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Studio Usa: anche i pensionati più ricchi si sentono in difficoltà

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Velasco25 Articolo

Non è solo la generazione Z a non potersi permettere il costo della vita in questo momento. Anche i pensionati che hanno accumulato risparmi a sei cifre si sentono in difficoltà: a riportarlo è un nuovo studio di Prudential Financial. L’azienda – parte della Fortune 500 – si occupa di investimenti, gestione del denaro e pianificazione pensionistica e ha intervistato circa 20.000 persone di età superiore ai 50 anni, scoprendo come molti pensionati vivano ben al di sotto delle loro possibilità.

I 65enni sposati con almeno 100.000 dollari di attività finanziarie hanno prelevato in media, all’anno, il 2,1% dei loro risparmi, ovvero quasi la metà del tasso di spesa abituale dei pensionati, secondo la ricerca appena pubblicata. David Blanchett, responsabile della ricerca sulla pensione presso PGIM DC Solutions, un’affiliata di Prudential Financial e coautore dello studio, ha dichiarato al Wall Street Journal che dal 1926 i pensionati hanno potuto spendere il 4% dei loro risparmi all’anno senza rischiare di rimanere senza soldi negli ultimi 30 anni di vita.

Ma ora la prospettiva di vivere fino a 95 anni sta diventando una realtà sempre più probabile per gli anziani e si prevede che i costi dell’alloggio, dell’assistenza sanitaria, delle bollette e del cibo aumenteranno. È per questo che, invece di godersi gli anni d’oro andando in giro per il mondo, la spesa al di sotto delle proprie possibilità è diventata un’abitudine soprattutto tra i pensionati più ricchi, conclude l’indagine.

Il puzzle dei consumi per la pensione

I ricercatori chiamano questa tendenza “puzzle del consumo pensionistico”. In sostanza, anche dopo aver accumulato ricchezza per decenni, i pensionati si sentono impreparati per gli anni senza lavoro che li attendono e continuano a mettere da parte i soldi che hanno, invece di goderseli.

Un documento conclude senza mezzi termini che “gli individui non pianificano razionalmente la riduzione del reddito prevista al momento del pensionamento”. Questo contraddice l’assunto generale secondo cui i boomer – che detengono più della metà della ricchezza americana – si starebbero ormai rilassando e godendo una pensione confortevole nelle loro ville. In realtà, secondo i dati della Federal Reserve, meno della metà di tutti i boomer avrebbe risparmiato abbastanza per la pensione e, cosa preoccupante, il 43% dei 55-64enni non aveva alcun risparmio nel 2022. In quell’anno, il 30% degli over 65 era economicamente insicuro e guadagnava meno di 27.180 dollari. Non c’è da stupirsi che molti tornino a lavorare per realizzare i loro sogni di pensione.

Il nuovo pensionamento non è un pensionamento

Il “non pensionamento” è diventato così un fenomeno globale. Nel Regno Unito, quasi il 20% dei baby boomer e della generazione X sta rientrando nel mondo del lavoro o sta pianificando di farlo. Nel frattempo, negli Stati Uniti il numero di coloro che hanno continuato a lavorare oltre i 65 anni è quadruplicato dagli anni ’80, secondo il Pew Research Center.

Oggi quasi il 20% degli americani con oltre 65 anni d’età ha un lavoro: sono quasi il doppio di quelli che lavoravano 35 anni fa. In totale, oggi lavorano circa 11 milioni di americani over 65, che rappresentano il 7% di tutti i salari e gli stipendi pagati dai datori di lavoro statunitensi. Nel 1987 rappresentavano solo il 2%.

Molti danno la colpa al fatto di non potersi permettere la vita da pensionato che sognavano, e con questo non si intende l’acquisto di una casa al mare per vivere il resto degli anni sorseggiando cocktail al sole. L’obiettivo è raggiungere il livello minimo di certezza finanziaria per soddisfare le esigenze che cambiano con l’avanzare dell’età. Quindi, invece di stare in casa a oziare, si lavora più a lungo per far crescere il proprio gruzzolo pensionistico, oppure si accettano lavori part-time per mantenere un tenore di vita migliore.

E il problema è destinato a peggiorare, dato che la generazione X, la prossima ad andare in pensione, sta attualmente lottando per evitare l’insicurezza finanziaria.

Questa storia è stata pubblicata originariamente su Fortune.com

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