Banco Bpm non cede, sicuramente non a questi prezzi: cosa farà ora Andrea Orcel? L’Ops di Unicredit su Banco Bpm si è scontrata con il primo prevedibile no del Cda di piazza Meda, che ha considerato ostile l’offerta e che ha ribattuto punto per punto su tutti gli svantaggi che una fusione, a che queste condizioni, potrebbe provocare.
Difficile però che l’Ad di Unicredit rinunci, nonostante gli avvertimenti del Governo a Orcel, che pochi mesi fa ha sfidato un altro governo, quello tedesco, nella partita Commerzbank.
Il bivio davanti a Banco Bpm
La palla in ogni caso ora è nel campo di Banco Bpm, che dopo aver valutato negativamente l’offerta potrebbe usare la carta dell’Assemblea straordinaria per un’opzione ‘estrema’ come l’accelerazione sulla fusione con Mps (come da piani del Governo), per rivolgersi ad altri player come i francesi – già azionisti – di Crédit Agricole o tirare sul prezzo con Unicredit attraverso un buyback.
La strada preferita dall’Ad Castagna, va ricordato, è il modello standalone (concetto ripetuto anche qualche settimana fa con l’aumento del peso di Banco Bpm in Mps).
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L’incognita francese
Tra i possibili motivi della mossa di Orcel potrebbe esserci stata proprio la volontà di anticipare una possibile Opa dei francesi su piazza Meda.
“Crédit Agricole ha un ruolo fondamentale visto che è il primo azionista di Banco BPM”, spiega a Fortune Italia Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia. “Negli ultimi giorni sono uscite indiscrezioni su una possibile accumulo di azioni Banco BPM fino al 20% grazie all’utilizzo di strumenti derivati e la successiva richiesta alla Bce per autorizzare un aumento della partecipazione al di sopra del 10% del capitale della banca di Piazza Meda (voci smentite dall’istituto francese)”.
Le intenzioni di Crédit Agricole, dice l’analista, “al momento sono ben nascoste. Esiste la possibilità concreta che anche Credit Agricole possa avere interesse a salire in Banco BPM e costruire una super potenza transfrontaliera sia come banca commerciale che nell’asset management con Amundi e Anima”. Su quest’ultima Banco Bpm Vita ha depositato in Consob il documento di offerta relativo all’Opa volontaria totalitaria su Anima.
Il rilancio di Unicredit
Cosa potrebbe fare ora Unicredit? Perché gli osservatori sembrano scommettere su un rialzo e quando potrebbe avvenire?
Secondo Diodovich un rilancio potrebbe arrivare tra poco.
“La prima mossa di Unicredit con la comunicazione dell’offerta su Banco BPM ha preso di sorpresa sia i vertici e gli azionisti dell’istituto di Piazza Meda, sia il Governo italiano”, dice Diodovich.
“L’offerta, a nostro avviso, è bassa rispetto al valore di Banco BPM e crediamo che i vertici di Unicredit abbiano già in mente di rilanciare l’offerta nel breve termine per convincere gli stakeholder che la loro proposta possa essere migliore rispetto ai possibili scenari alternativi (modello stand-alone, terzo polo bancario italiano, integrazione con Crédit Agricole). Riteniamo che il dado sia tratto e che le contromosse dei vari partecipanti possano essere annunciate nelle prossime settimane”.
Unicredit e il golden power
In tutto questo rimane da chiarire il ruolo della politica, con il Governo che ha paventato un utilizzo del Golden power che nel settore finanziario non è stato accolto positivamente.
Un’applicazione della legge che consente al Governo di porre condizioni su operazioni come le acquisizioni non è chiara. E “se non è chiara, perché la dovrei chiarire io che non ne sono parte? Conosciamo le regole e, conoscendole, non partecipiamo a dibattiti che sarebbero scomposti e fuori luogo”, ha commentato sul golden power Antonio Patuelli, presidente di Abi, a margine di un evento a Milano.
Nelle operazioni di mercato, evidenzia Patuelli “valgono due fattori: strettamente di mercato che sono quelli economici e le regole con la vigilanza delle autorità”. Ad avere un ruolo, insomma, è in primo luogo la Bce.
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La lettera di Giuseppe Castagna ai dipendenti
Il giorno dopo il cda di Banco Bpm, l’Ad Giuseppe Castagna ha intanto scritto ai dipendenti ribadendo come l’offerta lanciata da Unicredit lo scorso 25 novembre per le azioni del Gruppo, non rifletterebbe “in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm” e che l’Ops “esporrebbe gli stakeholder della nostra Banca a una significativa diluizione di tale presenza a favore di aree caratterizzate da una minore crescita e da un maggiore rischio geopolitico”.
“Care colleghe, cari colleghi – scrive l’ad – a pochi giorni dalla mia precedente lettera, mi sento di dover tornare da voi per commentare le recenti notizie, di cui certamente siete già a conoscenza. Ci troviamo in un momento di grande rilevanza per il nostro Gruppo, un passaggio storico che ci vede protagonisti attivi sul mercato, come dimostrano i recenti accadimenti che riguardano la nostra Banca”.
L’amministratore delegato sottolinea come “forse anche per questi motivi, ci troviamo oggi a dover commentare un’operazione non concordata con la Banca e a condizioni di prezzo inusuali per questo tipo di operazioni”. “Il 25 novembre – si legge nel testo della nota – come noto, Unicredit ha lanciato un’ops sulle Azioni Banco Bpm. Un’offerta che, come rilevato dal cda della nostra Banca, non riflette in alcun modo la redditività e l’ulteriore potenziale di creazione di valore per gli azionisti Banco Bpm; tale potenziale è ulteriormente rafforzato dalle operazioni straordinarie recentemente annunciate dalla nostra Banca, che si aggiungono alle azioni già contenute nel Piano Strategico 2023-2026. Avere raggiunto e, anzi, anticipato gli obiettivi di Piano, così come la nostra capacità di estrarre valore dalle fabbriche prodotto, hanno rafforzato il posizionamento competitivo della Banca”.
Tagli al personale da oltre 6.000 persone
Infatti, l’offerta esporrebbe gli azionisti del Gruppo a una “significativa diluizione di tale presenza a favore di aree caratterizzate da una minore crescita e da un maggiore rischio geopolitico”.
Castagna esprime poi preoccupazione in merito le sinergie di costo stimate da Unicredit, pari a oltre un terzo della base costi di Banco Bpm che “si può stimare, significherebbe tagli al personale di oltre 6.000 colleghe e colleghi. Senza contare che tale offerta, in conseguenza della normativa sulle opa, rischia di limitare l’autonomia strategica del management anche con riferimento alle condizioni dell’operazione su Anima Holding”.
Bpm è “una grande banca autonoma, italiana” e con una forte vocazione di vicinanza ai territori e alle piccole medio imprese e “dobbiamo continuare in questa direzione, rimanendo nel solco che abbiamo tracciato e continuando a fare bene il nostro mestiere, come abbiamo sempre fatto” perché “questa è la strada giusta per crescere da soli e non diventare oggetto di operazioni che non tengono in alcun conto il valore espresso dalla nostra Banca oggi e, ancora di più, nel futuro prossimo”. “Grazie a tutte e a tutti per il vostro impegno e la vostra fiducia. Insieme, guardiamo avanti con orgoglio e determinazione” conclude.