Il focolaio di dengue nel paese delle Marche deve essere un monito per rilanciare – per tempo – la lotta alle zanzare portatrici di malattie. L’analisi di Roberto Burioni.
“Pensate se quello che è iniziato a ottobre a Fano fosse successo in giugno”. A chiederselo è Roberto Burioni, professore ordinario di Microbiologia e Virologia dell’Università Vita – Salute San Raffaele di Milano e volto noto della tv, che sta seguendo con molta attenzione l’evoluzione del ‘caso Fano’. Nel comune delle Marche (al momento in cui andiamo in stampa, ndr) sono stati registrati ufficialmente 136 casi di infezione da virus Dengue di tipo 2 (DENV-2), di cui 134 notificati dalla regione e 2 nella vicina Toscana, collegati a quelli di Fano. “La dengue è una malattia trasmessa esclusivamente dalle zanzare, in Italia le Aedes albopictus. Quando una zanzara tigre punge un malato – ci spiega – rimane infettiva per tutta la vita: circa un mese. A Fano è successo probabilmente che una persona infetta, tornata da un Paese in cui la dengue è presente in modo massiccio, come ad esempio il Brasile, è stata punta da una zanzara che poi ha punto un’altra persona e così via. Perché questo avvenga, oltre al paziente con la dengue, occorre un gran numero di zanzare. E il fatto è che, come vediamo ogni giorno, il numero di zanzare nel nostro Paese è molto aumentato e ci sono ormai specie che un tempo non c’erano. Insomma, non si tratta più di casi importati: il virus sta circolando e ci sono stati casi autoctoni. Le zanzare non si spostano da dove sono nate, le persone sì. Se vengono punte e poi viaggiano in luoghi in cui ci sono le zanzare tigre, ecco che la malattia si può diffondere”.
Il freddo è un (nostro) alleato
Burioni, nato a Pesaro, ricorda come “a Fano il pericolo è concreto: ci sono zanzare infette. Se non le uccidono con le disinfestazioni, ogni puntura di zanzara potrebbe trasmettere la malattia. Per fortuna questo problema verrà risolto dal clima: sotto i 16 gradi le zanzare diventano molto meno attive”, aggiunge il virologo. L’autunno porta il freddo e ostacola gli insetti. “Ma pensate se questo fosse accaduto a giugno. Insomma, il caso di Fano deve essere un monito. Mi dispiace dire che l’avevo detto (in trasmissione da Fabio Fazio sul Nove, ndr): se in Italia non si fa qualcosa di molto serio per il controllo delle zanzare, corriamo il rischio di vederci scoppiare un focolaio epidemico in piena stagione turistica. E poi diventa molto difficile fermarlo. Per fortuna in questo caso ci aiutano le temperature. Ma il punto non è solo la dengue: le zanzare uccidono ogni anno 500mila persone, ecco perché dico che è l’animale più feroce che ci sia sulla Terra. Dove ci sono gli uomini, è la mia opinione, non ci devono essere zanzare pericolose. Poi se si decide che vogliamo lasciare le zanzare per la biodiversità o altri motivi, almeno nelle città vanno contrastate. Se si sceglie di non eradicarle, bisogna essere pronti a pagare il prezzo della diffusione evitabile di queste malattie”.
Lo specialista invita a guardare al recente passato. “Non dimentichiamo che in Italia nel 1946 abbiamo eradicato dall’Italia la zanzara anofele, e con essa la malaria. Dunque, in attesa che la scienza ci metta a disposizione strumenti per controllare il numero delle zanzare pericolose, dobbiamo ammettere che c’è un problema che va affrontato con la prevenzione e la disinfestazione”. D’altra parte, riflette Burioni, “questa malattia è facile da controllare: c’è solo se c’è anche la zanzara. Non abbiamo antivirali, il vaccino non è utilizzabile in questa fase: dobbiamo far sparire il vettore. Il messaggio rivolto alla popolazione, invece, è quello di proteggersi con zanzariere
e repellenti efficaci”.
La febbre spaccaossa
Burioni tiene anche a precisare che “la dengue non è una malattia lieve o una semplice influenza. In molti Paesi la chiamano ‘febbre spaccaossa’, in un caso su 20 ha un decorso grave e può essere addirittura fatale”. Questa malattia, ricorda ancora il virologo, “viene trasmessa esclusivamente dalle zanzare tigre, che pungono un individuo infetto (in oltre il 50% dei casi è asintomatico), si infettano a loro volta e rimangono in grado di trasmettere la malattia per tutta la loro vita, che è di un mese circa”.
Tornando a Fano, “pensiamo cosa sarebbe successo in una zona a vocazione turistica se questa situazione si fosse verificata non ai primi di ottobre, ma in giugno. Questa volta probabilmente ci è andata bene, ma impariamo per il futuro”, è l’invito dello specialista. È ovvio, continua Burioni, “che in questo contesto il modo per controllare la dengue è agire sul vettore, quindi sulla zanzara tigre. Dobbiamo usare repellenti (quelli veri, non quelli ‘naturali’), far sì che le zanzare non possano deporre le uova e quindi proliferare (dunque eliminare tutti i ristagni di acqua, anche se minimi). Ovviamente quando è in corso un focolaio epidemico diventa indispensabile uccidere le zanzare adulte e potenzialmente in grado di trasmettere l’infezione, per cui bisogna agire con grande energia”. Intanto le temperature scendono e l’Istituto superiore di sanità dà conto di “segnali di rallentamento” per il focolaio marchigiano, mentre il sindaco di Fano ha annunciato che nel marzo 2025 metterà in atto un intervento larvicida massivo. Una “mossa fondamentale per giocare d’anticipo”, contro la dengue la prossima estate. “Bravo”, chiosa Burioni dalla sua pagina Facebook.
Dengue in Italia
Nel nostro Paese dal 1° gennaio al 24 ottobre 2024 al sistema di sorveglianza nazionale risultano 657 casi confermati di dengue (457 associati a viaggi all’estero e 200 autoctoni) L’età media dei pazienti è di 45 anni, il 51% è di sesso maschile e non si segnala nessun decesso (al momento in cui andiamo in stampa, ndr).