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La sfida delle terre rare: perché le miniere devono riaprire in fretta

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Velasco25 Articolo

Abbiamo perso lo zinco, in Europa è ormai introvabile. L’alluminio è ai minimi storici, meno di 20mila tonnellate depositate nei magazzini. ll rame è tutto cinese, visto che Pechino detiene il 93% delle scorte mondiali. Sul litio, necessario per le batterie destinate ad aumentare per la spinta dell’auto verso l’elettrico, la distribuzione globale è più omogenea ma la Cina si è posizionata a monte del settore della raffinazione (e dell’estrazione) avendo strappato una buona parte delle concessioni di chi questi metalli li ha per natura: Africa ed America Latina.

Negli ultimi anni si è aperta una competizione sfrenata in Argentina e Cile. Alcuni imprenditori italiani, che hanno ottenuto in concessione una miniera di litio al confine col Perù, raccontano sotto anonimato i ricavi da capogiro di questi giorni sul metallo fondamentale per le batterie con vere proprie aste al rialzo tra cinesi e giapponesi. Il governo di Tokyo sta correndo ai ripari visto la sua sofisticata filiera di costruttori auto. Lo switch all’elettrico consegna l’industria occidentale nelle mani di Pechino e non è un caso che Bruxelles stia ragionando per una transizione più morbida. La Cina è già da tempo il primo fornitore di materie prime critiche in Europa (44% del totale) e principale esportatore dell’Ue di terre rare (98%). Cifre che ne fanno il monopolista livello mondiale (66%). La Casa Bianca ha individuato nell’Australia il polo alternativo.

Queste materie sono particolarmente importanti per la transizione ecologica perché vengono utilizzate nelle turbine eoliche, nei pannelli fotovoltaici e nelle batterie. Rientrano in questa classificazione una trentina di elementi, tra cui litio, cobalto, gallio, germanio, tungsteno, antimonio, berillio, grafite, vanadio e le cosiddette terre rare. Secondo le stime della Commissione Ue, la domanda di terre rare dell’Unione europea aumenterà di sei volte entro il 2030 e di sette volte entro il 2050, mentre per il litio aumenterà di dodici volte entro il 2030 e di venti volte entro il 2050. L’Europa è messa male in termini di autonomia, fatto salvo che per lo stronzio: il 100% di quello che viene usato in Ue arriva dalle miniere spagnole. La Germania fornisce il 35% del gallio. La Norvegia il 30% del silicio metallico. Dalla Finlandia arriva il 51% del germanio. Dalla Francia l’84% dell’Afnio, importante per l’industria della fissione nucleare, e il 28% dell’indio. Tutto il resto lo importiamo. All’inizio del 2023 in Svezia è stato scoperto il più grande giacimento di terre rare mai rinvenuto in Europa.

Oggi l’estrazione dei minerali critici in Italia è quasi inesistente, cosa che la rende quasi del tutto dipendente dai mercati esteri. Per questo il governo ha emanato un decreto che prevede il rilancio delle miniere italiane con procedure semplificate per gli iter autorizzativi (massimo 18 mesi). Sarà l’Ispra ad elaborare un Programma nazionale di esplorazione da aggiornare ogni 5 anni. Una mappatura dell’Istituto ha contato 22 miniere di materie critiche in Italia, di queste quella di fluorite (usata nell’industria di vetro, acciaio, alluminio, elettronica e refrigerazione) di Genna Tres Montis, vicino Cagliari, che riprenderà la piena produzione e diventerà una delle più importanti d’Europa. Ma sono già partite le prime obiezioni: la Sardegna ha impugnato il decreto davanti alla Corte Costituzionale rivendicando su questa materia la competenza esclusiva delle regioni a statuto speciale.

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