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Tumore: ecco le 5 forme più diffuse in Italia, ma per i giovani c’è una buona notizia

tumore del polmone
Adyen Articolo
Velasco25

Fate attenzione: dati alla mano il tumore del seno è la neoplasia più diagnosticata in Italia (53.686 casi), seguito da colon-retto (48.706), polmone (44.831), prostata (40.192) e vescica (31.016). A livello complessivo, nel nostro Paese saranno 390.100 le nuove diagnosi di tumore stimate nell’anno che sta per chiudersi: 214.500 negli uomini e 175.600 nelle donne.

Numeri in lievissimo calo rispetto al biennio precedente (erano 391.700 nel 2022 e 395.900 nel 2023) – e questa è una buona notizia – che si accompagnano a un’altra novità positiva: la mortalità per tumore nei giovani di 20-49enni è diminuita, e non di poco, in 15 anni (2006-2021): per la precisione del 21,4% nelle donne e di ben il 28% negli uomini. 

Una differenza non da poco, dovuta secondo gli esperti alla netta riduzione nel carcinoma polmonare e alla lotta al fumo. I progressi della ricerca spiegano l’aumento nel nostro Paese delle persone che vivono dopo una diagnosi di tumore: nel 2024 sono circa 3,7 milioni, come si legge nel volume “I numeri del cancro in Italia 2024”, presentato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom), Airtum (Associazione Italiana Registri Tumori), Fondazione Aiom, Osservatorio Nazionale Screening (Ons), Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia), Passi d’Argento e della Società Italiana di Anatomia Patologica e di Citologia Diagnostica (SIAPeC-IAP). “In 15 anni, sono state 786 le vite salvate tra le donne e 939 tra gli uomini di 20-49 anni rispetto al numero atteso basato sui tassi del 2006″, afferma Massimo Di Maio, presidente eletto Aiom.

Luci e ombre

Molto è stato fatto in questi anni sul fronte della lotta al tumore. E i progressi della ricerca si sono tradotti in migliori capacità diagnostiche e terapeutiche, tanto che la metà dei cittadini che oggi si ammalano è destinata a guarire – assicurano gli oncologi – e avrà la stessa attesa di vita di chi non ha sviluppato il cancro. Vi sono però aree su cui è necessario più impegno, a partire dai programmi di screening. Nel 2023 la copertura della popolazione raggiunge il 49% per lo screening mammografico, il 47% per quello cervicale e il 32% per quello colorettale.

Ma restano ancora notevoli differenze territoriali, con le Regioni meridionali che fanno registrare livelli di adesione inferiori rispetto alle altre aree in tutti e tre i programmi di screening. Serve più attenzione anche agli stili di vita: il 24% degli adulti fuma, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 18% consuma alcol in quantità a rischio per la salute. E si registra un boom di sedentari, aumentati dal 23% nel 2008 al 28% nel 2023. Infine nel 2022, in Italia, sono stati stimati 35.700 decessi per cancro del polmone, 24.200 per il colon-retto, 15.500 per la mammella, 14.900 per il pancreas e 9.900 per lo stomaco.

Ottimisti, ma non troppo

Tutto bene, allora? Secondo Francesco Perrone, presidente Aiom, “non si può essere particolarmente ottimisti”. E questo per via della “prevalenza ancora alta di fattori di rischio comportamentali e ambientali, che contribuiscono significativamente a causare il cancro. Si tratta di una materia in cui è necessario investire di più e a molteplici livelli, incluse, ad esempio, le riforme per rendere più efficace la lotta al tabagismo”.

Prevenzione in primo piano

La sfida adesso “deve essere quella di investire in prevenzione, promuovendo stili di vita sani, a partire da un’alimentazione corretta, associata all’attività fisica”, sottolinea il ministro della Salute, Orazio Schillaci, nella prefazione del libro. “Oggi sappiamo che l’errata alimentazione incide per circa il 35% sull’insorgenza dei tumori e che la dieta mediterranea riduce del 10% la mortalità complessiva, prevenendo lo sviluppo di numerosi tipi di cancro. Allo stesso tempo occorre promuovere una maggiore partecipazione ai programmi di screening, fondamentali per diagnosticare precocemente una patologia e aumentare notevolmente le possibilità di guarigione, perché soprattutto in alcune Regioni non si registrano le adesioni auspicate. Eppure, anche in questo campo, abbiamo nuove opportunità diagnostiche che dobbiamo utilizzare fino in fondo, come l’ampliamento della fascia d’età dai 45 ai 74 anni per lo screening del tumore alla mammella, già partito in molte aree territoriali, a dimostrazione della capacità del nostro servizio sanitario nazionale di saper rispondere rapidamente alle nuove conoscenze e raccomandazioni adottate a livello internazionale. L’ambizione oggi è quella di garantire in un futuro non troppo lontano lo screening per il tumore al polmone, che a oggi è tra le patologie tumorali più diffuse tra gli uomini”.

La prevenzione passa anche dagli stili di vita corretti. Oltre al tabagismo, Maria Masocco, responsabile scientifico dei sistemi di sorveglianza PASSI e PASSI D’Argento, coordinati dall’Istituto Superiore di Sanità, ricorda come “anche sovrappeso e obesità sono un importante fattore di rischio oncologico poiché coinvolti, ad esempio, nell’insorgenza dei tumori dell’esofago, del fegato, del pancreas, della colecisti e delle vie biliari, dell’endometrio e del rene. L’obesità è poco più frequente fra gli uomini, aumenta con l’età e coinvolge particolarmente le persone con svantaggio sociale. Storicamente più frequente nel Sud, oggi il gradiente geografico si è annullato. La sedentarietà è aumentata costantemente, passando dal 23% del 2008 al 28% nel 2023: l’aumento dell’inattività fisica ha coinvolto soprattutto il Meridione e il Centro, ampliando il gradiente geografico fra Nord e Sud”.

Il trend in calo dei nuovi casi

Infine una curiosità. Come sottolinea Fabrizio Stracci, presidente Airtum, “va evidenziato l’inizio di una potenziale inversione di tendenza nel numero assoluto di nuovi casi, cioè una diminuzione di circa il 5% rispetto all’ultima proiezione Airtum del 2020 e alle stime dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro. Un ruolo, seppure parziale, nel potenziale calo delle nuove diagnosi di cancro va anche attribuito alla riduzione di circa il 2,5% della popolazione italiana tra il 2017 e il 2024: da 60.484.000 abitanti a 58.990.000”. Insomma, in parte la buona notizia potrebbe essere dovuta all’impatto della demografia. Ma, fra le non poche ombre, resta luminoso il dato sui giovani e quello sui sopravvissuti al cancro.

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