L’utilizzo di un nuovo farmaco non ormonale contro le vampate in menopausa può esporre le donne al rischio di danni al fegato. A segnalarlo è una nota dell’Agenzia Italiana del Farmaco (Aifa), che rivolge ai medici nuove raccomandazioni per il monitoraggio della funzionalità epatica prima e durante il trattamento con il medicinale orale a base di fezolinetant. Si tratta di un prodotto, già autorizzato negli Stati Uniti e in Europa, approvato pochi mesi fa anche nel nostro Paese.
Veoza*, questo il nome commerciale del prodotto, contiene fezolinetant, un antagonista del recettore della neurochinina 3, ed è indicato per il trattamento dei sintomi vasomotori da moderati a gravi, associati alla menopausa. Le segnalazioni di farmacovigilanza hanno portato l’Agenzia europea per i medicinali (Ema) “a procedere a una revisione dei dati europei in relazione al potenziale di fezolinetant di causare danno epatico da farmaci”, si legge nella nota Aifa.
“Sono state prese in considerazione informazioni provenienti da tutte le fonti disponibili, comprese segnalazioni di reazioni avverse da farmaci e studi pubblicati nella letteratura scientifica. Successivamente all’immissione in commercio sono stati segnalati gravi casi di aumento dei livelli di ALT e/o AST, con aumento concomitante della bilirubina e/o della fosfatasi alcalina (ALP). In alcuni casi, valori elevati nei LFT (test di funionalità epatica, ndr) erano associati a segni e sintomi indicativi di danno epatico, come stanchezza, prurito, ittero, urine scure, appetito ridotto o dolore addominale. Poiché Veoza è indicato per una condizione in donne altrimenti sane, il rischio di danno epatico grave può influire significativamente sul suo rapporto beneficio/rischio. Di conseguenza – si legge nella nota – l’esposizione a Veoza deve essere evitata nelle donne a maggior rischio di danno epatico ed è essenziale un’identificazione precoce del danno epatico potenziale”.
Le indicazioni ai medici
Cosa fare, allora? Prima dell’inizio del trattamento con fezolinetant, Aifa precisa che è necessario eseguire test di funzionalità epatica (LFT). Il trattamento con fezolinetant non deve essere iniziato se i livelli sierici di alanina aminotransferasi (ALT) o di aspartato aminotransferasi (AST) sono ≥ 2x ULN o se i livelli di bilirubina totale sono ≥ 2x ULN. Durante i primi tre mesi di trattamento, i LFT devono essere eseguiti ogni mese e successivamente in base al giudizio clinico. I LFT devono essere eseguiti inoltre quando si manifestano sintomi indicativi di danno epatico”.
Inoltre la terapia con il farmaco contro le vampate da menopausa deve essere sospeso in caso di:
aumento delle transaminasi ≥ 3x ULN con: bilirubina totale > 2x ULN oppure se le pazienti sviluppano sintomi di danno epatico; aumenti delle transaminasi > 5x ULN. Il monitoraggio della funzionalità epatica deve essere continuato fino alla loro normalizzazione.
Occhio a questi sintomi
Si deve inoltre raccomandare alle pazienti di vigilare su segni o sintomi che potrebbero essere indicativi di danno epatico, “come stanchezza, prurito, ittero, urine scure, feci chiare, nausea, vomito, appetito ridotto o dolore addominale e di consultare immediatamente il medico se si manifestano”.
Anche il riassunto delle caratteristiche del prodotto e il foglio illustrativo di questo farmaco sono in fase di aggiornamento in base alle nuove informazioni sui rischi di danno epatico da farmaco, che sarà incluso come reazione avversa con la frequenza “non nota” (“perché la frequenza non può essere definita sulla base dei dati disponibili”, conclude il documento dell’Aifa).
La menopausa
Di solito, ricorda l’Istituto superiore di sanità, la menopausa si presenta tra i 45 e i 55 anni, quando le ovaie smettono di produrre gli ormoni sessuali e il ciclo mestruale termina. Una minoranza di donne, circa l’8-10%, entra in menopausa prima dei 45 anni per diverse cause legate a disfunzioni dell’attività ovarica, malattie o particolari cure mediche. Insieme all’irregolarità del ciclo possono comparire anche altri disturbi, che possono persistere per anni anche dopo l’arresto definitivo del ciclo. Fra questi, appunto, le vampate di calore e l’eccessiva sudorazione, che possono impattare anche sulla qualità del sonno.