Il lavoro ibrido è destinato a rimanere, secondo gli economisti della Harvard Business School e dell’Università della Pennsylvania. Con la pandemia alle spalle, alcuni dirigenti sostengono invece che il lavoro a distanza non sia più utile. Tuttavia, i dati raccontano una storia diversa. Le aziende ibride registrano performance migliori e la produttività è in crescita.
Quindi, perché spingere per un ritorno al lavoro d’ufficio a tempo pieno quando la flessibilità sta portando al successo? La risposta, almeno per alcune aziende, risiede nei costi irrecuperabili: se sono stati spesi milioni di euro per spazi d’ufficio di alto livello, i vertici aziendali si aspettano che vengano utilizzati. Altri vedono l’il rientro in ufficio come un modo silenzioso per ridurre il personale senza licenziare, un approccio di cui i dipendenti sono sempre più consapevoli.
Gli esperti concordano sul fatto che il dibattito è in gran parte chiuso: il lavoro ibrido è destinato a rimanere. Gli economisti sottolineano che la flessibilità è fondamentale per attrarre e trattenere i talenti, e le aziende che privilegiano gli immobili rispetto alla forza lavoro potrebbero presto ritrovarsi con le scrivanie vuote.
Qualsiasi amministratore delegato, che sia un fan del lavoro ibrido o meno, difficilmente potrebbe sostenere che l’ingombro degli uffici sia più critico per il futuro di un’azienda rispetto all’attrarre e trattenere i migliori talenti. Questa è l’opinione di Raj Choudhury, professore associato alla Harvard Business School.
Andy Jassy, Ceo di Amazon, non è d’accordo: ha appena detto alle sue centinaia di migliaia di dipendenti che devono tornare in ufficio cinque giorni alla settimana. I suoi dipendenti non sono contenti, infatti più di sette su dieci hanno detto che stanno cercando lavoro altrove.
Scrivendo sul Wall Street Journal insieme al co-leader del Doge Vivek Ramaswamy, Musk ha dichiarato: “Richiedere ai dipendenti federali di venire in ufficio cinque giorni alla settimana provocherebbe un’ondata di licenziamenti volontari che accogliamo con favore”.
Le ricerche hanno rilevato che gli obblighi di rientro in ufficio stanno costando alle aziende i migliori risultati, come ha sottolineato Nick South, managing director della practice People and Organization del Boston Consulting Group.
Il consiglio che South continua a dare ai dirigenti è di stabilire gli obiettivi per il personale e di rispettarli. Non tutti hanno ricevuto il promemoria: basti pensare a Mark Zuckerberg, che durante la pandemia ha dichiarato che Meta sarebbe stata “l’azienda più all’avanguardia nel lavoro a distanza”. Eppure, nell’estate del 2023, i dipendenti che non erano in ufficio tre giorni alla settimana rischiavano di essere licenziati.
I dati del Flex Index, che analizza i dati forniti dai datori di lavoro di oltre 8.000 aziende negli Stati Uniti, hanno rilevato che nel 2024 il numero di aziende che offrono flessibilità sul luogo di lavoro si è stabilizzato intorno al 70%. Si tratta di una tendenza che Peter Cappelli, professore di management presso la Wharton Business School dell’Università della Pennsylvania, prevede che continuerà.
L’articolo originale è disponibile su Fortune.com