Quando un anno volge al termine, è sempre tempo di bilanci e buoni propositi. Il 2024 è stato costellato da guerre e tensioni internazionali con inevitabili ricadute anche sull’Europa e sull’Italia. È stato un anno difficile, con fenomeni di terrorismo diffuso e di antisemitismo, mentre i primi atti dei nuovi governanti in Siria lasciano intravedere i tempi cupi di una teocrazia islamica con elezioni, forse, tra quattro anni.
Non è stato un anno facile, in Italia, neppure per chi fa impresa e per chi cerca ogni giorno di trasmettere ai figli un modello di vita fondato sul lavoro e sull’autonomia. Ho sempre pensato che i genitori che escono presto di casa per svolgere lavori onesti, umili, insegnino ai figli più di mille manuali di scienza.
Sono parole che paiono forse scontate, ma per milioni di famiglie italiane sbarcare il lunario non è un fatto banale. La crisi energetica, seguita all’aggressione russa dell’Ucraina, ha ridisegnato il nostro sistema di approvvigionamento energetico con costi assai elevati per i cittadini italiani. Gli esperti di Nomisma calcolano in quasi 400 euro i maggiori costi che le famiglie dovranno affrontare nel 2025 (135 euro in più per l’elettricità, 230 euro in più per il gas nell’arco di dodici mesi).
Questi costi sono oggi la principale zavorra che toglie competitività alle imprese italiane, anche nel confronto con francesi e tedeschi. Non abbiamo il nucleare (energia pulita) ma acquistiamo il 20% dell’energia dalla Francia, mentre americani e cinesi usano ancora il carbone.
Con questa consapevolezza il governo Meloni, nell’anno che si apre, dovrà affrontare il nodo di un sistema di approvvigionamento energetico che, di questo passo, è destinato a diventare un autentico salasso per imprese e famiglie. Né si può considerare sostenibile, dal punto di vista del debito pubblico, una strategia basata su contributi record versati a imprese energivore e famiglie. Se la strategia resta questa, l’Italia dovrà rinunciare alla sua industria che senza fonti energetiche a costi competitivi, semplicemente, non può andare avanti. Dall’acciaio alla plastica fino alla carta: serve energia a costi accessibili.
Se dunque possiamo guardare con soddisfazione, e anche con un pizzico di orgoglio nazionale, al capolavoro politico del governo e della premier Giorgia Meloni che è riuscita, in pochi mesi e grazie a una miriade di missioni estere, a costruire una rete di relazioni internazionali in grado di dare all’Italia il peso e la solidità di un partner affidabile e influente, dobbiamo indicare davanti a noi degli obiettivi precisi e prioritari. Bisogna ridare centralità e futuro all’industria italiana, costi quel che costi.
È con questo “whatever it takes” che ci apprestiamo a entrare nel nuovo anno, con l’augurio che il 2025 possa ancora stupirvi e ricordarvi quanto bella sia la vita. Sempre, nonostante tutto.