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Gli spaghetti più sottili al mondo: ecco a cosa serviranno

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Velasco25 Articolo

Lasciate perdere la forchetta: gli spaghetti più sottili del mondo, circa 200 volte più fini di un capello umano, non servono infatti per qualche curiosa ricetta da chef. Sono stati creati in laboratorio per scopi medici e industriali da un team di scienziati britannici dell’UCL e promettono di fare la differenza in una serie di settori, ad esempio nella guarigione delle ferite. Si tratta, però, di veri e propri spaghetti: sono fatti di farina (nella foto principale, Credits: Beatrice Britton/Adam Clancy). Anche se per vederli occorre uno speciale microscopio (ed è decisamente impossibile cuocerli).

Gli ingredienti dei nanospaghetti

Le nanofibre fatte di amido, prodotte dalla maggior parte delle piante verdi per immagazzinare il glucosio in eccesso, sono particolarmente promettenti e potrebbero essere utilizzate per favorire la guarigione delle ferite (i le bende in nanofibre sono altamente porose, consentendo l’ingresso di acqua e umidità ma tengono fuori i batteri), ma anche come impalcatura per la rigenerazione ossea o la somministrazione di farmaci. Tuttavia, questi prodotti si basano sull’estrazione dell’amido dalle cellule vegetali e sulla sua purificazione, un processo che richiede molta energia e acqua.

Un metodo più ecologico, affermano i ricercatori, è quello di creare nanofibre direttamente da un ingrediente ricco di amido come la farina, che come i nostri lettori sanno bene è la base della pasta. Ebbene, su ‘Nanoscale Advances’ il team descrive la produzione di spaghetti di appena 372 nanometri (miliardesimi di metro) di diametro, utilizzando una tecnica chiamata elettrofilatura: fili di farina e liquido vengono ‘attirati’ attraverso la punta di un ago da una carica elettrica. Il lavoro è stato eseguito da Beatrice Britton, che ha condotto lo studio come parte del suo master in chimica presso l’UCL.

La ricetta

“Per fare gli spaghetti – spiega il coautore Adam Clancy (UCL Chemistry) – si spinge un composto di acqua e farina attraverso fori metallici. Nel nostro studio, abbiamo fatto lo stesso, solo che abbiamo tirato il nostro composto di farina con una carica elettrica. Insomma, sono davvero spaghetti, ma molto più piccoli”.

Nel loro articolo, i ricercatori descrivono anche la pasta più sottile conosciuta, chiamata su filindeu (“fili di Dio”), realizzata a mano da un pastaio nella città di Nuoro, in Sardegna. Questa pasta ha circa 400 micron di larghezza ed è 1.000 volte più spessa della nuova creazione elettrofilata che, con 372 nanometri, è più stretta di alcune lunghezze d’onda della luce.

La nuova “nanopasta” ha formato un tappeto di nanofibre di circa 2 cm di diametro, ed è quindi visibile, ma ogni singolo filo è troppo stretto per essere catturato da qualsiasi telecamera: la larghezza degli spaghetti tech è stata misurata con un microscopio elettronico a scansione. A questo punto l’ingrediente principale c’è, ma andranno esplorate le possibili applicazioni, tutte – ne siamo certi – fuori dalla cucina.

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