Fitness o Fatness? Sembra di tornare allo Shakespiriano “essere o non essere” quando si prova a definire quanto e come pesano rispettivamente movimento fisico, sovrappeso e obesità sul rischio di malattie cardiovascolari e di mortalità. Ma la conclusione sembra essere che occorra andare oltre ai rigidi parametri numerici dell’Indice di Massa Corporea o BMI per definire precisamente i rischi soggettivi.
Come a dire che fitness e movimento regolare varrebbero più di fatness, ovvero il peso. A farlo pensare è una meta-analisi apparsa sul British Journal of Sports Medicine. Gli esperti (tra cui l’autore corrispondente Siddhartha Angadi dell’Università della Virginia e Glenn Gaesser dell’Università statale dell’Arizona), sono infatti giunti alla conclusione che ciò che conta è tenersi in forma. Con una regolare attività fisica, alla faccia del peso e dell’Indice di Massa Corporea.
Il che non significa che non si debba fare attenzione ai chili di troppo, ma piuttosto che sarebbe sempre e comunque importante muoversi. E con costanza. Analizzando la letteratura, infatti, si vede che gli individui in forma in tutte le categorie di BMI avevano rischi statisticamente simili di morte per tutte le cause o malattie cardiovascolari. Al contrario, chi si lascia andare alla sedentarietà a prescindere dal BMI presenterebbe rischi da due a tre volte superiori di mortalità per tutte le cause e di malattie cardiovascolari rispetto agli individui in forma di peso normale.
Più che la bilancia, insomma, conterebbe il movimento. Almeno sul fronte del rischio di mortalità. E allora, avvicinandosi il Natale e l’immancabile sequela di cene, aperitivi e pranzi luculliani, ricordiamoci di muoverci. E non solo per l’estetica e i muscoli, ma per il benessere.
Perché l’attività fisica è davvero la miglior medicina a costo zero per la prevenzione. Per la cronaca, lo studio ha preso in esame una grandissima mole di dati, quasi 400.000 adulti di diversi Paesi, per un terzo donne. Nella maggior parte degli studi, gli individui sono stati classificati come idonei se il loro punteggio del test da sforzo (VO2max stimato o misurato direttamente) li collocava al di sopra del ventesimo percentile all’interno della loro fascia d’età. La forma cardiorespiratoria, ottenibile attraverso una valida attività fisica considerando questo parametro funzionale, appare come un determinante basilare per la protezione da malattie e morte cardiovascolare e non solo.
Anche perché potrebbe rappresentare una contromisura per chi fa il classico “saliscendi” sulla bilancia, con le diete yo-yo. Gaesser, in una nota, segnala proprio questo: “Cicli ripetitivi di perdita e aumento di peso, la dieta yo-yo, sono associati a numerosi rischi per la salute paragonabili a quelli di l’obesità stessa. Migliorare la forma cardiorespiratoria può aiutare a evitare gli effetti negativi sulla salute associati alle diete yo-yo croniche”.
Conclusione? Da parte di tutti forse è arrivato il momento di cambiare paradigma. E magari pensare di valutare in modo indipendente il valore di un approccio basato sulla forma fisica, piuttosto che un sul calo ponderale nei soggetti obesi. La strada è lunga. Ma fitness forse in futuro vincerà su fatness. O almeno avrà sempre più impatto, è il caso di dirlo, sulle traiettorie di benessere.