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Micaela Pallini e la storia ultracentenaria del limoncello di famiglia

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Micaela Pallini racconta la storia del suo limoncello, prodotto di punta di un’azienda con 150 anni di storia.

Al civico 1314 di via Tiburtina, Roma diventa improvvisamente più vicina alla costiera amalfitana. È qui che la storica azienda Pallini lavora i limoni Sfusato per farne il suo prodotto di punta, il limoncello. Qui che Micaela Pallini – al timone di un marchio con 150 anni di storia – si impegna ogni giorno per proseguire il lavoro della sua famiglia, di cui lei rappresenta la quinta generazione. Presidente e Ad di Pallini, oltre che prima donna ad ottenere la presidenza di Federvini, l’imprenditrice non sembra tuttavia volersi fermare ai traguardi raggiunti. E guarda al prossimo futuro: “Produciamo un liquore che è il numero uno al mondo, come ci eravamo prefissati. Nei prossimi dieci anni, però, chi dice limoncello dovrà dire Pallini. Questo è il mio obiettivo”.

L’Antica Casa Pallini nasce nel 1875, ad Antrodoco – allora in Abruzzo, dal 1927 provincia di Rieti – per iniziativa di Nicola Pallini. “Il mio trisavolo era un commerciante, vendeva sia stoffe che liquori. Il suo emporio, nella piazza centrale del paese, era anche l’abitazione di famiglia. Aveva otto figli, ma solo in due vennero coinvolti negli affari dell’azienda”. Sarà proprio uno di loro, Virgilio, a trasferire a Roma l’attività, dopo essere stato ferito durante la I Guerra Mondiale e aver trascorso al Celio la convalescenza. “Negli anni ’20 il mio bisnonno decise di aprire una distilleria esattamente a 313 passi dal Pantheon, come recita una delle nostre etichette”. Qui, a seguito di un incontro con un nobile chimico russo in fuga dalla rivoluzione, Virgilio Pallini perfezionò l’arte della distillazione e creò il Mistrà, il liquore a base di anice divenuto celebre per il suo impiego nel caffè corretto. “La generazione successiva continuò a lavorare sul Mistrà e nel 1962 acquistò il terreno di via Tiburtina su cui ancora oggi ha sede lo stabilimento. Eravamo in pieno boom economico, Roma si stava espandendo e noi avevamo deciso, nel giro di qualche anno, di aprirci ai mercati esteri con un nuovo prodotto, sempre a base di anice: la Sambuca Romana”.

A questo punto la storia dell’azienda prende un’altra piega. “Grazie a un altro incontro fortuito, con un inglese rimasto colpito dalla nostra Sambuca, iniziammo a esportare in Europa e negli Stati Uniti. Mio padre, che lavorava in America, dove anch’io sono nata, lasciò la carriera da giornalista Rai ed entrò in azienda in pianta stabile. Il marchio Sambuca Romana, di cui rimaniamo produttori, venne venduto poco dopo, ma ormai il cambio di passo era evidente”.

Micaela Pallini entra nell’azienda di famiglia nei primi anni Duemila, dopo il dottorato in Chimica, per occuparsi dello sviluppo di nuovi prodotti e del controllo qualità. L’attuale ricetta del limoncello Pallini, oltre che agli insegnamenti del ramo campano della famiglia, si deve anche a lei. “Ogni generazione della mia famiglia ha sviluppato un prodotto, io ho ereditato da mio padre un limoncello in erba, di cui andava migliorata la stabilità”. La formula della storica – e oggi unica – distilleria romana è semplice. E il segreto è da ricercarsi nella qualità dei limoni Costa d’Amalfi Igp e nel bilanciamento degli ingredienti: “Le bucce vengono messe in infusione immediatamente, così se ne preserva la freschezza. Abbiamo inoltre abbassato il livello dell’alcol per renderlo un liquore più aromatico e adatto a essere usato nella miscelazione”.

Il risultato è apprezzato in tutto il mondo. Il limoncello Pallini è il più venduto nei duty free e sul mercato statunitense, mentre in Germania si stanno affermando con successo il Limoncello spritz e il Limonzero senza alcol. “Siamo presenti in 58 Paesi e chiuderemo il 2024 in crescita rispetto allo scorso anno, con un fatturato di poco inferiore ai 25 milioni. La soddisfazione più grande per me è sapere che il nostro limoncello ottiene valutazioni eccezionali nei blind test. Questo significa che, dal profumo al sapore, la nostra ricetta funziona”.

L’obiettivo della presidente è che le parole ‘limoncello’ e ‘Pallini’ diventino presto sinonimi: “Chi dice limoncello dovrà dire Pallini”, si ripromette con convinzione. L’azienda della Capitale ha anche altri fiori all’occhiello: oltre agli storici sciroppi alla frutta rilanciati dieci anni fa – “non dimentichiamo che a Roma c’è la tradizione della grattachecca” – nel 2023 ha acquisito anche l’amaro Formidabile, che vanta già numerosi riconoscimenti. Nel 2025 Pallini, parte del Registro dei marchi storici di interesse nazionale, celebrerà con i suoi 40 dipendenti i 150 anni di attività: “Stiamo organizzando una grande festa”.

 

 

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