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La Malesia punta su apertura, neutralità e competitività

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Velasco25 Articolo

La Malesia punta su “apertura, neutralità e competitività” per superare le tensioni geopolitiche, ha dichiarato il ministro dell’Economia del Paese del Sud-Est asiatico in un’intervista a Fortune.
Le due maggiori economie del mondo combattono una guerra commerciale dal 2018, quando l’allora presidente Donald Trump impose dazi a tappeto sulle importazioni cinesi. Joe Biden poi li ha grossomodo mantenuti, aggiungendo nuovi controlli.

La guerra commerciale ha contribuito a convogliare gli investimenti verso le economie del Sud-Est asiatico, come il Vietnam e la Malesia, favorendone esportazioni. Tuttavia, il ritorno di Trump alla Casa Bianca e le sue promesse di sconvolgere ancora una volta il sistema commerciale globale potrebbero ostacolare questa traiettoria di crescita. “Dobbiamo raddoppiare l’apertura, la neutralità e la competitività”, ha dichiarato il ministro dell’Economia malese Rafizi Ramli in nell’intervista rilasciata mercoledì a Kuala Lumpur. “Difendere il commercio globale è molto importante per il nostro Paese”.

Sia le aziende statunitensi che quelle cinesi hanno investito in Malesia, un territorio neutrale mentre le relazioni tra Pechino e Washington si inaspriscono. Il primo ministro del Paese, Anwar Ibrahim, ha in precedenza indicato la Malesia come “non allineata” per le aziende produttrici di chip.
“Che ci piaccia o no, questa situazione geopolitica continuerà per un po’. Il mondo sarà multipolare in futuro”, ha detto Rafizi.

Il ministro ha parlato con Fortune il giorno dopo che la Malesia e il vicino Singapore hanno firmato un accordo per la creazione di una zona economica speciale (zes) lungo il loro confine comune. La zona comprende sia Singapore che lo stato malese di Johor. I due Paesi intendono sfruttare i rispettivi punti di forza. Johor offrirà alle aziende più terra e risorse maggiormente economiche, mentre Singapore una forza lavoro più qualificata e servizi di capitale complessi. I due governi intendono snellire il movimento di merci e persone tra Johor e Singapore, già uno dei più trafficati valichi di frontiera del mondo. E sperano inoltre che la  zes attiri cinquanta progetti nei primi cinque anni di attività. L’accordo è in cantiere da oltre un anno, essendo stata annunciato per la prima volta nell’ottobre 2023. Per Rafizi, non potrebbe essere più adatto visto il clima economico globale. “Le aziende globali devono decidere la loro strategia di derisking, e la strategia naturale finora è quella di trovare una nazione commerciale aperta e neutrale”, ha detto il ministro.

Tuttavia, le nazioni più piccole non offrono alle società ciò che possono garantire economie più grandi come la Cina o gli Stati Uniti. Ecco perché Rafizi pensa che progetti congiunti come la zes di Johor-Singapore potrebbero consentire ai Paesi più piccoli di lavorare insieme e di coprire le rispettive carenze, anche se questo comporta il fastidio di operare in più giurisdizioni. Sia la Malesia che Singapore fanno parte dell’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico (Asean), un gruppo internazionale di 10 economie con una popolazione complessiva di 700 milioni di abitanti.

Gli economisti ritengono che la regione, grazie alla popolazione giovane, alle risorse naturali e alla connessione con le principali economie come Cina, India e Nord America, sia pronta per una rapida crescita. Tuttavia, la diversità dei livelli di sviluppo economico, del tipo di governo e delle culture rappresenta una sfida per le imprese che vi vogliono investire. Rafizi descrive la zes di Johor-Singapore come un “importante esempio o banco di prova” dell’integrazione dell’Asean in futuro.

L’Asean, come blocco, ha mantenuto una politica di non allineamento, anche se i singoli Paesi al suo interno possono avvicinarsi a Washington o a Pechino. L’associazione cerca anche di rimanere fuori dagli affari interni dei suoi membri, una decisione controversa presa nel 2021 in seguito al colpo di Stato e alla conseguente guerra civile in Myanmar, membro dal 1997. Tuttavia, Rafizi ritiene che il modello di non interferenza e di consenso funzionerà per il blocco in futuro e che la zes Johor-Singapore potrebbe servire come base per ulteriori forme di cooperazione. L’accordo “è una manifestazione importante di questa convinzione e sarà un bel banco di prova”, ha detto Rafizi. “Se funzionerà, credo che sarà in grado di dare un impulso più rapido a integrazioni simili”.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

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