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Cuore: impiantata la ‘clessidra’ salvavita nei primi pazienti

valvola cuore
Adyen Articolo
Velasco25

Sono stati eseguiti a Roma i primi interventi dopo il ‘disco verde’ dell’Unione Europea alla ‘clessidra’, un nuovo dispositivo salvavita che somiglia a un piccolo canestro da basket ed è stato studiato per semplificare il trattamento di pazienti con gravi cardiopatie congenite.

Parliamo di patologie che colpiscono la parte destra del cuore, come la stenosi polmonare o la tetralogia di Fallot, compromettendo spesso il funzionamento della valvola polmonare, che regola il flusso sanguigno verso i polmoni per l’ossigenazione e impedisce il reflusso di sangue.

In questi casi, se la valvola non funziona correttamente, si interviene impiantando delle protesi con un intervento chirurgico a cuore aperto. Ma in non pochi casi queste procedure possono essere particolarmente difficili o impraticabili. Il nuovo dispositivo, composto da uno stent autoespandibile e da una valvola polmonare, viene impiantato attraverso una procedura mininvasiva, che “consente di evitare l’intervento chirurgico a cuore aperto in soggetti particolarmente fragili a causa della loro storia clinica, riducendo così i rischi e migliorandone la qualità della vita”, sottolinea Gianfranco Butera, responsabile dell’unità di Cardiologia Interventistica del Bambino Gesù. Oltretutto i pazienti possono essere dimessi dopo appena 2-3 giorni.

Una tecnologia innovativa

Al Bambino Gesù sono stati trattati cinque pazienti, tutti tra i 15 e i 40 anni e con tetralogia di Fallot: si tratta dei primi in Europa – dicono dall’ospedale romano – dopo la certificazione CE. Il primo impianto in assoluto era stato eseguito a giugno 2023 su una ragazza di 21 anni, in modalità compassionevole. Questo perchè le condizioni della giovane non le permettevano di sostenere un intervento chirurgico a cuore aperto.

Il dispositivo – Alterra Adaptive Prestent – è composto da uno stent metallico autoespandibile, progettato per ridurre il diametro dell’efflusso destro dilatato, e da una valvola polmonare standard inserita all’interno dello stent. Questa tecnologia consente di trattare dilatazioni dell’efflusso destro fino a 42-44 mm, contro i 29 mm dei dispositivi tradizionali. Se le valvole biologiche richiedono sostituzioni periodiche a causa del deterioramento, la componente metallica della “clessidra” è duratura e in futuro permetterà anche l’inserimento di ulteriori nuove valvole per via emodinamica senza interventi chirurgici invasivi.

“Fino a pochi anni fa, pazienti con estese dilatazioni dell’efflusso destro dovevano sottoporsi a interventi chirurgici complessi. Grazie a questo dispositivo, possiamo trattare in modo mininvasivo circa il 70-80% di questi pazienti rispetto all’attuale 40%”, conclude Butera.

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