Fra incertezze geopolitiche e ritorno delle regole fiscali europee, la manovra finanziaria è improntata alla prudenza.
La manovra finanziaria si inscrive in una cornice di permanente incertezza dovuta alle tensioni geopolitiche. L’era della rapida crescita del commercio mondiale sembra essere passata, e le aziende dell’Ue si trovano ad affrontare sia una maggiore concorrenza dall’estero che un minore accesso ai mercati esteri. La congiuntura internazionale è frammentata e in Europa pesa in particolare la debolezza dell’attività tedesca.
Il terzo trimestre non è stato brillante, soprattutto per la stasi dell’industria, compensata in parte dall’andamento dei servizi. In questo quadro, tenuto conto del ritorno delle regole europee, la manovra avvia il percorso pluriennale di consolidamento finanziario improntato alla necessaria prudenza.
I principali beneficiari della manovra sono le famiglie, con un beneficio netto di 55 miliardi nel triennio, soprattutto in ragione degli interventi a favore dei lavoratori dipendenti. I primi risultati dell’azione di politica economica si notano: pochi mesi fa l’Italia ha superato per la prima volta il traguardo storico di 24 milioni di occupati con il tasso di occupazione generale che ha raggiunto il 62,3%, quello di occupazione femminile il 53,6%, superando per la prima volta il tetto di 10 milioni di lavoratrici. Occorre dare continuità a questa tendenza di aumento occupazionale accrescendo la produttività del lavoro.
La scelta di distribuire l’aggiustamento della finanza pubblica su sette anni a fronte di un impegno a proseguire il percorso di riforme e investimenti previsto dal Pnrr segna un cambio di paradigma nella politica economica europea e nazionale, orientando la programmazione di bilancio maggiormente verso il medio periodo. In questo quadro, la manovra conferma e rende strutturali gli effetti del cuneo fiscale sui redditi da lavoro dipendente fino a 35mila euro e l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni.
Al tempo stesso, l’Italia è impegnata a realizzare nei tempi previsti gli interventi del Pnrr e sarà necessario pensare sin da subito a come dare un futuro sostenibile alla trasformazione digitale. Il percorso verso la modernità tecnologica e digitale dell’economia italiana e delle sue imprese è ancora lungo e tortuoso, in particolare per le imprese di più piccole dimensioni e per il Sud. Sul versante finanziario un’opportunità da cogliere resta l’elevata offerta di risparmio delle famiglie che non è purtroppo canalizzata verso il mercato finanziario italiano, o sottoutilizzata o investita in prodotti finanziari esteri mentre, dal lato della domanda di risparmio delle imprese, la ‘finanza alternativa’ è limitata da un sistema di regole ed incentivi non adeguato allo scopo.
Volgendo lo sguardo un po’ più in là, è chiaro che l’Europa ha perso ampiamente la sfida della rivoluzione digitale e gli aumenti di produttività che essa ha generato. L’Europa dei prossimi decenni non può eludere questa sfida strategica.