Cattive notizie per chi integra la dieta con proteine in polvere. Negli Stati Uniti un nuovo report del Clean Label Project ha scoperto che le proteine in polvere potrebbero contenere qualcosa di diverso dai nutrienti chiave per i muscoli: piombo e cadmio, entrambi tossici.
L’organizzazione americana senza scopo di lucro che testa vari contaminanti in prodotti che vanno dal vino al cibo per bambini, dai croccantini per animali ai prodotti per la pulizia, questa volta (come nel 2018) si è concentrata sugli integratori proteici: parliamo di un mercato da 9,69 miliardi di dollari negli Stati Uniti nel 2023, che dovrebbe più che raddoppiare entro il 2033.
Il team ha testato 160 prodotti di 70 marchi di proteine in polvere fra i più venduti che rappresentano l’83% del mercato. Dei prodotti testati, il 47% ha superato la norma normativa statale o federale relativa alla sicurezza, comprese le rigide soglie della Proposizione 65 della California sui metalli tossici. Tra quelli con i livelli più alti di contaminazione da metalli pesanti in media, curiosamente, c’erano i prodotti biologici, che mostravano tre volte più piombo e il doppio della quantità di cadmio rispetto ai preparati non biologici.
Anche le proteine in polvere di origine vegetale hanno mostrando tre volte più piombo rispetto alle alternative a base di siero di latte, mentre le polveri al gusto di cioccolato contenevano quattro volte più piombo della vaniglia, in linea con altre recenti scoperte sulla presenza di metalli pesanti nei prodotti a base di cacao.
“Questo studio funge da campanello d’allarme per consumatori, produttori, rivenditori e regolatori”, si legge nel rapporto. “Data la mancanza di normative federali complete che affrontino specificamente i metalli pesanti negli integratori alimentari, è fondamentale che il settore adotti autonomamente misure proattive”.
Per il rapporto, il Clean Label Project ha condotto 35.862 test sui contaminanti tra cui metalli pesanti (piombo, cadmio, arsenico, mercurio) e bisfenoli (BPA, BPS), tutti in grado di entrare nei prodotti attraverso l’esposizione ambientale, le pratiche agricole e i materiali di imballaggio (i livelli di bisfenolo sono diminuiti significativamente rispetto ai risultati dello studio del 2018).
Il Clean Label Project non ha risposto alle richieste di Fortune di maggiori dettagli sulla sua metodologia. Poiché l’organizzazione non offre molti dettagli nel rapporto, alcuni esperti stanno esortando alla cautela.
Felicia Wu, professoressa di scienze alimentari e nutrizione umana della Michigan State University, osserva che, mentre le concentrazioni di metalli pesanti superano i limiti raccomandati dalla Proposition 65 della California, “questo rapporto non ha rivelato quali siano i numeri effettivi” del consumo a livello giornaliero, “quindi non è chiaro quante proteine in polvere il CLP abbia assunto che le persone consumassero ogni giorno”. Insomma, “senza queste informazioni più dettagliate, non possiamo dire qual è il rischio reale per la salute umana”.
Inoltre il Council for Responsible Nutrition, principale associazione di categoria che rappresenta i produttori di integratori alimentari, ha sollevato la questione della mancanza di “contesto critico” del Clean Label Project e il rischio di “ingannare i consumatori”. Andrea Wong, vicepresidente senior degli affari scientifici e normativi, osserva: “Le moderne tecniche analitiche possono rilevare anche tracce di elementi naturali, come i metalli pesanti, presenti nel suolo, nell’aria e nell’acqua. Questi livelli sono spesso ben al di sotto delle soglie di sicurezza stabilite da agenzie federali come la Food and Drug Administration (FDA) e l’Environmental Protection Agency (EPA)”. Insomma, “i rischi per la salute dei metalli pesanti negli integratori di proteine in polvere dovrebbero essere valutati nel contesto di esposizioni di base pertinenti e standard sanitari stabiliti, anziché basarsi sulla sola presenza di sostanze pericolose”.
Cosa sapere sull’ingestione di piombo e cadmio
Secondo la Food and Drug Administration statunitense non esiste un livello sicuro noto di esposizione al piombo. I bambini molto piccoli (e in utero) sono particolarmente vulnerabili agli effetti negativi, che possono includere difficoltà di apprendimento, problemi comportamentali e QI ridotto. Gli adulti sono inclini a disfunzioni renali, ipertensione e problemi neurocognitivi dovuti all’esposizione cronica.
Per l’esposizione al cadmio, tossico per il cuore e molti altri organi, esiste una soglia bassa (0,21-0,36 mcg per chilogrammo, o per 2,2 libbre, di peso corporeo al giorno), secondo la FDA. L’ingestione può causare disturbi allo stomaco, nausea e vomito.
Da dove provengono i metalli pesanti?
Entrano nell’ambiente “attraverso processi naturali come eruzioni vulcaniche, erosione delle rocce e del suolo”, accumulandosi nell’aria, nell’acqua e nel suolo nel tempo prima di raggiungere le fonti alimentari umane, spiega il rapporto. E possono anche drisentire delle attività industriali e agricole umane.
“Il piombo può essere presente negli alimenti arrivando dall’ambiente in cui questi vengono coltivati, allevati o lavorati”, spiega la FDA.
Il piombo è entrato nell’ambiente per via del passato uso diffuso di piombo in prodotti tra cui vernice, benzina e materiali idraulici. Il cadmio, come il piombo, può essere trovato a livelli più elevati in aree in cui vengono utilizzati fertilizzanti fosfatici e dove hanno luogo processi come la fusione, l’estrazione mineraria e la combustione di combustibili fossili.
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