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Malattia X in Congo, che cosa sappiamo

Congo
Adyen Articolo
Velasco25

Ci sono aree del mondo che fanno risuonare campanelli di allarme quando si tratta di malattie infettive. Una di questi è il Congo. Ebbene, in queste ore dall’Organizzazione mondiale della sanità hanno acceso i riflettori su una nuova patologia misteriosa, ribattezzata malattia X. Ma di che si tratta?

“Un agente patogeno respiratorio, come l’influenza o Covid-19, è oggetto di studio come possibile causa” della ‘malattia X’ che sta provocando diversi morti nella Repubblica democratica del Congo, spiega l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in una nota in cui annuncia di aver inviato un team di esperti per indagare sull’origine della malattia sconosciuta.

Insomma, i punti interrogativi sono molti. Oltre a un patogeno respiratorio, anche “la malaria, il morbillo” e altri  microrganismi sono sotto esame. Fino a quando non ci arriveranno i risultati dei test, la causa dei decessi non potrà essere chiarita e viene considerata non identificata, spiegano da Ginevra. “L’Oms condividerà ulteriori informazioni sul lavoro in corso per identificare la malattia non appena disponibili”.

Intanto in Italia…

Abbiamo imparato con Covid-19 che i patogeni non vengono fermati dai confini. Ebbene, in Italia “la sorveglianza è attiva e monitoriamo costantemente la situazione senza allarmismi, ma con la doverosa attenzione” fa sapere in una nota Maria Rosaria Campitiello, a capo del Dipartimento della Prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del ministero della Salute. “Il ministero, in modo responsabile si è attivato in via cautelativa, richiedendo agli uffici periferici Usmaf di assicurare la dovuta attenzione nelle attività di controllo a cui sono preposti“, puntualizza Campitiello.

“Sono 5 anni che teniamo la barra dritta e che cerchiamo disperatamente di tenere l’equilibrio necessario. Attenzione, mai sottovalutazione, ma mai allarme. Soprattutto quando ingiustificato o per lo meno prematuro. Ribadiamo, come diciamo da tempo: quello che accade in un mondo globalizzato e nel quale c’è grande mobilità, ci interessa, eccome”, scrive su Facebook il direttore della Prevenzione del ministero, Francesco Vaia.

“Dobbiamo sempre guardare oltre il nostro cortile, come sempre abbiamo fatto Come ministero, così come già comunicato dal nostro ufficio stampa e dal dipartimento, abbiamo immediatamente attivato le procedure di innalzamento della nostra attenzione in porti ed aeroporti attraverso gli Usmaf”. Quindi “aeroporti e porti sicuri. Continueremo in questa direzione, ma ai cittadini ripetiamo, anche perché non ci sono voli diretti con il Congo: nessun allarme”, conclude Francesco Vaia.

In Congo invece…

La malattia non ancora diagnosticata è stata segnalata a Panzi, località e zona sanitaria della provincia di Kwango nel Sud-Ovest del Paese. Secondo il ministero della Sanità pubblica finora sono stati segnalati 394 casi e 30 decessi nella zona sanitaria di Panzi, informa l’Oms. I sintomi sono mal di testa, tosse, febbre, difficoltà respiratorie e anemia.

Panzi, ‘epicentro’ di questi casi, è una comunità rurale che si trova a più di 700 km dalla capitale Kinshasa. “L’accesso su strada è difficile e la rete di comunicazione è limitata”, spiegano dall’Oms. Finora, la malattia è stata segnalata in 7 delle 30 zone sanitarie nella provincia di Kwango. La maggior parte dei casi però si concentra in 3 di queste zone sanitarie colpite.

Gli esperti Oms si stanno unendo al National Rapid Response Team e sono in viaggio verso Panzi. Il team è composto da epidemiologi, clinici, tecnici di laboratorio ed esperti di prevenzione e controllo delle infezioni e comunicazione del rischio. Un team locale dell’agenzia ha supportato le autorità sanitarie a Kwango dalla fine di novembre per rafforzare la sorveglianza delle malattie e identificare i casi, come precisa Adnkronos Salute.

“La nostra priorità è fornire un supporto efficace alle famiglie e alle comunità colpite. Sono in corso tutti gli sforzi per identificare la causa della malattia, comprenderne le modalità di trasmissione e garantire una risposta appropriata il più rapidamente possibile”, sottolinea Matshidiso Moeti, direttore regionale dell’Oms per l’Africa.

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