In un futuro prossimo il soccorso salvavita arriverà in volo. Ne sono convinti gli esperti della Società Italiana Sistema 118 che stanno testando il drone salva-cuore nei cieli della Penisola. Nel quinto test del progetto sperimentale ‘Sanitary Emergency Urban Air Mobility’ (Seuam), tenutosi a Pizzo Calabro, il drone si è ben comportato nonostante il maltempo. Una performance che può tradursi in maggiori chances di salvezza.
Come le altre volte, è stato simultato un arresto cardiaco improvviso: la Centrale Operativa 118 ha attivato contemporaneamente l’ambulanza e il drone dotato di defibrillatore semiautomatico. I due mezzi di soccorso sono partiti nello stesso momento – uno in volo, l’altro in strada – per raggiungere il ‘paziente’ sul lungomare Cristoforo Colombo di Pizzo Calabro.
Un percorso di 5.6 km, con pioggia battente e forte vento: il drone con il defibrillatore è arrivato in 3 minuti e 20 secondi, mentre l’ambulanza ha impiegato 6 minuti e 31 secondi. Pochi minuti, che però possono fare la differenza e contribuire a salvare una vita.
“Questo test – commenta Mario Balzanelli, presidente nazionale SIS118, ringraziando l’ENAC per il sostegno alla sperimentazione – ha un’importanza strategica, perché lo scenario ha dovuto confrontarsi con condizioni meteorologiche proibitive, di vera e propria burrasca. Ebbene, nonostante queste avversità, il drone ha trasportato il defibrillatore presso la ‘vittima’ dell’arresto cardiaco in metà del tempo rispetto all’ambulanza. Una scarica elettrica erogata in queste condizioni, dopo soli tre minuti e mezzo rispetto al momento di insorgenza dell’arresto cardiaco, garantisce almeno il 55% di possibilità in più di tornare a vivere pienamente, senza esiti neurologici invalidanti”.
Insomma, si tratta di un vantaggio significativo, definito da Balzanelli preziosissimo. “Basti pensare che ieri, quando nei test di prova (effettuati nella giornata precedente il test ufficiale), le condizioni meteo erano ottimali, il drone ha portato il defibrillatore presso la presunta vittima in 2 minuti e 30 secondi, con possibilità di sopravvivenza senza esiti neurologici del 65-70% circa. Si tratta di una possibile svolta, davvero epocale”. La tecnologia potrà contribuire a salvare vite umane.