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Longevità: se la terza età inizia a 70 anni

Pierce Brosnan
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Velasco25 Articolo

Eternamente giovani? Guardando attori, musicisti, ma anche imprenditori, manager e persino uomini politici sembra che la terza età ormai sia una convenzione. Pensiamo solo a Pierce Brosnan e Lenny Kravitz, ma anche a Mario Draghi e Brunello Cucinelli, oppure il neo presidente degli Stati Uniti Donald Trump.

Intanto Demi Moore e Monica Bellucci trionfano ai festival e nelle sale, Cher va in tour dopo aver raccontato in un memoir la prima parte della sua vita, mentre Dame Helen Mirren si è cimentata con scioltezza nelle scene d’azione dello spinoff di ‘Fast & Furious’.

Se siete andati a controllare l’anno di nascita di alcune di queste celebrità su Google, avrete capito cosa intendo. Per qualcuno gli anni sembrano scorrere in modo diverso. Ma ora una conferma arriva dalla scienza: per la gioia dei nati negli anni ’60 e ’70, uno studio della Columbia University suggerisce che davvero ormai “i 70 anni sono i nuovi 60”. E che faremmo bene a ripensare alle politiche per gli anziani.

Lenny Kravitz in concerto

La ricerca

Stando allo studio firmato dagli scienziati del Robert N. Butler Columbia Aging Center presso la Mailman School of Public Health, negli ultimi decenni i miglioramenti per i senior sono stati significativi. Ma serve una premessa: invece di considerare la salute attraverso la presenza o l’assenza di malattia, lo studio pubblicato su ‘Nature Aging’ ha usato un nuovo approccio che ha esaminato quello che potremmo chiamare il ‘funzionamento’ delle persone, ovvero le loro capacità cognitive, locomotorie, psicologiche e sensoriali.

I risultati

Utilizzando i dati dell’English Longitudinal Study of Aging, i ricercatori hanno scoperto così che gli anziani di oggi sperimentano livelli di funzionamento fisico e mentale ben più elevati rispetto ai coetanei delle generazioni precedenti. Insomma, le cose sono cambiate in meglio.

“Questi miglioramenti sono stati notevoli”, ha sintetizzato John Beard, docente di Aging in Health Policy and Management presso il Butler Columbia Aging Center della Columbia University, autore dello studio. Per dire, un 68enne nato nel 1950 aveva capacità simili a quella di un 62enne nato un decennio prima, e quelli nati nel 1940 avevano una performance migliore rispetto ai coetanei venuti alla luce nel 1930 o nel 1920. “Se avessimo confrontato qualcuno nato nel 1950 con un soggetto nato nel 1920, avremmo probabilmente osservato miglioramenti ancora maggiori”.

La buona notizia è che Beard e i suoi colleghi hanno intrapreso analisi simili nello studio longitudinale sulla salute e il pensionamento in Cina, scoprendo un trend analogo (nonostante il periodo di follow-up molto più breve nello studio cinese).

Il discrimine e le incognite

“Siamo rimasti sorpresi dalla rilevanza di questi miglioramenti, in particolare confrontando le persone nate dopo la Seconda guerra mondiale con i gruppi nati prima”, ha confidato il professor Beard. “Ma non c’è nulla che dica che continueremo a vedere gli stessi miglioramenti in futuro e in che modo la crescente prevalenza di obesità potrebbe invertire il trend. È anche probabile che i gruppi più avvantaggiati abbiano sperimentato maggiori guadagni rispetto ad altri. Però nel complesso le tendenze sono state molto forti e suggeriscono che, per molte persone, i 70 anni potrebbero davvero essere i nuovi 60“.

Età e soliti sospetti

Ma quali fattori hanno cambiato le cose? Per Beard è probabile che i miglioramenti nell‘istruzione, nell’alimentazione e nell’igiene nel corso del ventesimo secolo abbiano avuto un ruolo chiave nel modificare le prospettive per gli (ex?) anziani. Ma anche i progressi medici, come le protesi articolari, i programmi di riabilitazione e i migliori trattamenti farmacologici per le malattie croniche possono aver contribuito. I ricercatori avvertono, tuttavia, che le loro osservazioni riguardano un periodo specifico e un singolo Paese, la Gran Bretagna.

Le prospettive

Nel frattempo, mentre Tom Hanks ringiovanisce sul grande schermo grazie a una sorta di make-up digitale, l’esperto di invecchiamento Jay Olshansky dell’Università dell’Illinois sottolinea come la ricerca dimostri “che il funzionamento di una persona, ciò che conta davvero mentre si invecchia, è intrinsecamente modificabile. Insomma, la scienza medica può migliorare la capacità intrinseca delle persone, e questo è un messaggio di speranza per il futuro”. Anche per i coetanei di Tom Cruise (62 anni), che si sentono ancora in gamba e magari da domani guarderanno con un po’ meno timore la ‘barriera psicologica’ dei 65 anni.

Longevità, la strategia per diventare centenari

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