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Farmaci: i nuovi arrivi più interessanti del 2025

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Adyen Articolo
Velasco25

Sono davvero tanti i nuovi farmaci attesi in Italia nel corso del 2025. E questo grazie al numero record di approvazioni Ema (ben 114) dello scorso anno. Tra le new entry figurano 22 sono farmaci orfani per malattie rare e 43 farmaci a base di nuovi principi attivi (23 dei quali in area oncologica); accanto a questi anche una pioggia di biosimilari (28) e di generici (21). Saranno infine 88 le estensioni d’uso approvate di principi attivi già in commercio (una trentina delle quali solo in ambito oncologico).

Tra le new entry più attese figurano due nuove combinazioni di antibiotici (aztreonam/avibactam e cefepime/enmetazobactam), un farmaco contro l’Alzheimer (lecanemab), il tofersen per una forma sclerosi laterale amiotrofica (SLA) associata a mutazione SOD1, la seconda terapia genica contro l’emofilia B (fidanacogene elaparvovec), la prima insulina a somministrazione settimanale (icodec) e l’epinefrina, farmaco salvavita in caso di gravi allergie, in formulazione spray. In arrivo anche il primo vaccino contro il virus chikungunya (la febbre spacca-ossa) e il primo vaccino a mRNA per la prevenzione del virus respiratorio sinciziale.

Un’ulteriore buona notizia è rappresentata dal fatto che la maggior parte di questi farmaci dovrebbe essere rimborsata dal Ssn. “Il nostro Paese – commenta Robert Nisticò, presidente di Aifa – pur avendo la spesa farmaceutica pro-capite più bassa d’Europa, garantisce infatti in regime di assistenza pubblica la più alta percentuale di farmaci approvati a livello europeo, ben l’80%”.

In questi giorni ha visto la luce anche il tanto atteso rapporto “Drugs to watch 2025” di Clarivate che riguarda i farmaci di probabile arrivo sul mercato nell’arco dell’anno e, tra quelli già approvati, quelli destinati a diventare game-changer o blockbuster (ovvero destinati a tagliare il traguardo del miliardo di dollari di vendite annuali). Ecco quali saranno secondo Clarivate.

Insulina icodec (Novo Nordisk). È la prima insulina basale super long-acting, che si somministra una sola volta a settimana ed è indicata sia nel diabete di tipo 1 che di tipo 2. Una sola puntura a settimana contro le attuali somministrazioni quotidiane di insulina basale, rappresenta un vantaggio evidente per le persone con diabete in trattamento insulinico. All’inizio rappresenterà un challenge anche per medici curanti e pazienti alla ricerca del dosaggio ideale; per questo l’azienda produttrice ha creato una app apposita, dal nome eloquente di DoseGuide. I risultati del programma di studi registrativi OnWard non ha fatto emergere segnali d’allarme in termini di aumento dei casi di ipoglicemia e l’efficacia è sovrapponibile a quella delle insuline giornaliere tradizionali.
Il mercato delle insuline settimanali (di prossimo arrivo anche efsitora alfa, l’insulina settimanale di Eli Lilly) potrebbe toccare i 4,7 miliardi di dollari nel 2030.

Cagrilintide-semaglutide (Novo Nordisk). È un’associazione di farmaci (un analogo dell’amilina long-acting e un analogo recettoriale di GLP-1) indicata per il trattamento dell’obesità e del diabete mellito, a somministrazione sottocutanea settimanale. Potrebbe essere lanciata nel 2026 negli Usa e nel 2027 in Europa per l’obesità (nel 2028 per l’indicazione diabete). Le terapie della classe dei GLP-1 RA oltre ad essere efficaci nel diabete e nel trattamento dell’obesità hanno anche un importante effetto di prevenzione delle malattie cardiovascolari e renali. Il programma di studi sull’obesità che vaglia l’effetto di questa associazione è il REDEFINE; quello sul diabete è il REIMAGINE. Secondo gli analisti questo farmaco potrebbe essere la risposta (e un competitor) alla carica dei nuovi dual agonist, inaugurata da tirzepatide (Eli Lilly).

Le vendite di cagrilintide-semaglutide nel campo dell’obesità potrebbero raggiungere i 4,7 miliardi di dollari nei mercati del G7 (Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito, Stati Uniti) e i 3,6 miliardi di dollari in quello del diabete di tipo 2 nel 2030.

KarXT (xanomeline-trospium cloruro, BMS). Si tratta di un’associazione orale (doppio agonista recettoriale M1/M4 muscarinici e dell’acetilcolina) indicata nella schizofrenia e in sviluppo anche per i non responder alle altre terapie contro la schizofrenia e per la psicosi correlata alla malattia Alzheimer. Gli esperti lo considerano un trattamento ‘trasformativo’ per la schizofrenia; è la prima innovazione sostanziale in questo campo da oltre 30 anni. Il suo target sono i recettori M1 e M4 (attraverso il componente xanomelina), anziché le classiche vie dopaminiche; in più il componente trospium cloruro è un agonista dei recettori muscarinici che non attraversa la barriera emato-encefalica e minimizza gli effetti indesiderati colinergici extra-cerebrali (soprattutto gastro-intestinali) della xanomelina, sono ancora in corso gli studi per l’impiego di questo farmaco nelle psicosi associate all’Alzheimer. Dati preliminari indicano una buona efficacia nel trattamento delle allucinazioni e del delirio associati a questa forma di psicosi; il farmaco quindi potrebbe avere un forte potenziale sul mercato. L’FDA lo ha già approvato sulla base del programma di studi EMERGENT che ha rivelato tra l’altro che gli effetti del trattamento nei pazienti con schizofrenia emergono già nelle prime due settimane di impiego, rendendolo così eleggibile all’impiego in acuto in ospedale e al proseguimento in cronico in via ambulatoriale. Il programma di studio ARISE lo sta valutando, in aggiunta agli attuali trattamenti anti-psicotici, nei pazienti con risposta inadeguata alla terapia tradizionale. Infine, il programma di studi ADEPT-1 ne sta valutando l’impiego nei soggetti con psicosi associata a malattia di Alzheimer.

Il mercato della schizofrenia nei Paesi G7 si stima che aumenterà dagli 8,6 miliardi del 2022, ai 15,2 miliardi del 2032; le vendite delle terapie emergenti andranno a superare quelle dei generici in arrivo sul mercato. Sono due i farmaci innovativi che verranno lanciati nei prossimi anni: xanomeline-trospium cloruro (BMS) e iclepertina (un inibitore del trasportatore -1 della glicina di Boehringer Ingelheim, che si prevede avrà un boom di vendite anche perché affronta uno dei grandi unmet need delle terapie della schizofrenia: le alterazioni cognitive associate a questa condizione. Il lancio in Europa avverrà più avanti, in quanto l’EMA richiede risultati di lungo termine per gli studi registrativi su farmaci anti-schizofrenia. Le stime degli analisti per il farmaco BMS sono di vendite per 1,6 miliardi di dollari nel 2030.

Lebrikizumab (Eli Lilly/Almirall). È un anticorpo monoclonale anti IL-13 per la dermatite atopica di grado moderato-severa (il 40% di tutti i casi), che non risponde adeguatamente alla terapia corticosteroidea topica. Si somministra per iniezione sottocutanea ogni due settimane, poi una volta al mese in terapia di mantenimento; è stato approvato da FDA ed EMA a fine 2023. È il terzo biologico anti IL-13 ad entrare nel mercato della dermatite atopica (gli altri due sono dupilumab di Sanofi e Regeneron e tralokinumab di LEO Pharma) ma ha il vantaggio delle somministrazioni più refratte, di un’efficacia d’azione estesa e di una buona tollerabilità, tutti elementi che ne potrebbero fare la prima scelta di trattamento in questi pazienti. Altri possibili competitor sono i JAK inibitori a somministrazione orale, gravati però da molti effetti indesiderati. Il farmaco è stato valutato all’interno di un esteso programma di studi (ADvocate 1 e 2, ADhere, ADore, ADjoin, ADhope, ADlong, ADmirable, ADorable 1 e 2, ADapt). Gli analisti prevedono vendite per 6 miliardi di dollari nei mercati G7 nel 2030.

Fitusiran (Alnylam® Pharmaceuticals/Sanofi). È un farmaco basato sull’interferenza dell’RNA (siRNA), che si somministra per iniezione sottocutanea una o due volte al mese come terapia profilattica dell’emofilia A o B con o senza inibitori. Ha come bersaglio terapeutico l’antitrombina, proteina che inibisce la coagulazione del sangue. È considerato dagli esperti un farmaco dall’impatto trasformativo per le persone con emofilia. Inibisce e degrada l’mRNA del SerpinPC1, che riduce i livelli di antitrombina. Questo promuove la generazione di trombina, bilancia l’emostasi e previene i sanguinamenti. L’efficacia del farmaco è investigata all’interno del programma di studi ATLAS.

Nei prossimi 4-5 anni arriveranno sul mercato dell’emofilia una serie di terapie non basate sui fattori della coagulazione e geniche che rivoluzioneranno il paradigma di trattamento dell’emofilia B. Fitusiran appartiene appunto al gruppo delle terapie ‘ribilancianti’ l’emostasi, non basate su fattori della coagulazione; il farmaco dovrà dividersi questa fetta di mercato con concizumab (Novo Nordisk) e marstacimab (Pfizer). I trattamenti basati sul fattore IX ad estesa emivita hanno tuttavia simile efficacia e sicurezza, oltre che un basso burden posologico e potrebbero restare il trattamento di scelta per i pazienti, già ben compensati con questi farmaci.

Inoltre, con emicizumab (Roche) e ALTUVOCT®/ALTUVIIIO® (efanesoctocog alfa, Sobi e Sanofi) i pazienti con emofilia A possono essere trattati con terapie basate o meno sui fattori della coagulazione, somministrate una sola volta a settimana. Per quanto riguarda fitusiran e marstacimab (un anti-TFPI), la via sottocutanea e la somministrazione meno frequente incoraggeranno lo switch di trattamento in molti pazienti. Un numero selezionato di pazienti potrà inoltre accedere alle terapie geniche, come etranacogene dezaparvovec (CSL Behring) e fidanacogene elaparvovec (Pfizer). Gli esperti prevedono che fitusiran avrà un impatto significativo in tutte e quattro le fette di mercato dell’emofilia (A e B, con o senza inibitori), ma che l’impatto maggiore sarà nei pazienti con emofilia B e con inibitori.

Uno dei principali obiettivi nel trattamento dell’emofilia è la prevenzione dei sanguinamenti, in particolare a carico delle articolazioni (emartro) che possono provocare disabilità permanenti, e di migliorare la qualità di vita dei pazienti. Le attuali terapie a base di fattore VIII o IX della coagulazione richiedono la somministrazione endovena 1-2 volte a settimana, con notevole aggravio per i pazienti e le famiglie, rischio di infezioni e trombosi. Una terapia a somministrazione sottocutanea, da effettuare solo 1 o 2 volte al mese rappresenta dunque un sicuro vantaggio per i pazienti e migliorerebbe la compliance. Il farmaco è inoltre efficace anche in quel 20-30% di pazienti che, nel corso di trattamento con i fattori della coagulazione, sviluppa i cosiddetti ‘inibitori’ (anticorpi prodotti dall’organismo che distruggono i farmaci a base di fattori della coagulazione) e che non hanno al momento grandi alternative di trattamento. Le vendite di fitusiran nel 2030 potrebbero raggiungere secondo gli analisti un miliardo di dollari nel mercato dei G7.

GSK-3536819 (GSK). È un vaccino coniugato pentavalente contro i 5 gruppi di Neisseria meningiditis (A, B, C, W e Y). La posologia prevede due somministrazioni intramuscolo a distanza di 6 mesi una dall’altra per l’immunizzazione attiva di soggetti dai 10 ai 25 anni. Ne è atteso il lancio in Europa e negli USA nel corso del 2025. Il nuovo vaccino combina le due componenti antigeniche dei vaccini anti-meningite di GSK già approvati per il meningococco di gruppo B (MenB) e per i gruppi ACWY (MenACWY); questo ridurrà il numero di somministrazioni necessarie e potrebbe dunque migliorare l’aderenza alla compliance e al programma vaccinale. Sebbene arrivi secondo sul mercato dopo l’altro vaccino pentavalente anti-meningococco di Pfizer, GSK-3536819 è approvato in Europa a partire dai 2 mesi d’età (mentre il pentavalente Pfizer solo a partire dai 10 anni). entrambi i vaccini potrebbero aiutare a supportare la strategia dell’OMS di eradicare la meningite entro il 2030. Sebbene rara, la malattia meningococcica invasiva (IMD) è una patologia molto grave che può dare conseguenze a lungo termine quali danno cerebrale e amputazioni degli arti, oltre ad essere gravata da un tasso importante di mortalità, soprattutto nei bambini e negli adolescenti. È naturalmente necessario aumentare l’awareness della malattia e dei suoi rischi, ancora troppo bassa. L’impatto vendite stimate nel 2030 nei mercati americani e in quelli dei principali Paesi europei è di 905 milioni di dollari.

Tarlatamab (Amgen). È un anticorpo monoclonale bispecifico (BiTE, Bispecific T cell Engager, avente come target DLL3 e CD3); si somministra due volte a settimana per via endovenosa ed è indicato per i pazienti adulti con il tumore polmonare a piccole cellule (SCLC) in fase avanzata, in progressione di malattia dopo chemioterapia a base di platino. È attualmente al vaglio anche per altre indicazioni, come il tumore neuroendocrino della prostata. Si tratta di un immunoterapico first-in-class per un tumore difficile da trattare e a prognosi infausta; questo anticorpo bispecifico ‘avvicina’ tra di loro le cellule immunitarie T (‘agganciando’ il CD3) e quelle tumorali (‘agganciando’ l’antigene tumorale DLL3, espresso sulla superficie delle cellule di SCLC nell’85-96% dei pazienti). Si candida a diventare lo standard di cura nei pazienti con SCLC in fase avanzata, pretrattati. SCLC è un tumore caratterizzato da crescita rapida e incontrollata e precoce comparsa di metastasi; al momento per le forme recidivate o refrattarie l’unica opzione terapeutica è rappresentata dalla chemioterapia, ma la sopravvivenza complessiva (OS) mediana di questi pazienti è di appena 5 mesi, mentre questo farmaco l’ha portata a oltre 15 mesi negli studi registrativi. Sono in corso altri trial che potrebbero espandere le sue indicazioni al trattamento (seconda, terza linea e oltre). L’incidenza di questa forma tumorale è prevista in aumento nei prossimi anni. Insieme ad ifinatamab deruxtecan questo nuovo BiTE viene a colmare l’unmet need di una terapia efficace nelle linee successive di trattamento per lo SCLC. Gli esperti prevedono tuttavia che la chemioterapia resterà lo standard of care per questi pazienti, visto l’elevato costo del nuovo farmaco (oltre 150.000 dollari a paziente) e i possibili gravi effetti collaterali (sindrome da rilascio di citochine, CRS e tossicità neurologica, ICANS). Tra i competitor futuri, il bispecifico DLL3 x CD3 BI-764532 (Boehringer Ingelheim) e gli anticorpi trispecifici MK-6070 (Merck) e RG6524 (Roche) diretti contro DLL3, CD3 e CD137. L’impatto stimato sui mercati del G7 nel 2030 è di 2,1 miliardi di dollari.

mRESVIA® (mRNA-1345, Moderna). È un vaccino a mRNA contro il virus respiratorio sinciziale (VRS). Offre un’immunizzazione attiva contro le infezioni delle basse vie respiratorie da VRS negli ultra-sessantenni e prevede un’unica somministrazione intra-muscolo. Approvato da FDA nel maggio 2024, questo vaccino si aggiunge a quelli già approvati per questa stessa indicazione (Arexvy®, GSK e Abrysvo®, Pfizer). Si tratta del primo vaccino a mRNA (costruito con la stessa tecnologia di quelli contro il COVID-19 di Moderna) contro il VRS e il secondo vaccino a mRNA ad essere approvato, dopo quello contro COVID-19. Riduce dell’84% circa il rischio di infezioni delle basse vie respiratorie da VRS. Sono in corso trial per vagliare il suo impiego nei soggetti ad alto rischio tra i 18 e i 60 anni e nei trapiantati della stessa fascia d’età; nei bambini da 2 a 5 anni e nei soggetti da 5 a 18 anni ad alto rischio di VRS; nelle donne tra i 18 e i 40 anni in gravidanza e nei neonati nati da madri vaccinate; nei neonati da 5 a 24 mesi. Lo scenario dell’immunizzazione attiva contro il VRS diventerà sempre più affollato, con una serie di candidati vaccini in sviluppo (anche Moderna sta lavorando a tre ulteriori vaccini a mRNA contro VRS e influenza, contro VRS-influenza-SARS CoV2 e contro VRS-metapneumovirus). Tra gli svantaggi del vaccino Moderna, il fatto di essere il terzo arrivato contro il VRS e di richiedere temperature di refrigerazione molto basse per la conservazione. L’impatto di vendite nel 2030 nei mercati del G7 potrebbe comunque arrivare a 1,4 miliardi di dollari.

SEL-212 (Sobi, Cartesian Therapeutics inc/Selecta Biosciences). È un nuovo farmaco contro la gotta a base di uricasi pegilato co-somministrato con sirolimus incapsulato in nanoparticelle (ImmTOR®), una tecnologia mirata ad inibire la formazione di anticorpi contro i farmaci (ADA); questo consente di evitare la formazione di ADA, che si sviluppano in risposta ad altri biologici usati per il trattamento della gotta cronica. Il trattamento prevede un’infusione endovenosa al mese ed è indicato per le forme di gotta cronica refrattarie. Il lancio in Europa potrebbe avvenire nel 2026, mentre negli USA è atteso quest’anno. Il mercato dei farmaci contro la gotta è destinato ad espandersi, anche se le opzioni generiche resteranno lo standard of care per i prezzi contenuti e la familiarità d’uso da parte dei medici. il principale competitor di SEL-212 sarà il pegloticase (Amgen), approvato al momento solo negli Usa per i pazienti con gotta cronica, refrattaria agli altri trattamenti (circa il 2% di tutti i pazienti); a differenza di SEL-212, il pegloticase va somministrato due volte al mese insieme al metotrexate (per evitare la formazione degli ADA). La stima delle vendite di SEL-212 nei mercati del G7 nel 2030 è di 1,7 miliardi di dollari.

Vepdegestrant (Arvinas e Pfizer). È un farmaco contro il tumore del seno ER+/HER2- localmente avanzato o metastatico, che agisce come degradatore dei recettori per gli estrogeni con la tecnologia PROteolysis Targeting Chimera (ER PROTAC); non a caso alcuni esperti lo considerano una ‘tecnologia’, più che un farmaco. Sarà lanciato quest’anno negli Usa e l’anno prossimo in Europa. La degradazione dei recettori per gli estrogeni, ottenuta con la tecnologia PROTAC è più completa di quella prodotta dai SERD (degradatori selettivi dei recettori degli estrogeni); si tratta di una strategia terapeutica che potrebbe superare la resistenza alla terapia endocrina nel tumore del seno. Al momento è al vaglio un’espansione di indicazione in combinazione con palpociclib (Pfizer). Vepdegestrant è stato vagliato all’interno del programma di studi VERITAC. In corso di trattamento, un’ampia proporzione (30-40%) dei pazienti con tumori del seno ER+/HER2- presenta recidiva di malattia per comparsa delle mutazioni ERS1. Al momento elacestrant (Menarini) è l’unico farmaco sul mercato con efficacia provata in questo sottogruppo di pazienti. Vepdegestrant è in grado di degradare sia le forme ERS1-mutate che wildtype (non mutate). Il mercato del tumore del seno è il principale di tutta l’oncologia per numero di casi e durata delle terapie. Nel 2033 gli analisti prevedono che le vendite (per un totale di 27 miliardi di dollari) saranno dominate da due classi di farmaci: gli agenti mirati contro HER2 e gli inibitori di CDK4/6. All’interno della classe degli agenti contro i recettori per gli estrogeni, i farmaci di ultima generazione produrranno vendite per 3,1 miliardi di dollari nel 2033, buona parte delle quali saranno prodotte da vepdegestrant e da camizestrant, un SERD orale (Astra Zeneca). Tra i competitor di probabile arrivo nei prossimi anni, imlunestrant, un SERD orale di Eli Lilly, lasofoxifene, un SERM orale di Sermonix Pharmaceuticals e palazestrant, un antagonista completo dei recettori per gli estrogeni (CERAN) di Olema Pharmaceuticals.
Vepdegestrant potrebbe produrre vendite per 1,19 miliardi di dollari nei mercati del G7 nel 2030.

Zanzalintinib (Exelixis). È un inibitore delle tirosin chinasi (TKI), mirato contro i recettori di VEGF, MET e TAM kinasi (TYRO3, AXL, MER), indicato per il cancro del colon retto, il carcinoma a cellule renali e il carcinoma squamoso di testa collo; si somministra per os una volta al giorno. Il lancio in Europa e negli USA potrebbe avvenire nel 2026 per colon e rene e nel 2028 per i tumori testa collo. Zanzalintinib è un TKI orale di terza generazione che inibisce l’attività recettoriale delle tirosin chinasi implicate nell’angiogenesi tumorale, nella comparsa delle metastasi e nell’immunosoppressione. Il farmaco è attualmente al vaglio di studi di fase 3 (programma STELLAR), in associazione a immunoterapia; si somministra una volta al giorno, ha una buona attività anti-tumorale e promette una tollerabilità migliore di cabozantinib. Potrebbe dunque candidarsi a diventare best-in-class tra i TKI contro il recettore del VEGF in una vasta gamma di tumori solidi, in monoterapia o in associazione con altri farmaci (nivolumab, belzutifan, atezolizumab, pembrolizumab).
Le vendite attese nei Paesi del G7, nel 2030, sono stimate in 2,6 miliardi di dollari.

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