Incredibile microbiota: la ricerca sugli effetti per la salute dei microrganismi che vivono dentro di noi sembra essere solo agli inizi. Diversi studi scientifici hanno messo in luce un legame tra ‘salute’ del microbiota e rischio di sviluppare delle malattie neurodegenerative come il Parkinson. Recentemente l’attenzione dei ricercatori si è focalizzata anche sul microbiota nasale.
“Con il mio team abbiamo iniziato a porre l’attenzione sul microbiota nasale durante il periodo pandemico: uno studio pubblicato su Life suggeriva come una buona flora nasale fosse importante per evitare la diffusione sistemica del virus”, racconta la neuroscienziata Arianna Di Stadio del Dipartimento di Salute Mentale e Fisica e Medicina Preventiva all’Università della Campania “Luigi Vanvitelli” e dell’UCL Queen Square Neurology di Londra. “Un secondo studio, pubblicato anch’esso sul giornale Life, discuteva di come un cattivo microbiota nasale, esattamente come una cattiva flora intestinale, potesse essere implicato nel peggioramento dei sintomi e della progressione della sclerosi multipla, una tipica malattia nervosa neuroinfiammatoria”.
Il caso della sinusite
I pazienti con la sclerosi multipla e la sinusite cronica – che presenta spesso un cattivo microbiota nasale – soffrono più di quelli con normali funzioni nasali di riattivazione della malattia, come hanno dimostrato da diversi studi scientifici. “Un cattivo microbiota nasale – dice Di Stadio – può favorire l’arrivo delle tossine sia batteriche che virali dal naso fino al cervello. È lo stesso meccanismo che avviene a livello intestinale. Sebbene la barriera ematoencefalica tenda a creare uno ‘scudo’ intorno al cervello, differenti studi hanno dimostrato che ciò che è contenuto nel naso può facilmente superare questa barriera, arrivando al cervello. Ovviamente parliamo di microparticelle. Se questo meccanismo è molto utile per la somministrazione di farmaci, può avere un aspetto negativo in caso di patologie nasali in cui la flora nasale risulti alterata”.
Un ulteriore lavoro su Nature Parkinson Disease Journal, condotto negli Stati Uniti, ha comparato il microbiota di pazienti maschi con Parkinson con quello sia delle mogli conviventi, che con altre donne estranee. Sebbene abbia identificato una simile flora nasale nelle coppie sposate, lo studio ha messo in evidenza nei pazienti con il Parkinson un cattivo funzionamento (disbiosi) di questi microrganismi. Inoltre, la flora batterica ‘cattiva’ tendeva ad essere prevalente nei pazienti con il Parkinson, e un maggior il numero di batteri “cattivi” si accompagnava alla severità della malattia neurologica. Ecco perchè gli autori hanno ipotizzato che la cattiva flora batterica nasale fosse un induttore di neuroinfiammazione.
“Questo studio è in linea con quanto osservato in precedenza nella sclerosi multipla – dice la neuroscienziata – il microbiota nasale è in grado di influenzare non solo la suscettibilità e la severità di malattie infettive delle alte vie repiratorie, ma anche di esporre, in caso di mal funzionamento, alle malattie neuro-infiammatorie e neurodegenerative. Credo che la ricerca debba concentrarsi molto su questo aspetto, esattamente come si è fatto e si sta facendo per il microbiota intestinale”.
In che modo? “Sfortunatamente lo smog agisce negativamente sul microbiota nasale, così come i cambiamenti climatici. Ovviamente è molto difficile agire a livello generale, però credo che occorra concentrarsi su trattamenti locali come, ad esempio, degli spray con elementi naturali, per rinforzare la flora nasale”, conclude Di Stadio.