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Disturbi dell’apprendimento: ecco il progetto di Paperbox Health

Adyen Articolo
Velasco25

Punta sul gioco il progetto di Paperbox Health per intercettare precocemente i disturbi dell’apprendimento.

Un videogioco pensato per i bambini tra i 5 e i 7 anni, per intercettare eventuali disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione e supportare lo sviluppo cognitivo attraverso soluzioni digitali. Garantendo un aiuto adeguato e precoce in caso di necessità e coniugando innovazione e divertimento.

Questa l’innovativa strategia messa in campo da Paperbox Health, startup premiata in occasione del recente II Forum One Health “Brainstorm One Planet, One Water, One Health” che si è svolto a Palazzo Wedekind a Roma. Un momento di confronto in cui le aziende del settore salute hanno chiesto al Governo un tavolo per discutere di governance farmaceutica e dei rischi del payback sui dispositivi medici.

Il premio è stato voluto da Fortune Italia, Paideia International Hospital e Ventive, ideatori della call to action lanciata nei mesi scorsi per riconoscere i meriti di chi lavora a modelli innovativi di Healthcare e Life Science, rispondendo ai bisogni delle aziende pubbliche, di quelle private e soprattutto dei pazienti.

Delle 15 startup candidate, cinque sono state selezionate per la rosa finale da un board costituito da esperti di settore. Alla fine, Paperbox Health ha avuto la meglio sui progetti di Report AId, Easy Doctor, Niino e Rehabilia Technologies. La giuria – composta da Leandro Pecchia, professore di Ingegneria biomedica dell’Università Campus Bio-Medico, Giovanni Migliore, presidente della Fiaso e Giorgio Ventre, professore di Sistemi di elaborazione delle informazioni alla Federico II di Napoli – ha premiato la startup Paperbox Health “per il suo approccio innovativo alla salute digitale – si legge nelle motivazioni – rendendo possibile lo screening precoce dei disturbi dell’apprendimento nei bambini, che sono fattori di rischio significativi per una peggiore qualità della vita. La loro scelta strategica è il serious gaming. Grazie a DINO, il loro prodotto di punta, contribuiscono concretamente agli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, garantendo accesso equo e prevenzione per migliorare la qualità della vita dei bambini in Italia e, in un futuro prossimo, anche a livello globale”.

Uno screening sotto forma di videogioco, quindi, con l’obiettivo di individuare i fattori di rischio della dislessia. “Siamo partiti dalla necessità di risolvere un problema di sotto-identificazione dei disturbi dell’apprendimento in Italia – spiega Giacomo Pratesi, co-founder & CTO Paperbox Health – e abbiamo sviluppato una soluzione divertente, con l’obiettivo di avere un impatto sulla vita delle persone. Il videogioco è distribuibile e accessibile a tutti in termini economici e tecnologici.
È pensato per i bambini di 5-7 anni, quindi in fase pre-diagnostica, per permettere una tranquilla evoluzione del percorso di crescita del bimbo”.

Daniele Serra, direttore operativo di Ventive Group, sottolinea la mission del premio: “Siamo una società di consulenza strategica e investimenti in startup e vogliamo alimentare quel vento che deve soffiare nelle vele di queste realtà imprenditoriali in erba. Quando identifichiamo le startup che operano in ecologia, sostenibilità e green, badiamo a due target: il bene generale e il benessere del pianeta, in un’ottica One Health. Come gruppo crediamo infatti fortemente nella visione olistica: la salute mondiale è estremamente collegata a quella del regno animale e dell’essere umano. In questo senso, le aziende che innovano portano valore, creano ricchezza e fanno muovere l’umanità in avanti”.

Gianni Sai, direttore generale di Paideia International Hospital e co-promotore del premio, aggiunge: “Il vincitore ha nel proprio Dna il valore dell’innovazione legato al discorso umano e sociale. Anche Paideia International Hospital si muove sullo stesso filone: siamo un polo sanitario importante su Roma e nel 2022 abbiamo aperto una nuova struttura molto tecnologica, con concetti di ecosostenibilità ed efficientamento energetico, cercando di impostare il mondo della sanità privata non accreditata in maniera diversa rispetto a quella tradizionale”. Il tutto grazie a “eccellenze ad alta tecnologia. Crediamo infatti molto nelle tecnologie – sottolinea – e nelle sinergie che possono creare un valore aggiunto, di supporto e non di sostituzione, mantenendo l’importanza del rapporto umano. Oggi parliamo sempre di intelligenza artificiale, che è il presente ma sarà anche il futuro. Credo però che tutto debba essere sempre combinato con il rapporto umano, che non bisogna mai perdere nell’interagire col paziente”.

I leader e la sfida dell’AI
L’intelligenza artificiale dovrà essere gestita, in primis dai leader. Secondo Chiara Trombini, Lecturer in Organization and people management della Luiss Business School, dove insegna Organizational behavior, leadership e negotiation a livelli Master, Mba ed Executive, “in questa epoca di grandi trasformazioni del mondo del lavoro, le sfide che devono affrontare i leader sono molte e interconnesse”. Su tutte c’è proprio l’AI, che da una parte “ha grandissimo potenziale e ampie capacità analitiche”, ma dall’altra “preoccupa i dipendenti, che in qualche modo verranno sostituiti dall’AI”. Qui entrano in gioco i leader, “che hanno un ruolo fondamentale nella trasformazione digitale: dovranno essere loro ad aiutare i dipendenti su upskilling e reskilling per gestire il cambiamento tecnologico e diventare complementari con l’AI”. Inoltre, aggiunge Trombini, i leader dovranno governare la sfida facendo coesistere diverse coorti generazionali: “In Italia ce ne sono quattro nel mondo del lavoro, passiamo dai baby boomer alla generazione Z, ognuno con le sue aspettative. I baby boomer per esempio preferiscono una comunicazione più formalizzata, i millennial più flessibile e informale. Il leader – conclude – dovrà quindi creare una cultura organizzativa volta all’ascolto attivo per permettere a diverse generazioni di coesistere in modo positivo”.

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