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Il piano di Trump su Gaza suscita l’indignazione globale

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Velasco25 Articolo

La proposta di Donald Trump di trasformare la  Striscia di Gaza, soggetta a bombardamenti, nella “Riviera del Medioriente” ha suscitato vaste condanne dopo che ha richiesto lo sgombero dei quasi 2 milioni di palestinesi che vivono lì.

Trump vuole che Giordania ed Egitto, due alleati degli Stati Uniti nel mondo arabo che sono vicini a Israele, accettino i rifugiati palestinesi mentre gli Stati Uniti assumerebbero una “proprietà di lungo termine” sull’area guidandone la ricostruzione.

Il presidente non ha promesso esplicitamente che agli abitanti di Gaza sarà consentito di ritornare alla loro terra una volta che sarà stata ricostruita.

“Questa è una pulizia etnica sotto un altro nome“, ha dichiarato Chris van Hollen, senatore democratico del Maryland. “Ciò che il presidente sta facendo qui è gettare un fiammifero su una regione già molto instabile”.

Trump ha inoltre segnalato di voler formulare una nuova posizione, nelle prossime due settimane, sull’eventualità di riconoscere al più presto la sovranità israeliana su tutte le terre bibliche che comprendono la Giudea e la Samaria, inclusa la West Bank nella sua interezza, violando decenni dottrina estera statunitense.

Van Hollen ha dichiarato: “Trump ha appena detto che la politica statunitense sarà quella di allontanare con la forza 2 milioni di palestinesi dalla Striscia di Gaza. Questa è una pulizia etnica sotto un altro nome. Ha detto che gli Stati Uniti deterranno la proprietà della Striscia di Gaza e la svilupperanno, mentre altri paesi accoglieranno questi palestinesi”.

Le due proposte, insieme, costituiscono una svolta epocale nella politica statunitense consolidatasi nella regione. Ciò ridisegnerebbe le cartine geografiche e sopprimerebbe ogni aspirazione a uno stato palestinese.

Consacrerebbe il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu come il leader più influente nella storia del paese dopo il fondatore David Ben-Gurion.

Il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas ha rifiutato l’idea di allontanare gli abitanti di Gaza dalla loro terra: “Queste richieste rappresentano una seria violazione del diritto internazionale, la pace e  la stabilità nella regione non saranno raggiunte senza la creazione di uno stato palestinese”.

Chi supporta l’idea e chi no?

Le osservazioni del presidente riguardo una “Riviera del Medioriente” arrivano subito dopo i commenti da parte del genero Jared Kushner lo scorso marzo, quando disse che Israele avrebbe dovuto cacciare i palestinesi in modo da poter sviluppare il grande lungomare di Gaza.

Il senatore repubblicano Lindsay Graham, altrimenti strenuo alleato di Trump, si è opposto all’idea di rischiare il sangue americano per garantire la sicurezza di Israele mentre si sta appropriando di un altro pezzo di terra, specialmente da quando Trump si è candidato col programma di porre fine per sempre alle guerre condotte all’estero con grandi costi per i contribuenti.

L’Afghanistan e l’Iraq sono costati almeno 2.000 miliardi di dollari e il governo federale ha già un buco di 36.000 miliardi.

“Non credo che la maggior parte degli abitanti del South Carolina sia entusiasta di mandare gli americani a conquistare Gaza. Questo potrebbe essere un problema”, ha detto Graham aggiungendo “Vedremo cosa ne dicono i nostri amici nel mondo arabo”.

Mercoledì l’ex comandante supremo delle potenze alleate in Europa della NATO, il generale in pensione Wesley Clark, ha avvertito che un’impresa del genere sarebbe una “proposta molto, molto impegnativa”, data l’estensione delle forze armate. Una missione di peacekeeping richiede tendenzialmente tre gruppi di 20.000-40.000 uomini, ciascuno da impiegare a rotazione.

I populisti di estrema destra amano l’idea di espellere i palestinesi

La proposta di Trump ambisce a risolvere la questione su cosa fare con la striscia adesso che sono cessati oltre 14 mesi di bombardamenti continui da parte di Israele.

Ricostruire il territorio al costo d decine di miliardi di dollari solo perché rimanga sotto il controllo di Hamas comporterebbe il rischio di una rinnovata distruzione, mentre Israele si è opposto all’eventualità che il rivale di Hamas, Fatah, estenda il raggio d’azione dell’Autorità palestinese in Cisgiordania fino a comprendere la vicina striscia.

Invece, Trump ha affermato che gli Stati Uniti assumeranno il controllo a lungo termine dell’area e se necessario, dispiegheranno soldati americani per proteggere il vicino Israele e fungere da garanti per la pace.

“Questa non è una decisione presa alla leggera, tutti quelli con cui ho parlato amano l’idea che gli Stati Uniti si approprino di quel pezzo di terra”, ha dichiarato Trump ai giornalisti, mentre alcuni sostenitori del presidente sui social media hanno iniziato a ribattezzare l’area come ‘MAGA strip‘ o ‘MAGaza‘.

Il piano di Trump si basa fortemente sull’argomentazione che una “nazione” palestinese in quanto tale non esista e che gli abitanti di Gaza non siano sostanzialmente diversi da tutti gli altri arabi che si sono stabiliti nella regione; pertanto, rimuoverli dalla loro terra non sarebbe un crimine.

Il leader di estrema destra olandese Geert Wilders è stato uno di quelli che ha accolto favorevolmente l’idea.

“Come ho sempre detto: Giordania = Palestina“, ha scritto in un post: “Lasciate che i palestinesi vadano in Giordania. Il problema è risolto.”

L’Arabia Saudita rifiuta un accordo con Israele senza uno stato palestinese

La decisione rischia di destabilizzare ulteriormente una regione già instabile che recentemente ha visto il crollo del regime di Assad in Siria dopo 50 anni di dominio e ha proseguito con l’anarchia in Libano in seguito alla “decapitazione” della leadership di Hezbollah da parte di Israele.

Gli stati arabi autoritari ricordano bene come l’afflusso di massa di rifugiati palestinesi in Libano abbia distrutto il delicato bilanciamento di un’armonia etnica e religiosa, scatenando la terribile guerra civile degli anni Ottanta.

Per questo motivo, il re giordano Abdullah e il presidente egiziano Abdel Fattah Al-Sisi hanno già respinto l’iniziale proposta avanzata da Trump la scorsa settimana di sfrattare i palestinesi da Gaza e reinsediarli in altre nazioni arabe.

Questa ha messo in una posizione difficile anche il re saudita Salman bin Abdulaziz, il maggior alleato arabo del governo statunitense nella regione.

Da un lato, il regno vorrebbe riconoscere relazioni formali con Israele dato l’interesse condiviso di tenere sotto controllo l’ostile regime sciita dei mullah iraniani.

Dall’altro lato, il titolo ufficiale del re come custode ufficiale dei due luoghi più sacri per l’Islam, implica che il re riveste, di fatto, anche il ruolo di guida politica della comunità islamica in tutto il mondo.

Suo figlio, il principe ereditario, ha affermato in una dichiarazione che il sostegno della famiglia reale alla creazione di uno stato palestinese indipendente, basato sui confini tracciati nel 1967 e che abbia come capitale Gerusalemme Est, rimane “fermo e incrollabile” e costituisce una precondizione per la normalizzazione dei rapporti diplomatici con Israele.

Senza respingere formalmente la proposta, ha scritto: “Il regno dell’Arabia Saudita riafferma inoltre il suo inequivocabile rifiuto circa qualsiasi violazione dei diritti legittimi dei palestinesi, sia attraverso le politiche di insediamento israeliane, sia attraverso l’annessione di terre o tentativi di sfollare il popolo palestinese dalla sua terra.”

Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com

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