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Sanità: che sta succedendo con il decreto tariffe

Tar sanità tariffe
Adyen Articolo
Velasco25

Non c’è pace per il tanto atteso decreto tariffe. Forse lo avrete sentito: il Tar del Lazio ieri ha sospeso il decreto del ministero della Salute che fissava le nuove tariffe per esami e visite ambulatoriali. Il decreto con il nuovo nomenclatore e l’ancor più atteso aggiornamento dei Lea (livelli essenziali di assistenza), era stato pubblicato in Gazzetta ufficiale e doveva entrare in vigore proprio sul volgere della fine dell’anno, ma il Tar del Lazio aveva congelato tutto, accogliendo l’istanza cautelare presentata dalle associazioni di categoria rappresentative dei laboratori e delle cliniche private accreditate e rinviando il tutto a fine gennaio.

In queste ore, un nuovo contrordine. Stamani il Tar del Lazio ci ha infatti ripensato, accogliendo l’istanza di revoca del decreto depositata dall’Avvocatura dello Stato per conto del ministero della Salute e  confermando la Camera di consiglio per il 28 gennaio. Questo perché le conseguenze dello stop deciso ieri sarebbero ricadute sul sistema di prenotazione e sui cittadini. Il congelamento del decreto tariffe avrebbe infatti comportato la necessità di applicare il tariffario del decreto di giugno 2023, adeguando in corsa il sistema di codifiche e tariffe. E gettando nel caos i sistemi di prenotazione regionali, che avevano già adottato il nuovo nomenclatore.

Il Tribunale amministrativo regionale ha dunque “preso atto della dichiarata gravità delle conseguenze della sospensione del decreto in esame, che determinerebbero il blocco del sistema di prescrizione, prenotazione ed erogazione, con conseguente disservizio all’utenza e ritardi nell’erogazione delle prestazioni e, in ultima analisi, con un impatto sulla salute dei pazienti”. Facendo marica indietro. Insomma, in 24 ore il decreto tariffe ha subito uno stop and go che ha già causato problemi nella prenotazione di esami e visite.

“Ieri in Campania si sono verificati grandi disservizi con code e sovraffollamento negli studi dei medici, a seguito della decisione del Tar del Lazio di sospendere il decreto con le nuove tariffe per la specialistica ambulatoriale. Questa situazione, è bene ribadirlo, non dipende dai medici prescrittori”, segnalava Giovanni Senese, segretario regionale del sindacato dei medici Smi. Il fatto è che “le Regioni, in tutta Italia, avevano già adeguato i nomenclatori con i nuovi codici delle prestazioni”, e sono state spiazzate dallo stop.

Le ragioni delle associazioni

“Siamo convinti che il nuovo decreto tariffe violi i principi costituzionali di efficienza e buon andamento della pubblica amministrazione. Le tariffe non tengono conto dell’incremento dei costi e delle difficoltà operative causate dalla pandemia e dalla crisi economica. L’istruttoria che ha condotto all’approvazione delle tariffe è risultata inoltre incompleta e lacunosa. Non è stata garantita una rappresentazione adeguata dei costi reali e delle esigenze delle strutture sanitarie accreditate”, avevano spiegato gli avvocati Giuseppe Barone e Antonella Blasi, del Forum Team-Legal Healthcare, che hanno seguito il ricorso al Tar del Lazio presentato dalle associazioni di categoria maggiormente rappresentative (Federanisap, Aiop, Uap).

Tutto da rifare?

La nuova decisione del Tar del Lazio lascia non pochi punti interrogativi per la sanità privata accreditata, gli operatori e gli stessi pazienti. Insomma, il 2025 inizia in salita, ancora una volta, per il settore. Con il nuovo decreto sono state aggiornate 1.113 tariffe associate alle prestazioni di specialistica ambulatoriale e protesica sulle 3.171 che compongono il nomenclatore, ovvero il 35% del totale. Il sospiro di sollievo delle imprese del settore è stato di breve durata: si prospetta insomma un altro gennaio caldo per la sanità.

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