PGIM_970x250_HEADER

Londra: il crollo della sterlina mette a dura prova il Governo Starmer

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

Il mito di Londra, la City per antonomasia, come grande centro finanziario del vecchio continente, con le sue banche, le assicurazioni, i fondi di investimento e le società quotate in borsa è ufficialmente crollato tirandosi dietro verso il basso  la sterlina che in questi giorni ha raggiunto il suo minimo storico calando dello 0,9% con un valore di cambio pari a 1,226 dollari. Una situazione già di per sé difficile che si accompagna a un incremento dei costi di prestito che hanno raggiunto il loro livello più alto degli ultimi 16 anni. C’è sgomento tra gli economisti e il mondo della finanza. Il timore è che il Governo possa essere costretto a una politica di ‘hard austerity’ fatta di importanti tagli alla spesa pubblica accompagnati da un gravoso aumento della pressione fiscale, in ossequio a quella virtuosa prassi tutta britannica di non indebitarsi mai per finanziare la spesa corrente. Contestualmente Michael Brown, senior research strategist della società di brokeraggio Pepperstone, ha segnalato che gli investitori non credono più nelle capacità dei Governi britannici di fronteggiare le difficoltà in materia fiscale sorte negli ultimi anni.

Le rassicurazioni del Governo e le repliche dell’opposizione
Lo scorso giovedì  il crollo della sterlina ha reso urgente un’interrogazione della Camera dei comuni al Governo. In questa circostanza il Segretario del Tesoro Darren Jones ha tentato di rassicurare l’opposizione dicendo che il Cancelliere dello Scacchiere Rachel Reeves non intende ricorrere al debito per finanziare la spesa ordinaria. Il Governo ricorrerà a prestiti solo per investimenti. «Non ci dovrebbero essere dubbi – ha dichiarato – sull’impegno del Governo per la stabilità economica e la solidità delle finanze pubbliche, il rispetto delle regole fiscali non è negoziabile».

Nel corso della sua esposizione, Jones ha cercato di normalizzare la situazione evidenziando come dipenda anche da congiunture economiche globali, facendo leva sul fatto che gli economisti stiano alzando la guardia circa il potenziale impatto di nuovi dazi da parte del neoeletto Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. «È normale che il prezzo dei rendimenti e dei titoli di stato possa variare in presenza di movimenti più ampi nei mercati finanziari globali, anche in risposta ai dati economici. Negli ultimi mesi i movimenti dei mercati finanziari sono stati in gran parte guidati dai dati e dagli eventi geopolitici globali, il che è prevedibile in quanto i mercati si adeguano alle nuove informazioni».

Se questa risposta ha dato un debole segnale, portando la sterlina a un rialzo di appena mezzo centesimo, tuttavia non ha avuto lo stesso effetto sulle opposizioni. Immediato il j’accuse di Mel Stride, Cancelliere ombra dello Scacchiere: «Il Cancelliere ha aumentato le tasse, ha incrementato l’indebitamento di una media di 32 miliardi di sterline all’anno secondo le previsioni, e ha opportunamente modificato le regole fiscali per poterselo permettere. L’aumento del debito e la riduzione della crescita stanno comprensibilmente causando preoccupazioni tra i cittadini, le imprese e i mercati».

Un pressure test per il Governo Starmer
Tutto è iniziato quando, il 23 settembre del 2022, i vertiginosi tagli alle tasse presentati nel piano di bilancio per il 2023 dalla premier conservatrice Liz Truss (appena insediatasi al posto del dimissionario Boris Johnson) senza specificare alcuna copertura per le mancate entrate, avevano gettato nel panico i mercati. Un progetto che, secondo gli esperti, sarebbe costato 60 miliardi di sterline solo nei primi sei mesi e non essendo chiare le fonti delle coperture, la risposta più ovvia era che una simile somma sarebbe stata finanziata accendendo un prestito.  La sterlina, già in difficoltà, aveva subito un primo grave calo, immediata la corsa alla vendita dei titoli di stato e altrettanto immediate le dimissioni della Truss. Con la vittoria dei laburisti nel 2024, Rachel Reeves appena insediatasi come Cancelliere dello Scacchiere, aveva voluto rassicurare i mercati garantendo un maggior controllo sui conti pubblici, aumentando l’incremento della spesa pubblica ordinaria entro l’anno fiscale 2029/2030 di appena 9,9 miliardi. Un’intenzione in netto contrasto col programma economico dei labour fatto di importanti investimenti pubblici senza tuttavia avere un piano preciso su come stabilizzare il debito che negli ultimi giorni è salito a 2.800 miliardi di sterline, arrivando a un rapporto col Pil nazionale molto vicino al 100%.

Quando si parla di crisi finanziaria in UK la mente corre con timore all’inverno dello scontento la crisi economica che colpì Londra lungo tutta la seconda metà degli anni ’70, con la caduta della sterlina il cui valore era ben al di sotto i 1,58 dollari e con la richiesta di 3,9 miliardi di dollari al Fondo Monetario Internazionale, nel 1976, per salvare il paese dal default. La risposta alla crisi la dette Margaret Thatcher, insediatasi nel 1979: austerity, tagli alla spesa e ai servizi, inasprimento della pressione fiscale e rigoroso ripristino dei conti pubblici: “there’s not alternative”. E ancora oggi questa sembra essere l’unica soluzione, seppur inconcepibile con il programma economico presentato dai labour fatto di maggior spesa per welfare senza alcun innalzamento delle tasse e quindi a debito. Un pressure test per il Governo di Keir Starmer, il cui calo della popolarità è reso evidente dai sondaggi a cui si aggiunge la crescente stagnazione economica testimoniata dai dati deludenti rilevati tra luglio e settembre 2024. La sterlina si abbassa, i tassi di interesse aumentano, gli investitori e il Governo tremano.

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.