Il 2024 è stato un anno positivo per i viaggi. UN Travel riporta che nei primi tre trimestri del 2024 il turismo globale è tornato al 98% dei livelli pre-pandemia. Statista registra invece che l’indice di fiducia nel turismo delle Nazioni Unite ha registrato 120 punti per il periodo settembre/dicembre di quest’anno (100 è l’aspettativa di base).
Le previsioni per il 2025 sono ancora migliori. L’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo (IATA) prevede che nel nuovo anno le compagnie aeree trasporteranno 5,2 miliardi di passeggeri: sarebbe la prima volta che si supererebbero i 5 miliardi, con un aumento del 6,7% rispetto al 2024. Allo stesso modo, i volumi delle merci dovrebbero aumentare del 5,8% rispetto allo scorso anno. Per la prima volta, i ricavi totali del settore supereranno probabilmente la soglia dei 1.000 miliardi di dollari: il 4,4% in più di un anno fa. Perché? Col passare degli anni, a parte la pandemia, siamo sempre di più a viaggiare. Tra il 2009 e il 2019, gli abitanti del mondo sono passati da 6,9 a 7,8 miliardi. E in questo periodo abbiamo investito di più sui viaggi. Nel 2009 ogni viaggiatore ha speso 536 dollari in hotel, ristoranti e trasporti per ogni trasferta, ma nel 2019 la cifra è salita a 672 dollari. Inoltre, le tariffe aeree sono diminuite del 44% dal 2014.
Il prezzo delle azioni di EasyJet è ora ai massimi livelli perché si prevede un aumento del 3% della capacità nel 2025. Reuters ha anche riportato un aumento dell’utile operativo della compagnia aerea grazie alla ripresa dalle interruzioni causate dal conflitto in Medio Oriente. Lufthansa sta presentando nuove rotte, prevalentemente intereuropee e attraverso l’Atlantico. IAG, proprietaria di British Airways, è una delle principali scelte azionarie di City Bank per il 2025, grazie ai piani di miglioramento delle prestazioni operative. Secondo Le Monde, si tratta di un gradito ritorno per le compagnie aeree, che hanno perso 183 miliardi di dollari durante pandemia, tra il 2020 e il 2022.
Il problema della mancanza di nuovi aerei
Nonostante le buone notizie, con il previsto aumento dei viaggiatori, i margini ridotti costringeranno comunque le compagnie aeree a cercare di ridurre i costi. Inoltre, i viaggi aerei sono sempre più influenzati dalla crisi climatica, dagli eventi meteorologici estremi nelle principali destinazioni turistiche e dall’incertezza geopolitica. In un contesto di inflazione e di aumento del costo della vita, molti residenti stanno tirando la cinghia a causa dell’incertezza economica dovuta all’impatto dei nuovi governi, come nel caso di Francia e Stati Uniti. L’instabilità globale aumenta i costi anche perché lo spazio aereo è off-limits per i voli commerciali, il che significa che devono spostarsi: questo richiede più tempo e comporta ritardi; un aumento del numero di voli probabilmente aggraverà questo problema.
La questione principale, tuttavia, è che i produttori di aeromobili, soprattutto Airbus e Boeing, non riescono a stare al passo con la domanda e i velivoli ordinati sono in ritardo, per cui le compagnie aeree devono continuare a fare affidamento su scorte obsolete. Nel 1990, l’età media di una flotta era di 12,3 anni, ma quest’anno è arrivata a 14,8 anni.
Airbus e Boeing stanno lavorando a 17.000 ordini di nuovi aeromobili, ma secondo le attuali proiezioni ne saranno consegnati solo 1.254 (il 30% in meno rispetto alle stime per il 2024). Nel 2018, ad esempio, le compagnie aeree hanno ricevuto 1.813 nuovi aerei. Willie Walsh, direttore generale della IATA, sostiene che ci vorrebbero 14 anni per consegnare tutti gli aerei ordinati al ritmo attuale.
Si registra poi una carenza globale di pezzi di ricambio, il che significa che gli aerei necessitano di maggiori tempi di inattività per la manutenzione e che alcuni dei velivoli di nuova generazione presentano problemi di affidabilità. Entrambi questi nodi comportano un aumento dei costi per le compagnie aeree, che devono noleggiare gli aeromobili disponibili per continuare a volare, mentre i prezzi dei pezzi di ricambio sono aumentati più dell’inflazione.
Il tutto ha enormi ripercussioni sulla crisi climatica, perché le vecchie flotte sono inefficienti ed emettono volumi di carbonio più significativi. Molte compagnie aeree stanno annullando i loro piani per raggiungere la neutralità delle emissioni di carbonio entro il 2050, perché i vecchi mezzi usano più cherosene e non possono utilizzare carburanti per l’aviazione sostenibili (SAF). Il SAF costa ancora 3,4 volte di più del cherosene e solo l’1% circa degli aerei può farne uso in questo momento. L’aviazione è responsabile del 2,5% delle emissioni di carbonio a livello mondiale, mentre le emissioni turistiche rappresentano il 9% del totale globale e sono cresciute del 3,5% all’anno tra il 2009 e il 2019. L’aumento della domanda comporta un aumento delle emissioni, eliminando alcune efficienze derivanti dall’utilizzo di aerei più recenti e dai progressi tecnologici.
Tre Paesi sono responsabili del 39% delle emissioni turistiche: Stati Uniti (19%), Cina (15%) e India (6%). Allo stesso tempo questi tre Stati sono anche i responsabili del 60% della crescita nell’ultimo decennio, principalmente a causa dei viaggi interni, più che di quelli internazionali. Negli Stati Uniti è poco chiaro se, con la nuova presidenza, le compagnie aeree ritarderanno il passaggio al net zero. Attualmente, l’amministrazione Biden prevede agevolazioni fiscali per la produzione di SAF, ad esempio nell’ambito dell’Inflation Reduction Act. Ciò significa che il 2025 potrebbe essere un anno complicato per le compagnie aeree per soddisfare la riduzione delle emissioni di anidride carbonica e la domanda prevista da parte dei viaggiatori. Il lato positivo per i giganti dell’aviazione, tuttavia, è che anche il trasporto aereo è in crescita e il prezzo del carburante è sceso da 91,2 a 72,5 dollari al barile (qualsiasi cifra inferiore a 80 dollari è da considerarsi favorevole).
Questa storia è stata originariamente pubblicata su Fortune.com