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Adolescenti italiani e tecnologie: il boom di ‘lupi solitari’ e Hikikomori

hikikomori adolescenti
Adyen Articolo
Velasco25

Una ventina di anni fa le prime storie di adolescenti giapponesi che all’improvviso si barricavano nella propria camera sembravano fuori dal mondo. Oggi che la ‘febbre’ degli Hikikomori ha contagiato l’Italia e la reclusione sociale si è drammaticamente diffusa tra i giovanissimi, dal mondo della ricerca arrivano nuove analisi che mettono in luce il legame, strettissimo, con la tecnologia.

Una ‘matrigna-sirena’ che alimenta “l’iperconnessione, ossia la sovraesposizione ai social media. Aspetto che ha un ruolo primario in questo processo corrosivo dell’interazione e dell’identità degli adolescenti”. Parola di Antonio Tintori, responsabile del gruppo di ricerca MUSA del Cnr-Irpps e tra gli autori di un interessante  studio, firmato con Loredana Cerbara e Giulia Ciancimino su ‘Scientific Reports’, che ‘fotografa’ il problema e le sue cause. E fornisce un quadro allarmante per chi si occupa di giovanissimi o, semplicemente, ha un figlio adolescente.

L’impennata di casi in Italia

Il lavoro ha evidenziato come il numero degli adolescenti Hikikomori, che si isolano dai coetanei e dal resto del mondo reale per vivere nella dimensione virtuale, sia quasi raddoppiato dopo gli anni della pandemia e quello dei ‘lupi solitari’ sia addirittura triplicato.

Insomma l’emergenza Covid “ha fatto riversare di punto in bianco milioni di giovanissimi, privi di ‘anticorpi sociali’, nel mondo virtuale. Così molti sono finiti prede di questi strumenti e dei loro aspetti negativi”, sottolinea Tintori parlando con Fortune Italia.

Adolescenza dimenticata tra Covid e guerra

Che cosa sta succedendo

“Fra questi ragazze e ragazzi, oltre alle relazioni tra i pari, decade la fiducia nei confronti di genitori e docenti, che d’altro canto non hanno strumenti per affrontare queste problematiche nuove. Il fatto è che è mancata l‘educazione all’uso della tecnologia e del virtuale. Serve una formazione ad hoc, non solo per i genitori ma anche per gli educatori”, evidenzia lo scienziato, analizzando i “meccanismi che rappresentano la causa del problema. Il disagio infatti non rappresenta la causa, ma l’effetto del problema. A scatenare il ritiro sociale è l’iperconnessione”.

Gli identikit degli adolescenti

Facciamo un passo indietro. Attraverso tecniche avanzate di modellizzazione statistica sono stati identificati tre profili di adolescenti: le “farfalle sociali”, “gli amico-centrici” e i “lupi solitari”. La ricerca si è basata sui dati di due indagini trasversali condotte dal gruppo nel 2019 e nel 2022 su studenti di scuole pubbliche secondarie di secondo grado e su campioni rappresentativi a livello nazionale composti, rispettivamente, da 3.273 e 4.288 adolescenti tra 14 e 19 anni.

Giovani lupi solitari iperconnessi

Pensiamo soltanto al fatto che i giovanissimi, negli anni della pandemia, hanno perso gite, liti col compagno di banco, feste e primi baci. Se però i ragazzi solitari sono sempre esistiti, all’interno di questo gruppo il team ha individuato un sottogruppo composto da adolescenti che non incontrano più i loro amici al di fuori della scuola. Ebbene, il loro numero è quasi raddoppiato dopo la pandemia, passando dal 5,6% del 2019 al 9,7% del 2022. Sono gli Hikikomori. Ma anche i ‘lupi solitari’ sono cresciuti: dal 2019 al 2022 sono addirittura triplicati, “passando dal 15 al 39,4%”.

Nel mirino, insomma, c’è il mutamento delle interazioni sociali accelerato della pandemia, “che – spiega il ricercatore – ha esacerbato la trasposizione delle relazioni umane verso la sfera virtuale”. Proprio l’iperconnessione è principale responsabile tanto dell’autoisolamento, quanto dell’esplosione delle ideazioni suicidarie giovanili.

L’identikit

Tintori segnala una leggera preponderanza del problema tra le ragazze, “che sono più iperconnesse. Ma il fenomeno riguarda entrambi i sessi e non presenta sostanziali differenze regionali”. Scarsa qualità delle relazioni sociali (con i genitori, in particolare con la madre), bassa fiducia relazionale (verso familiari e insegnanti), vittimizzazione da cyberbullismo e bullismo, iperconnessione da social media, scarsa partecipazione alla pratica sportiva extrascolastica e insoddisfazione per il proprio corpo accomunano gli adolescenti che si isolano dalla realtà.

“Abbiamo constatato che coloro che già versano in uno stato di ritiro sociale, presentano un uso più moderato dei social media: ciò apre all’ipotesi che, all’aumentare del tempo di isolamento fisico ci si disconnetta gradualmente anche dalle interazioni virtuali, ossia ci si diriga verso la rinuncia totale alla socialità”, aggiunge lo studioso.

“Si sta modificando l’interazione dei giovani fra loro, un fenomeno fortemente legato alle nuove tecnologie e al loro utilizzo. Il quadro è molto complesso, ma il fenomeno non è nuovo ed è già cronico”, ammonisce Tintori.

Cuori d’inverno

“IL percorso di rarefazione delle relazioni che avevamo visto in pandemia sta proseguendo”, dice a Fortune Italia lo psichiatra Claudio Mencacci, direttore emerito di Neuroscienze all’Asst Fatebenefratelli e presidente della Società Italiana di Neuropsicofarmacologia, commentando con Fortune Italia i dati del Cnr. “L’iperconnessione, la possibilità di avere contatti non fisici anche di notte e questa tendenza a limitare ogni relazione con gli altri al tempo della scuola ci colpisce: non c’è nessuna curiosità per i sentimenti o l’empatia. Insomma, stiamo vedendo l‘inverso di quello che era l’elemento caratteristico dell’adolescenza: ovvero la curiosità per la scoperta dei gusti della vita”.

Non solo Hikikomori o lupi solitari: in generale gli adolescenti oggi sono “cuori in inverno. L’assenza o la scarsa qualità dei rapporti sociali che vediamo – sottolinea lo specialista – è specchio del disinteresse per le relazioni con gli altri. Emozioni e sentimenti non interessano più, come evidenzia l’asessualità o la sessualità esclusivamente ego rivolta”, aggiunge Mencacci.

Così “da un lato assistiamo a una pressione sociale a conformarsi a canoni estetici esterni, dall’altra a una totale negazione del corpo. Tutti fattori corrosivi della costruzione di una stima di sè”. Nell’era dei social i giovanissimi sono oggi dei fuggitivi dalla realtà delle relazioni personali e dirette”, conclude Mencacci.

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