In questo autunno caldo sono 1,2 milioni le prestazioni sanitarie che oggi potrebbero saltare per lo sciopero nazionale di 24 ore che vede medici, dirigenti sanitari, infermieri e altre professioni sanitarie incrociare le braccia. Una mobilitazione che “non è stata presa a cuor leggero”, hanno puntualizzato Pierino Di Silverio per Anaao Assomed, Guido Quici per Cimo-Fesmed e Antonio de Palma per Nursing Up, che oggi partecipano alla manifestazione in programma a Roma, in Piazza Santi Apostoli alle ore 12.00.
Lo sciopero “è il frutto dell’esasperazione dei medici, che chiedono da almeno tre anni un’attenzione nei confronti delle professioni sanitarie”, ha detto Filippo Anelli, presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri. Una delegazione della Fnomceo sarà in Piazza per esprimere sostegno e solidarietà.
L’impatto sui cittadini
A rischio per 24 ore tutti i servizi della sanità, compresi gli esami di laboratorio. I sindacati calcolano che circa 15mila interventi chirurgici programmati potrebbero essere rinviati, come pure 100mila visite specialistiche, i servizi assistenziali e le prestazioni infermieristiche ed ostetriche, anche a domicilio, e 50mila esami radiografici. Saranno garantite le prestazioni d’urgenza, ma certo il 20 novembre sarà una giornata nera per chi aveva prenotato una visita o un esame.

Adesione all’85%
In base alle informazioni che iniziano ad arrivare dai territori, “possiamo affermare che le percentuali di adesione allo sciopero sono molto alte, fino a punte dell’85% compresi gli esoneri previsti per legge”, fanno sapere Pierino Di Silverio, Guido Quici, e Antonio De Palma. “Un segnale importante che dovrebbe far riflettere sulle condizioni di lavoro inaccettabili negli ospedali di tutta Italia e sulla condivisione delle ragioni della protesta da parte dei colleghi”.
“Segnaliamo infine – dicono i rappresentanti sindacali – che circa il 20% delle Aziende non ha dato al personale disposizioni sul contingentamento minimo per lo sciopero, creando grandi difficoltà per circa 20.000 medici e 100.000 infermieri e professionisti sanitari”.
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Chi può incrociare le braccia
Allo sciopero possono aderire tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in servizio con rapporto a tempo determinato o indeterminato presso le Aziende e gli Enti del Servizio sanitario nazionale, compresi Irccs, Arpa, oppure dipendenti delle strutture di carattere privato o religioso che intrattengono un rapporto di convenzione o di accreditamento con il Ssn. Possono aderire anche i medici specializzandi assunti con il decreto Calabria e il personale medico universitario che svolge attività assistenziale presso un’Azienda Ospedaliera Universitaria. E ancora: gli infermieri, le ostetriche e il resto del personale sanitario non medico afferente alle qualifiche contrattuali del comparto della sanità operanti nelle Asl, nelle Aziende ospedaliere e negli enti della sanità pubblica italiana.
I motivi della protesta
“Risorse, riforme e formazione“: sono le tre parole che riassumono i motivi della protesta dei medici italiani, secondo Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed. In dettaglio, “al finanziamento dei contratti di lavoro, compreso quello dei colleghi dell’ospedalità privata, vengono assegnate risorse assolutamente insufficienti”, dicono le sigle sindacali, criticando la “mancata detassazione di una parte della retribuzione” e la “mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario e sull’esiguo e intempestivo incremento dell’indennità di specificità infermieristica, non esteso alle ostetriche”.
Le richieste
Non è solo una questione di soldi. Il vaso è colmo e i medici stremati “da burnout, stress professionale, carenze di organico e organizzative, violenze gratuite e inaccettabili, denunce ingiuste” vanno all’estero o scelgono il prepensionamento o la libera professione, ricorda Anelli. “Lo sciopero, le proteste rappresentano il picco, la punta massima di questa esasperazione, cui non si riesce a trovare una soluzione. L’attuale Governo si è dimostrato sensibile a tematiche come le liste d’attesa, o il contrasto alla violenza nei confronti degli operatori, emettendo con urgenza provvedimenti che, nel caso della violenza, si sono dimostrati sin da subito realmente efficaci. Provvedimenti che, tuttavia, per essere risolutivi, vanno accompagnati e supportati da una rivoluzione culturale, da un sostegno forte alla scienza e da una valorizzazione delle competenze, che restituiscano autorevolezza e ruolo ai professionisti”.
Insomma, per Anelli serve “un segnale forte da parte del Governo che, privilegiando la sanità tra le priorità su cui intervenire, dia una risposta non solo ai suoi lavoratori, ma a tutti i cittadini”.