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Censis, il peso delle disuguaglianze e l’imbuto della ricchezza

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Velasco25 Articolo

Negli ultimi vent’anni, secondo il Censis, il reddito pro-capite in Italia è diminuito del 7% e la ricchezza netta del 5,5%, mentre l’85,5% degli italiani vede la mobilità sociale come un traguardo quasi irraggiungibile. Numeri da ‘sindrome italiana’, come li definisce il 58esimo “Rapporto sulla situazione del Paese” dell’istituto di ricerca, accompagnati in questi giorni da altri report che non fanno sperare in un miglioramento della disuguaglianza economica nel Paese.

L’Ubs Billionaire Ambitions Report dice che dal 2023 al 2024 il numero di italiani con un patrimonio superiore al miliardo di dollari sia salito di 6 persone: abbiamo 62 miliardari, praticamente un +10% in 12 mesi, con un patrimonio da 199,8 miliardi di dollari, e una crescita del 23,1%, ai primi posti in Europa.

Il Censis negli stessi dodici mesi ha rilevato che per il 54,6% degli italiani i risparmi sono diminuiti, il 36,3% si trova in una situazione analoga a quella dell’anno precedente, il restante 9,1% ha aumentato la quota del risparmio.

“Le disuguaglianze tra le famiglie sono evidenti”, dice il Censis. Il 79,5% delle famiglie con un basso livello socio-economico segnala una contrazione dei risparmi e solo l’1,4% ha visto un loro aumento, contro rispettivamente il 40,1% e il 16,7% delle famiglie a livello medio-alto.

In una “sindrome italiana” nella quale “il Paese si muove intorno a una linea di galleggiamento, senza incorrere in capitomboli rovinosi nelle fasi recessive e senza compiere scalate eroiche nei cicli positivi”, il Censis ricorda che scegliere la “medietà” non porta a un miglioramento generale della situazione. Abbiamo raggiunto nuovi record per occupazione e turismo (oltre a denatalità, debito, astensionismo elettorale) ma la spinta verso un benessere maggiore dei cittadini si è inesorabilmente fermata.

L’imbuto della ricchezza nel report Censis

Il paradosso della ricchezza italiana è più profondo di un confronto ‘miliardari contro resto della popolazione’. La disuguaglianza è anche una questione generazionale.

La generazione silenziosa (prima della Seconda guerra mondiale) e quella del baby boom (dopoguerra) ora detengono il 58,3% della ricchezza.

Quella ricchezza prima o poi passerà di mano, naturalmente, ma che effetto avrà la denatalità italiana? L’aspettativa di ereditare potrebbe ridurre la propensione al rischio imprenditoriale già oggi, dice il Censis, che parla di un “imbuto dei patrimoni”.

Si profila all’orizzonte “un imponente passaggio intergenerazionale di ricchezza. Uno degli effetti nascosti della denatalità che da molti anni preoccupa il Paese è che, a causa della prolungata flessione delle nascite, il numero degli eredi si riduce, quindi in prospettiva le eredità si concentrano”, dice il Censis.

Quale sarà l’effetto psicologico su generazione X, millennial e gen z, “coloro che sanno di essere destinatari di un atto di successione? Forse una ridotta propensione al rischio imprenditoriale, compressa dalle aspettative dei potenziali rentier”, dice il report.

Infinite forme di povertà

Il rapporto parla di “infinite forme di povertà”. Eccone alcune:

  • L’Italia presenta una percentuale di persone a rischio di povertà prima dei trasferimenti sociali pari al 27,2% e al 18,9% dopo di essi, mentre i dati della media Ue sono pari rispettivamente al 24,8% e al 16,2%.
  • Secondo un’indagine del Censis il 9,8% degli italiani maggiorenni vive in famiglie in cui il reddito non è sufficiente a coprire le spese mensili.
  • L’8,4% degli italiani si trova in una condizione di povertà alimentare, il 9,5% in povertà energetica. “Sono alcuni esempi di forme specifiche di povertà che spiegano la crescente complessità dei fenomeni di disagio sociale, non solo di natura economica. Il 7,0% degli italiani riceve regolarmente soldi da membri della rete familiare (genitori, nonni e altri parenti) e un ulteriore 30,6% ne riceve saltuariamente”.
  • Ogni 100 tentativi di prenotare prestazioni nel Servizio sanitario, il 34,9% degli italiani finisce poi nella sanità a pagamento, cioè in intramoenia o nel privato puro, con il pagamento per intero in capo ai cittadini, un cambiamento che riguarda tanto il 37,1% delle persone con redditi medio-alti, quanto il 32,0% di quelle con redditi bassi. Il Censis dice che “è alto il rischio di una sanità per censo, visto che i benestanti possono ricorrere alla sanità a pagamento con maggiore facilità”.
  • Non è un caso se l’84,2% degli italiani è convinto che i benestanti possano curarsi prima e meglio dei meno abbienti. Il 36,9% degli italiani in effetti ha dovuto tagliare altre spese per finanziare le proprie spese sanitarie, quota che sale al 50,4% tra le persone con redditi bassi e scende al 22,6% tra quelle con redditi alti.

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I numeri Censis sull’occupazione…

Partiamo dalle cifre in miglioramento: il numero degli occupati “si è attestato a 23.878.000 nella media dei primi sei mesi dell’anno, con un incremento di un milione e mezzo di posti di lavoro rispetto all’anno nero della pandemia e un aumento del 4,6% rispetto al 2007”.

Nonostante questo la distanza tra il tasso di occupazione italiano (siamo ultimi in Europa) e la media europea resta ancora significativa: 8,9 punti percentuali in meno nel 2023. “Se il nostro tasso di attività fosse uguale a quello medio europeo, potremmo disporre di 3 milioni di forze di lavoro aggiuntive, e se raggiungessimo il livello europeo del tasso di occupazione, supereremmo la soglia dei 26 milioni di occupati: 3,3 milioni in più di quelli registrati nel 2023”.

Intanto migliora l’occupazione giovanile: nell’ultimo triennio gli occupati nella fascia d’età 15-29 anni raggiungono la soglia dei 3 milioni (+206.000 dal 2019), di cui circa 1,8 milioni maschi e 1,2 milioni femmine. Il primo semestre del 2024 mostra un ulteriore aumento dello 0,4% dei giovani occupati. Di riflesso, il tasso di disoccupazione giovanile si è ridotto al 16,7% nel 2023 (5,6 punti in meno rispetto al 2019). Secondo i dati più recenti del 2024 il tasso di disoccupazione giovanile è sceso al 15,4%. Si osserva anche una contrazione del numero dei Neet under 30: 1.405.000 nel 2023, il 28,3% in meno rispetto al 2019. Secondo le stime del Censis, il costo derivante dal loro mancato inserimento nel lavoro si quantificava nel 2023 in 15,7 miliardi di euro.

…e sull’industria

Il Censis nota come la produzione delle attività manifatturiere italiane sia entrata “in una spirale negativa: -1,2% tra il 2019 e il 2023”.

Secondo il Censis il confronto “dei primi otto mesi del 2024 con lo stesso periodo del 2023 rivela una caduta del 3,4%”.

Invece le presenze turistiche in Italia hanno raggiunto i 447 milioni nel 2023, con un incremento del 18,7% rispetto al 2013. “L’aumento più evidente nel decennio è attribuibile alla componente estera (+26,7%), che si colloca sui 234 milioni di presenze, ma il turismo domestico è comunque cresciuto del 10,9%. A Roma le presenze turistiche nel 2023 hanno superato i 37 milioni. In termini di produttività, nel periodo 2003-2023 le attività terziarie registrano però una riduzione del valore aggiunto per occupato dell’1,2%, mentre l’industria mostra un aumento del 10,0%”.

 

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