Piove, governo ladro! Quanti di voi l’avranno ascoltato negli anni? Ebbene, la scienza ci dice che in effetti in qualche modo anche eventi meteo meno estremi ma più frequenti, come appunto i temporali che in questi giorni hanno tormentato alcune zone del Paese, provocano impatti economici significativi e duraturi, specie sui salari dei lavoratori. E su alcuni settori produttivi.
In pratica i temporali, pur essendo meno distruttivi di tornado, uragani o inondazioni – che pure non sono mancati in anni recenti – influiscono in modo diverso su salari e redditi. Accentuando le disuguaglianze. In pratica, pesano di più proprio su chi vive del proprio lavoro. ‘Rubando’ appunto reddito. “Si tratta – puntualizza Matteo Coronese, autore dello studio e ricercatore della Scuola Superiore Sant’Anna – di eventi che, pur non potendo essere considerati veri fenomeni estremi, causano comunque danni significativi, e la loro frequenza porta a un accumulo dei danni nel tempo”.
Come evidenzia Andrea Roventini, autore dello studio, direttore dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e membro del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS, “con il cambiamento climatico che promette di aumentare sia la frequenza che l’intensità di questi fenomeni, è fondamentale rafforzare le politiche di adattamento e mitigazione per ridurre le vulnerabilità locali e promuovere una maggiore resilienza economica”. Ma vediamo meglio i risultati.
La ricerca
Il curioso studio è stato realizzato dall’Istituto di Economia e del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, dal Dipartimento di Statistica della Pennsylvania State University e da quello di Economia della Northwestern University,.e appare sul ‘Journal of Environmental Economics and Management (JEEM)’. Il team ha analizzato dati relativi a oltre 200mila eventi metereologici avvenuti negli Stati Uniti tra il 1991 e il 2019.
Combinando i dati meteorologici con informazioni economiche a livello di contea, gli studiosi hanno analizzato l’andamento di salari e redditi dopo l’esposizione a questi temporali. “I risultati indicano che i salari subiscono perdite persistenti nel tempo, mentre i redditi tendono a recuperare in maniera graduale”, afferma Matteo Coronese. Dal momento che i salari costituiscono la maggior parte del reddito nelle fasce più povere della popolazione, “queste dinamiche implicano un peggioramento delle disuguaglianze di reddito, già elevate”, precisa lo studioso.
Non come Valencia ma…
Di che cifre parliamo? “Gli impatti stimati, pur essendo notevolmente inferiori rispetto a quelli di eventi estremi come quello osservato di recente a Valencia, restano comunque non trascurabili – risponde Federico Crippa, autore dello studio e dottorando del Dipartimento di Economia della Northwestern University – Su un arco temporale di cinque anni, un aumento significativo nell’esposizione ai temporali comporta perdite salariali pari a circa la metà della contrazione subita dopo la crisi finanziaria del 2007”.
Interessante anche l’analisi geografica. Francesco Lamperti, docente dell’Istituto di Economia e del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna, e scientist presso il Centro Euro-Mediterraneo per il Cambiamento Climatico, sottolinea che “le contee più povere soffrono perdite più marcate, evidenziando un deficit di adattamento rispetto alle aree più ricche”. Ma c’è anche una buona notizia. L’intervento pubblico può fare la differenza: “Le contee che ricevono aiuti federali subito dopo uno dei temporali considerati nel nostro studio – assicura il ricercatore – non registrano perdite significative né nei salari né nei redditi”.
I settori più fragili
“Abbiamo osservato – interviene Francesca Chiaromonte, autrice dello studio e docente dell’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e del Dipartimento di Statistica della Pennsylvania State University, nonchè responsabile scientifico del Dipartimento di Eccellenza L’EMbeDS della Scuola Superiore Sant’Anna – che i settori con una maggiore intensità di capitale fisico, come la manifattura, sono quelli che subiscono le perdite più significative, accompagnate da una riduzione dell’occupazione”. Dunque su queste aree occorre concentrare gli interventi, per ridurre al minimo l’impatto.