A soli tre mesi dall’ultima crisi politica, la Francia è di nuovo senza governo. Sotto il cielo di Parigi, nella giornata di ieri, si è consumata la cronaca di una morte annunciata: l’estrema destra del Rassemblement national e la gauche del Nouveau front populaire hanno votato congiuntamente la sfiducia all’esecutivo guidato dall’ex negoziatore europeo Michel Barnier, che diventa così il primo ministro meno longevo della Quinta Repubblica.
L’errore politico di Macron
“Le origini della crisi vanno ricercate nella scelta di Macron di indire elezioni anticipate dopo le europee: un evidente errore politico che ha consegnato al Paese un Parlamento spaccato in tre, fra estrema destra, macronisti e coalizione di sinistra. Nessuno di questi blocchi ha la maggioranza assoluta e non riescono a trovare un’intesa”, commenta a Fortune Italia Jean-Pierre Darnis, ordinario all’Université Cote d’Azur di Nizza e docente di Storia contemporanea alla Luiss.

Le insidie della legge di bilancio
Barnier è inciampato sulla legge di bilancio per il 2025, giudicata dall’Assemblea nazionale troppo austera, nonostante le concessioni dell’ultimo minuto all’estrema destra. Barnier aveva quindi fatto ricorso al discusso articolo 49.3 della Costituzione, che consente di scavalcare il voto parlamentare. Ma ha così fornito alle opposizioni un assist irrinunciabile per staccare la spina al governo.
La strategia di Marine Le Pen
Proprio Marine Le Pen è stata l’ago della bilancia: Il Rassemblement national ha consentito la nascita del governo di minoranza e lo stesso ne ha decretato la morte. Per ragioni di opportunismo politico. “Barnier, uomo di destra, sembrava poter avere una relativa capacità di dialogo con Le Pen, ma la strategia è fallita”, spiega Darnis. La leader del Rn aveva tutto l’interesse a far deflagrare la crisi: “Le Pen sarà con ogni probabilità condannata per appropriazione indebita di fondi del Parlamento europeo, nel caso degli assistenti parlamentari. E la condanna dovrebbe includere l’ineleggibilità, che le impedirebbe di candidarsi alle presidenziali del 2027. Tutto ciò l’ha spinta a forzare la mano, nella speranza di indurre Macron a dimettersi e di inserirsi nella corsa per le presidenziali prima della sentenza”.

Macron sempre più isolato
Non se la passa meglio il presidente della Repubblica: “Macron appare sempre più isolato – evidenzia il docente della Luiss – Anche i suoi deputati, che gli erano fedeli, non hanno digerito la scelta di sciogliere il Parlamento, interrompendone la legislatura. Si trova in una condizione di grave debolezza e in molti incominciano a chiedersi se la sua figura rappresenti un problema piuttosto che una soluzione. Politicamente, è un morto che cammina. Se si troverà una soluzione che consenta un minimo di governabilità, potrebbe portare a termine il suo mandato. Ma molti lo ritengono responsabile dell’attuale scenario e invocano a gran voce le sue dimissioni”.