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Rischiava la vita dopo il trapianto di cuore, bimbo di 7 anni salvato a Roma

Amodeo Massetti
Adyen Articolo
Velasco25

Una bella notizia di buona sanità arriva oggi da Roma e ha come protagoniste due strutture di eccellenza della Capitale. Parliamo infatti di un eccezionale intervento che ha salvato un bambino di sette anni, già sottoposto a trapianto di cuore. Il bimbo, che era stato operato all’ospedale Bambino Gesù di Roma, in seguito ha sviluppato una grave patologia da rigetto potenzialmente fatale.

Ma la sua, dicevamo, è una storia a lieto fine: grazie al posizionamento di uno stent, i cardiologi interventisti del Policlinico Gemelli hanno restituito al giovanissimo paziente salute e speranze.

La storia di Marco

Quella di Marco (nome di fantasia, per tutelare la sua privacy) è una vicenda complessa: prima un cuore artificiale, poi il trapianto, quindi dopo pochi mesi l’ostruzione delle arterie coronarie, causata da quella che i medici definiscono una ‘vasculopatia da rigetto’. Un evento raro e molto grave, poiché può mettere a rischio la funzionalità del cuore trapiantato.

Come intervenire? I cardiochirurghi dell’Ospedale Bambino Gesù, diretti dal professor Antonio Amodeo (a sinistra nella foto principale), docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, e i colleghi del Centro Cuore del Gemelli, diretto dal professor Massimo Massetti (a destra nella foto principale), Ordinario di Cardiochirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, decidono di tentare una disostruzione con angioplastica dell’arteria discendente anteriore prossimale, che appariva completamente chiusa.

Come spiega Antonio Amodeo, il bambino “era affetto da una miocardiopatia dilatativa, per quale è stato necessario impiantare un cuore artificiale, che il piccolo ha tenuto per oltre un anno come ponte al trapianto, che siamo riusciti ad effettuare con successo. Purtroppo tra le complicanze del trapianto c’è la vasculopatia da rigetto cronico che, in questo caso, ha determinato l’ostruzione di un vaso del cuore, una patologia tipica dell’età adulta. Per questo abbiamo ritenuto necessario intervenire in collaborazione con i colleghi dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Gemelli per affrontare il problema coronarico, che è stato risolto in maniera eccellente”.

Il piccolo è infatti stato trasferito dal Bambino Gesù alla Terapia Intensiva Pediatrica (TIP) del Gemelli, dove è stato assistito dall’équipe del professor Giorgio Conti. Presso la sala di emodinamica della cardiologia del Gemelli è stato quindi sottoposto a una complessa procedura di rivascolarizzazione da un team multidisciplinare, composto da specialisti dei due ospedali e coordinato dal professor Carlo Trani, direttore della UOC Interventistica Cardiologica del Gemelli e dal professor Francesco Burzotta, direttore della UOC di Cardiologia del Policlinico Gemelli, coadiuvati dal dottor Matteo Di Nardo, anestesista pediatrico dell’Ospedale Bambino Gesù e dal professor Andrea Scapigliati (docente dell’Università Cattolica) cardio-anestesista del Gemelli.

Competenze messe a fattor comune

Dopo l’intervento Marco è stato nuovamente affidato alle cure dei medici dell’Ospedale Bambino Gesù.
“Questo caso dimostra l’importanza della collaborazione multidisciplinare in situazioni anomale e di questa complessità, per risolvere le quali è fondamentale mettere insieme tante expertise di più centri”, segnala Carlo Trani.

“Aver affinato la nostra tecnica di disostruzione coronarica in questi anni negli adulti si è rivelato utile per un bambino con una storia così travagliata. Interventi di angioplastica di questo genere infatti di solito vengono effettuati in centri che hanno un’esperienza specifica, per limitare le complicanze e aumentare il tasso di successo. Siamo impegnati da anni in questo campo, ma è la prima volta che abbiamo offerto questa terapia ad un paziente così giovane”, rileva Francesco Burzotta.

Per Massimo Massetti il caso di Marco “è paradigmatico della nostra filosofia del prendersi cura del paziente, più che di limitarsi a curarlo. Un approccio che pervaderà tutte le attività del Centro ‘CUORE’ (acronimo di Cardiovascular Unique Offer ReEngineered), il polo dedicato alle patologie cardiovascolari che sta sorgendo all’interno del campus del Gemelli. Quello del Centro CUORE sarà un modello ‘centripeto’, in opposizione alla frammentazione delle cure tipica delle iperspecializzazioni, che rischia di perdere di vista la centralità del paziente per concentrarsi sulla singola patologia”. Ma di che si tratta?

Il Centro CUORE

‘Gemelli CUORE’ sorgerà a breve su una collina davanti al Policlinico Gemelli, all’interno del campus universitario della Cattolica. Sarà un centro di cure cardiologiche e cardiochirurgiche avanzate, green e tech realizzato in collaborazione con Fondazione Roma per offrire le migliori cure personalizzate ai pazienti affetti da malattie cardiovascolari, cioè le più avanzate terapie mediche e psicologico-relazionali. Un’équipe multidisciplinare di specialisti accompagnerà pazienti e familiari nel loro percorso.

Spazi e ambienti di Gemelli CUORE sono progettati per favorire il benessere fisico, psicologico ed emotivo delle persone, ma questo nuovo centro sarà anche dedicato a ricerca e sviluppo in medicina cardiovascolare, nonché una palestra per tanti studenti e specializzandi. Oltre a essere progettato come edificio ‘green’, CUORE sarà circondato da un parco botanico-terapeutico, un percorso-giardino realizzato in collaborazione con Confagricoltura.  

L’edificio si sviluppa su sei piani: uno sarà dedicato agli istituti, due piani alla degenza, uno agli ambulatori, uno all’area intensiva e uno ospiterà le sale operatorie, interventistiche e diagnostiche. Qui sistemi informativi, spazi e tecnologie accompagneranno il paziente lungo il suo percorso di cura, garantendo un’esperienza fluida, personalizzata e all’avanguardia, come è stato spiegato a fine settembre, illustrando il progetto.  

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