Spegnere il dolore cronico può rappresentare una sfida non da poco, come sanno bene i circa 13 milioni di italiani che ne soffrono. E spesso costringe medico e paziente a tentare diversi approcci farmacologici. Ora una novità interessante arriva dall’Università degli Studi della Campania “Luigi Vanvitelli”: i ricercatori del gruppo di Livio Luongo hanno infatti identificato un promettente mix tutto naturale, utile allo scopo.
La scoperta
Come si legge in uno studio pubblicato su ‘Phitoterapy Research’, la combinazione di estratti di Acmella oleracea (nota anche come pianta del mal di denti) e Boswellia serrata (utilizzata in medicina tradizionale e per la produzione di incensi) si è rivelata in grado di “ridurre significativamente” il dolore cronico associato alla vulvodinia, agendo sui meccanismi di neuroinfiammazione e iperattivazione neuronale.
La scoperta, che sarà presentata al Drug R&D 2025 in programma dal 10 al 12 febbraio 2025 a Boston, Massachusetts (Usa), “apre le porte a nuove strategie terapeutiche che non si limitano a gestire i sintomi, ma affrontano i meccanismi biologici alla base del dolore cronico”, ha spiegato Livio Luongo.
La vulvodinia
Forse ne avrete sentito parlare: la vulvodinia è una forma di dolore cronico che colpisce il pavimento pelvico femminile e, secondo le stime, affliggerebbe circa il 16% delle donne. Ebbene, i due estratti, noti rispettivamente per le loro proprietà analgesiche e antinfiammatorie, hanno mostrato un effetto sinergico, migliorando i sintomi dolorosi e ripristinando la normale morfologia delle cellule microgliali.
I risultati
Ma cosa è emerso dalla ricerca (supportata da Sanitas Farmaceutici Srl, che ha fornito gli estratti utilizzati nello studio)? Il mix Acmella-Boswellia ha diminuito la sensibilità dolorosa nei test comportamentali condotti sui modelli animali, dimostrando anche di ridurre l’attivazione delle cellule microgliali nel midollo spinale, un fattore chiave nei meccanismi di cronicizzazione del dolore.
Insomma, complice la sicurezza degli estratti naturali, questa combinazione sottoposta a prove pre-cliniche rappresenta una promettente opzione terapeutica per il trattamento di condizioni dolorose croniche, secondo gli autori.
Gli sviluppi
Siamo ancora agli inizi: serviranno infatti ulteriori approfondimenti clinici per validare l’efficacia di questa combinazione nei pazienti. Ma la strada sembra interessante.