Donald Trump ha fatto le sue prime promesse in materia di politica commerciale dopo la vittoria alle presidenziali, presentandosi sui social per annunciare nuovi dazi sulle importazioni di Cina, Messico e Canada subito dopo il suo insediamento a gennaio. Lunedì sera, Trump ha dichiarato che imporrà un’ulteriore tariffa del 10% su tutte le importazioni dalla Cina, oltre ai dazi già esistenti.
Trump ha incolpato la presunta inazione cinese nel controllare il flusso di droghe illegali negli Stati Uniti: “Ho avuto molti colloqui con la Cina sulle massicce quantità di droga, in particolare il Fentanyl, che vengono inviate negli Stati Uniti, ma senza alcun risultato”, ha scritto. “Dalla Cina mi hanno garantito che avrebbero applicato la loro massima pena, quella della morte, per qualsiasi trafficante di droga sorpreso a fare questo, ma, purtroppo, non hanno mai dato seguito alla richiesta”.
In risposta alla minaccia di Trump di imporre dazi, i funzionari cinesi hanno affermato che la cooperazione economica tra Cina e Stati Uniti è “reciprocamente vantaggiosa”, un’argomentazione che i funzionari usano spesso in risposta alle politiche statunitensi che prendono di mira la seconda economia mondiale. “Nessuno vincerà una guerra commerciale o tariffaria”, ha dichiarato lunedì Liu Pengyu, portavoce dell’ambasciata cinese negli Stati Uniti.
Oltre ai nuovi dazi sulle importazioni dalla Cina, Trump ha minacciato anche tariffe del 25% sulle merci che entrano negli Stati Uniti dal Messico e dal Canada, a causa dell’immigrazione illegale e del contrabbando di droga. Ha promesso che le tariffe rimarranno in vigore fino alla cessazione di tali attività.
I mercati asiatici si sono ampiamente scrollati di dosso la minaccia di Trump sui dazi. Il Nikkei 225 del Giappone è sceso dello 0,8%, mentre il KOSPI della Corea è sceso dello 0,6%. I mercati azionari cinesi, compreso quello di Hong Kong, sono rimasti fermi.
Il problema del fentanyl
L’overdose da oppioidi, in particolare da fentanyl, è una delle principali cause di morte negli Stati Uniti, con circa 75mila morti l’anno scorso secondo i Centri statunitensi per il controllo e la prevenzione delle malattie.
Il flusso di fentanyl illegale è stato un punto dolente nelle relazioni tra Stati Uniti e Cina sia durante la prima amministrazione Trump sia durante la successiva amministrazione Biden. Nel 2019, Pechino ha aggiunto tutte le sostanze legate al fentanyl a una lista di stupefacenti controllati, che secondo i funzionari avrebbe fornito una solida base legale per reprimere il commercio di fentanyl.
La Cina ha poi accettato di controllare le esportazioni di sostanze chimiche utilizzate per la produzione di precursori del fentanyl nel novembre 2023, a seguito di un incontro a San Francisco tra il presidente cinese Xi Jinping e il presidente degli Stati Uniti Joe Biden.
La nuova guerra commerciale di Trump
Trump ha puntato molto sulle tariffe durante la sua campagna per la presidenza, impegnandosi a imporre dazi fino al 60% sulle merci provenienti dalla Cina. Trump ha sostenuto che i dazi potrebbero riportare negli Stati Uniti posti di lavoro nel settore manifatturiero e aumentare le entrate fiscali. Tuttavia, molti economisti ritengono che le tariffe alimenteranno l’inflazione, con l’onere fiscale che ricadrà sui consumatori statunitensi.
La prima amministrazione Trump ha imposto tariffe sulle importazioni cinesi nel 2018; l’amministrazione Biden ha mantenuto in gran parte tali tariffe e ha imposto nuove tasse, come un dazio del 100% sulle importazioni di veicoli elettrici cinesi. L’economia cinese è in una posizione difficile, anche senza le tariffe minacciate da Trump. Pechino sta affrontando una lunga crisi immobiliare, un consumo interno fiacco e una disoccupazione giovanile relativamente alta.
L’annuncio di Trump sui dazi segue la sua decisione di nominare il gestore di hedge fund Scott Bessent come segretario al Tesoro. Sebbene Bessent fosse la scelta preferita dal mercato, ha anche segnalato un’apertura ai dazi, vedendoli come uno strumento di negoziazione per fare pressione sui partner commerciali e come un modo per compensare i tagli alle tasse.
Le aziende dovranno iniziare a prepararsi a un approccio più protezionistico da parte degli Stati Uniti sotto una seconda amministrazione Trump, ha previsto Nick Marro, principale economista per l’Asia dell’Economist Intelligence Unit, in una nota di martedì. “Di conseguenza, le aziende e gli investitori dovrebbero pensare a come prepararsi al peggio”.
L’articolo originale è disponibile su Fortune.com