PGIM_970x250_HEADER

La sfida della connettività via satellite: Musk vince sull’Europa (in affanno)

PGIM_970x250_ARTICOLO
Velasco25 Articolo

La tecnologia satellitare è diventata uno strumento strategico cruciale per affrontare le sfide globali. Dalla navigazione alla connessione internet, i principali programmi satellitari, sia europei che internazionali, si propongono di garantire sicurezza, sovranità e innovazione. Tra questi, i protagonisti principali sono – oltre a Starlink di SpaceX in procinto di staccare 1,5 miliardi dal governo italiano – tre ambiziosi progetti europei: Iris², Copernicus e Galileo.

La Commissione è ripartita il mese scorso da dove si era fermata, siglando un contratto di concessione da dodici anni e un bilancio da 10,6 miliardi di euro con il consorzio SpaceRise per la realizzazione di Iris². Il sistema, che prevede una rete da 290 satelliti multi-orbitali, fornirà servizi di connettività sicura anche in caso di interruzione delle reti di comunicazioni terrestri causate da guerre, attacchi informatici o eventi climatici estremi, garantendo la copertura in zone remote e prive di connettività. Il problema è che al momento è ancora tutta sulla carta. I ritardi hanno già fatto slittare la consegna dal 2027 al 2030, con dubbi crescenti sulla sostenibilità del progetto.

 È chiaro che un’infrastruttura nazionale o europea darebbe maggiori garanzie. Ma la realtà è che la manciata di satelliti per comunicazioni militari che l’Italia ha messo in orbita geostazionaria è molto più costosa – 300 milioni di euro l’uno – e superata dalla tecnologia di orbita bassa della SpaceX di Elon Musk. Per questo la presidente del Consiglio Giorgia Meloni potrebbe presentare l’accordo con Musk come una soluzione ponte, in attesa della costellazione europea (a cui partecipa un’azienda italiana come Telespazio). La legge italiana,, già apre a Starlink la possibilità di entrare nei bandi Pnrr per portare la connessione ultraveloce nelle aree rurali del Paese. In quelle “grigie”, a parziale fallimento di mercato, l’ex Tim Fibercoop (venduta al colosso Usa Kkr) e Open Fiber (controllata dalla pubblica Cdp) gestiscono 1,8 miliardi di fondi Ue, ma finora hanno collegato solo un terzo degli edifici previsti. A dicembre è partita una prima sperimentazione in Lombardia per testare il sistema, che è già commercializzato in Italia con 40 mila clienti. Non è un caso che a giugno in SpaceX abbiano festeggiato la legge sullo spazio, perché oggi in bassa orbita sono gli unici a fornire quel servizio sia in ambiti civili (Starlink) sia militari (Starshield). Musk è partito prima, ha investito di più, ha già in orbita 7 mila satelliti e nel 2025 progetta di lanciarne altri 180.

Riavvolgiamo il nastro al febbraio 2022. Nella guerra satellitare dominata da SpaceX, l’Ue aveva provato allora a battere un colpo. Quando già soffiavano forte i venti di guerra in Ucraina, invasa da lì a pochi giorni dalla Russia, la Commissione europea aveva messo sul tavolo una proposta per garantire connessioni sicure a governi, cittadini, società. A volerla era stato l’acerrimo nemico del patron di Tesla, l’allora commissario europeo al Mercato Interno, Thierry Breton che aveva fatto dell’autonomia strategica dell’Europa il suo mantra.  Copernicus invece fa parte del programma spaziale dell’Ue e punta al monitoraggio della terra per scopi scientifici. Allo stesso tempo viene utilizzato anche nel caso di grandi catastrofi. Il programma consente la partecipazione a vari livelli di Paesi terzi, attraverso accordi con l’Ue. L’Italia è fuori dal consorzio, ma è tra i subappaltatori con Thales Alenia Space (joint venture tra la francese Thales al 67% e Leonardo al 33%) e Telespazio (Leonardo al 67% e Thales al 33%).

PGIM_300x600_ARTICOLO side
PS25 Box

Leggi anche

Ultima ora

Iscriviti alla nostra Newsletter

ABBIAMO UN'OFFERTA PER TE

€2 per 1 mese di Fortune

Oltre 100 articoli in anteprima di business ed economia ogni mese

Approfittane ora per ottenere in esclusiva:

Fortune è un marchio Fortune Media IP Limited usato sotto licenza.