C’è fermento nella sanità: dopo 7 mesi di trattative, potremmo essere davvero alle ultime battute per il rinnovo del contratto nazionale del comparto Sanità relativo al triennio 2022-2024, che coinvolge oltre 581mila lavoratori del Servizio sanitario nazionale tra infermieri, tecnici, amministrativi e personale sanitario non medico. Intanto sul fronte dei ‘camici bianchi’ la ‘ripresa’ dell‘influenza (come ogni anno) sta mettendo alla prova i pronto soccorso, specie nella grandi città. Mentre sale la temperatura del rapporto tra medici e ministero della Salute.
Al presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, che aveva chiesto al ministro di incontrare urgentemente i ‘camici bianchi’, sempre più in sofferenza e pronti alla mobilitazione, il ministro Orazio Schillaci ha replicato di aver “sempre incontrato i medici. Li incontro quotidianamente – ha detto margine della presentazione dei dati sui trapianti in Italia – e quindi non ho problemi a incontrare né i sindacati, né il rappresentante della Federazione degli Ordini. Ma un conto – si legge su Adnkronos Salute – è essere il presidente della Federazione, un conto è fare il sindacato. Quindi vediamo chi incontrare e perché”.
Nel frattempo il sindacato dei medici Federazione Cimo-Fesmed smentisce le voci che stanno circolando in queste ore sulla stampa in merito all’imminente sciopero della categoria. “Sebbene il malcontento e il disagio dei medici siano palpabili”, ha puntualizzato il presidente Guido Quici, “le modalità della protesta non sono ancora state definite, e saranno discusse il prossimo 25 gennaio nel corso di un incontro dei direttivi nazionali delle organizzazioni sindacali più rappresentative dei medici dipendenti e convenzionati”.
Il contratto
Intanto l’Aran, Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche Amministrazioni, ha convocato le organizzazioni sindacali per oggi e domani (13 e 14 gennaio), e spinge sulla chiusura delle trattative. Anche per “dare un segnale positivo al personale sanitario, che da troppo tempo attende risposte concrete”, ha detto presidente Aran, Antonio Naddeo.
Naddeo in passato, anche parlando con Fortune Italia, si è detto ottimista e stavolta è convinto che ci siano “le condizioni per un accordo che garantisca stabilità e continuità contrattuale a una categoria fondamentale come quella sanitaria. Poco più di due anni fa, con tutti i sindacati, abbiamo concluso un contratto con un incremento del 4,4%, nonostante l’incertezza sulle risorse future. Oggi, invece – spiega – abbiamo il 6,8% e possiamo contare su risorse certe per il rinnovo 2025-2027. Sarebbe dunque difficile comprendere le ragioni di un mancato accordo”.
Gli aumenti
Oltre agli aspetti economici, il nuovo contratto introduce delle innovazioni normative volte a migliorare le condizioni di lavoro degli operatori. Dalla maggiore tutela contro le aggressioni al personale, alla riorganizzazione degli incarichi professionali; fino al potenziamento della formazione.
A fronte di 1,784 miliardi di euro di risorse complessive, il contratto prevede per il lavoratori della sanità pubblica un aumento medio di 172,37 euro al mese per tredici mensilità, pari appunto al 6,8% in più rispetto alle retribuzioni attuali.
Le risorse includono indennità specifiche per le professioni sanitarie:
• 175 milioni di euro per l’indennità di pronto soccorso;
• 35 milioni di euro per l’indennità di specificità infermieristica;
• 15 milioni di euro per l’indennità di tutela del malato.
Oltretutto “la legge di bilancio ha stanziato 1,904 miliardi di euro per il rinnovo contrattuale 2025-2027, che garantirà un incremento medio del 6,93%, pari a 183,98 euro mensili. Con il precedente contratto chiuso poco più di due anni fa, il settore sanitario potrebbe beneficiare di tre rinnovi in soli quattro anni, con un incremento complessivo delle retribuzioni del 21,08%, equivalente a 530,68 euro medi al mese. Chiudere questa trattativa non è solo un risultato importante per il triennio 2022-2024, ma è un passaggio decisivo per costruire il futuro del settore e avviare presto il prossimo rinnovo”, ha concluso Naddeo.