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La geopolitica del fentanyl nella guerra dei dazi

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Velasco25 Articolo

La guerra dei dazi, lanciata da Donald Trump, si intreccia con la geopolitica del fentanyl, la droga più pericolosa dei nostri tempi. Una vera e propria emergenza, che dagli Usa rischia di dilagare in Europa, al centro di una contesa anche diplomatica, con Washington capofila di una crociata per una vasta azione coordinata contro i cartelli messicani della droga e i fornitori cinesi e indiani. Questo oppiaceo di origine sintetica, nato come analgesico e poi trasformato dai network transnazionali con componenti chimiche provenienti dalla Cina e, in misura minore, dall’India, presenta un tasso di letalità cinquanta volte più potente dell’eroina. Nel 2022 i decessi per overdose sono stati pari a 111.029 morti, nel 2023 sono stati 107.543. L’epicentro dello smercio è il Nord America. Gli Usa sollecitano un’azione internazionale più decisa ed efficace contro i nuovi mercanti di morte. È probabile che i dazi al 25 percento sulle importazioni proveniente dal Messico (e dal Canada) e al 10 percento (aggiuntivo a quelli già esistenti) nei confronti della Cina puntino proprio a ottenere una collaborazione maggiore con le autorità dei Paesi destinatari.

La supply chain del fentanyl si basa infatti su una triangolazione: gli elementi chimici, di origine cinese e indiana, arrivano di solito attraverso i porti messicani di Manzanillo e Lazaro Cardenas, sulla costa del Pacifico. Sono nascosti in partite di alimentari, di materiali legali, persino di medicinali. Dagli scali proseguono verso una rete di laboratori vicino al confine nord dove le gang criminali hanno installato i loro impianti con tanto di “cucinieri” esperti. Ci sono i veterani ma anche le nuove leve reclutate tra periti chimici attratti dai guadagni. Il prodotto finito, confezionato in pillole, viene poi consegnato ai cartelli di Sinaloa e dei rivali di Jalisco – Nueva Generacion, le due principali organizzazioni attive a sud del Rio Grande, che provvedono alla distribuzione nel Nord America attraverso la loro rete di vendita, già collaudata sui circuiti di cocaina ed eroina. Nel 2023 i figli del Chapo, oggi al comando di Sinaloa, hanno finto di sospendere la produzione, un modo per contenere o eliminare piccoli nuclei concorrenti che nel frattempo si erano lanciati nel business. Un business lucroso dal momento che mettere insieme un chilogrammo di droga costa 800 collari ma ne rende 640mila. L’acquisto dei precursori chimici da Oriente avviene anche nel dark web, e gli sforzi congiunti delle autorità americane e cinesi sono riusciti solo in parte a ostacolarne il reperimento. Le pressioni americane hanno portato, nel 2024, a un aumento dei controlli e dei sequestri da parte messicana, segnalando anche un leggero rallentamento nei flussi grazie ai divieti imposti dai cinesi. Le dogane degli Usa hanno sequestrato 10 tonnellate di pillole rispetto alle 12 tonnellate del 2023. Secondo Insight Crime, sarebbero circa duecento le aziende chimiche cinesi impegnate nella produzione dei precursori, concentrate soprattutto nelle province Hubei e Hebei.

Come talvolta accade nei corsi e ricorsi della storia, la vicenda del Fentanyl richiama alla memoria le guerre dell’oppio, importato dai britannici in quello che, quasi due secoli fa, era l’impero più ricco del pianeta. Stavolta a parti invertite: con i cinesi nel ruolo di “produttori” e gli americani nel ruolo di “consumatori” (addicted). Nella prima metà dell’Ottocento, furono gli inglesi a introdurre nelle città costiere dell’Impero di mezzo una droga, prodotta in gran parte in India dalla resina lavorata dei papaveri, capace di trasformare un uomo in una specie di fantasma, privo di spirito vitale e presto dipendente dalla sostanza. Quando nel 1832 un Mandarino venne incaricato di reprimere la vendita e di chiudere tutte le fumerie che si erano moltiplicate nel Sud della Cina, in particolare a Canton, Londra dichiarò guerra all’Impero e, nel 1842, i cinesi, schiacciati dalla superiorità militare di Sua Maestà, furono costretti a firmare la resa. A questa seguì una seconda guerra dell’oppio e un processo di graduale decadenza cinese fino almeno alla rivoluzione comunista di Mao Tse-tung. Ma ciò che conta ai fini della nostra analisi è che oggi una droga ben più letale arriva da Oriente mentre l’Occidente deve fare i conti con una sfida di carattere globale. È per questo che, preso atto degli scarsi risultati degli ultimi anni, il presidente Trump ha deciso di usare il pugno di ferro: non ci sarà più tolleranza verso i governi che non collaborano attivamente per spezzare la filiera transnazionale del fentanyl. Che sia Città del Messico o Pechino, il messaggio è chiaro: contro i nuovi mercanti di morte serve che vi diate da fare, se non volete pagare un prezzo molto elevato.

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