Lo sciopero di oggi 13 dicembre, penultimo venerdì prima delle festività natalizie, avrà un impatto non indifferente sui guadagni delle aziende. Secondo Gianluigi Cimmino, Ceo di Yamamay e Carpisa, “sarà come perdere tre venerdì dell’anno. E la decisione del Tar di certo non aiuta”.
Il Tribunale amministrativo del Lazio nel pomeriggio di ieri ha infatti accolto le richieste sindacali: quello indetto dall’Usb sarà uno sciopero di 24 ore per denunciare le condizioni generali dei lavoratori, come annunciato in prima battuta. L’ordinanza del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, che imponeva di limitare a 4 ore l’astensione dal lavoro nel settore del trasporto pubblico, è stata annullata dalla pronuncia del giudice: “Non emergono dall’ordinanza – si legge nel testo del decreto – quelle ragioni che, in assenza della segnalazione della Commissione di garanzia, possano sorreggere la disposta precettazione, tenuto conto che i richiamati disagi discendenti dallo sciopero appaiono riconducibili all’effetto fisiologico proprio di tale forma di astensione dal lavoro”. Di tutt’altro avviso il vicepremier, che nell’annunciare la riduzione aveva dichiarato: “Siamo a 10 giorni da Natale, c’è anche il diritto al lavoro, alla salute e alla mobilità”. E che ieri ha aggiunto: “Abbiamo fatto tutto il possibile per difendere il diritto alla mobilità degli italiani. Per l’ennesimo venerdì di caos e disagi, i cittadini potranno ringraziare un giudice del Tar del Lazio”.
La situazione, per Cimmino, è diventata insostenibile: “Il mio è il punto di vista di un amministratore delegato che ormai da dieci settimane calcola sugli incassi il deficit dovuto agli scioperi. Si parla di perdite che, nei venerdì qualunque, si aggirano attorno al 30%. Ovviamente, con il Natale alle porte, questa percentuale si moltiplica perché quella di oggi è una giornata che vale il doppio, se non il triplo, delle altre”.
L’amministratore delegato guarda poi allo stato generale dei consumi in Italia: “Sono mesi che il dato sulla produttività non è certo positivo. Se blocchiamo i consumi a Natale, le previsioni di crescita di fine anno dovranno essere riviste nelle ultime due settimane. Rovineremo così il dato di fine anno sulla crescita del Paese”.
Anche sull’intento di chi sciopera, Cimmino è netto: “Generare malcontento e caos non giova a nessuno. Il ricorso continuo al mezzo dello sciopero non fa altro che creare tensioni tra i lavoratori. Sta montando una rabbia crescente in chi è continuamente bloccato e inabilitato a recarsi a svolgere il proprio mestiere. Ma l’intento di un sindacato può mai essere quello di spaccare il mondo del lavoro?”.
La soluzione, per il Ceo, va ricercata nel dialogo: “I lavoratori hanno le loro buone ragioni per essere scontenti, ma i problemi andrebbero affrontati in altro modo, non bloccando il Paese. Bisognerebbe istituire tavoli di discussione, pensare a un confronto tra le parti sociali, proporre leggi che vanno nella direzione di una maggiore tutela di chi lavora, dal cuneo fiscale alla detassazione di determinati incentivi e interventi”.
Sull’operato dell’esecutivo di Giorgia Meloni, Cimmino spende invece parole positive: “Io penso che il governo stia facendo tutto quello che è nelle sue possibilità, considerata anche l’eredità che ha avuto. Date le conseguenze dei vari bonus che ci portiamo dietro, la coperta è questa. Il ministro Giorgetti agisce in modo serio, prudente e ponderato, ma il problema è che ci si confronta con l’intenzione di creare disordine, perdendo così gli effetti positivi anche di quelle che potrebbero essere le migliori programmazioni”.