sinistro, responsabile delle funzioni verbali e della memoria; e il destro, che regola le informazioni visive e spaziali, tra le quali l’attenzione. L’ascolto della musica, dunque, non è mai passivo.

Potere delle ninne nanne

Ricordate ancora le canzoni della mamma? Ebbene, secondo i ricercatori esiste una predisposizione musicale che inizia a manifestarsi soprattutto con le ninne nanne. “Sembrerebbe anche che i neonati preferiscano la musica se vedono chi canta, come accade con le melodie sussurrate dai genitori prima del sonno”, aggiungono i dottori anti-bufale.

Gli esperti del progetto “Nati per la musica” (pediatri, neonatologi, musicisti, psicologi, educatori) hanno così sintetizzato le tappe della scoperta musicale:

  • fino a 6 mesi: il suono e il canto dei genitori è la colonna sonora delle attività insieme, dalla pappa al cambio pannolino;
  • dai 6 ai 24 mesi: l’ascolto della musica dovrebbe essere condiviso da genitori e figli, accompagnato da giochi e balli e da oggetti sonori;
  • dai 24 ai 36 mesi: il bambino comincia a selezionare i suoi brani preferiti e impara a memorizzare e interpretare canzoni; si possono inoltre avvicinare i più piccoli alla musica dal vivo;
  • dai 3 ai 6 anni: la creatività fin qui coltivata porta il bambino a inventare melodie e storie da cantare.

Effetto Mozart o effetto Pearl Jam

Anche la ricerca sul battito cardiaco ha utilizzato melodie ‘classiche’, ma è vero proprio che la musica classica è migliore per lo sviluppo cognitivo dei bambini? Alla base di questa idea “c’è uno studio assai citato, risalente al 1993, che parla del cosiddetto “Effetto Mozart”. L’autrice, Frances Rauscher, sperimentò che con l’ascolto per dieci minuti della sonata per pianoforte K448 di Mozart i suoi studenti riuscivano a superare abilmente alcuni test di ragionamento spaziale rispetto allo stesso esperimento condotto nel silenzio o con altri generi musicali. Lo studio divenne popolare consacrando Mozart come miglior stimolo per l’intelligenza”, ricordano i dottori anti-bufale.

Ma attenzione: in seguito la stessa ricercatrice ha precisato che qualsiasi composizione potrebbe avere lo stesso effetto: “La chiave è che devi goderti la musica. Se odi Mozart non troverai un effetto Mozart. Se ami i Pearl Jam, troverai un effetto Pearl Jam”. Insomma, non conterebbe tanto il genere, quanto il gusto personale, per la gioia dei fan del rock o del pop.

Infine ricordiamo che, come dimostra una ricerca italiana, è possibile favorire il benessere emotivo delle neomamme con il canto di gruppo. Un’altra buona notizia, in attesa di conoscere i brani del Festival destinati a diventare i ‘tormentoni’ delle prossime settimane.

Musica: cantare insieme spegne la depressione delle neo-mamme

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