Il piano di Trump di aumentare i dazi danneggerà la crescita economica a lungo termine dell’America, ha avvertito il miliardario gestore di hedge fund Ken Griffin. Parlando giovedì all’Economic Club di New York, il founder e Ceo di Citadel ha detto che le aziende statunitensi protette dalla concorrenza estera si renderanno presto conto che fare pressioni su Capitol Hill è il modo più semplice per garantire la loro sopravvivenza, piuttosto che il difficile percorso dell’innovazione e della produttività.
Griffin non è l’unico a pensarla così. Giovedì il responsabile finanziario di Walmart, John David Rainey, ha detto a Fox News che saranno i clienti statunitensi a pagare gli aumenti dei costi legati ai dazi che Walmart non potrà assorbire. “Una volta che le aziende sanno che la loro stessa esistenza è dovuta ai dazi”, ha detto Griffin, “i corridoi di Washington si riempiranno di gruppi di interesse e di lobbisti”. E, cosa forse ancora peggiore, col tempo diventeranno sempre meno competitivi anche sui mercati globali.
Un esempio perfetto è l’industria automobilistica. Più di 60 anni fa gli Stati Uniti, in una disputa commerciale con la Germania, cercarono di punire la Volkswagen per aver minacciato le case automobilistiche nazionali con il suo iconico autobus VW. Imposero un brutale dazio all’importazione del 25% su tutti i veicoli commerciali che portò le Big Three a spartirsi il mercato dei pick-up e che è sopravvissuto fino ad oggi.
In parte come risultato di questo processo, General Motors e Ford faticano a competere con l’Asia e l’Europa in segmenti di autovetture come le berline e le utilitarie compatte, e continuano a dipendere in modo preponderante dai profitti ottenuti dalla vendita di grandi autocarri in Nord America.
L’articolo originale è disponibile su Fortune.com
