Basta perdere tempo coi videogiochi! Quante volte l’avete sentito dire? Ebbene, dalla ricerca arriva ora un sonoro contrordine. A quanto pare, infatti, i giocatori che amano le sfide online contro perfetti sconosciuti imparano divertendosi. E le loro competenze sul posto di lavoro si arricchiscono. Un upgrade dovuto alle ore di ‘training’ involontario, passate – ma qualcuno diceva sprecate – a combattere alieni, trovare tesori o conquistare nuovi mondi.
Altro che perdita di tempo
Forse i detrattori e gli scettici del gaming online e quanti non mancano di sottolineare gli effetti negativi degli schermi sui giovani non saranno contenti, ma lo studio su ‘Human Resource Development International’ firmato da Melika Shirmohammadi, professore associato presso l’University of Houston College of Technology, è di quelli che non ti aspetti.
Contrariamente alla vulgata, gli appassionati di videogiochi online di massa sviluppano, ora dopo ora, nuove competenze. “Il gaming online spesso ha una cattiva reputazione, ma il nostro studio rivela una storia diversa. Abbiamo scoperto che la passione per i videogiochi può effettivamente aiutare le persone a sviluppare competenze preziose sul lavoro”, afferma Shirmohammadi. Si tratta di skill non da poco. Come “la risoluzione dei problemi, il lavoro di squadra, la leadership e persino l’autostima. La nostra ricerca dimostra che il gioco, con moderazione, può essere un modo per crescere sia a livello personale che professionale“.
Qualche verità che non conoscevate
Che lo sappiano o no, le aziende stanno già assumendo un’enorme quantità di appassionati di videogiochi online. I calcoli sono semplici. Milioni di persone ormai nel mondo giocano a giochi multiplayer online, sfidando perfetti sconosciuti in un mondo virtuale. I primi tre videogiochi di questo tipo, World of Warcraft, Destiny 2 e Final Fantasy, dichiarano rispettivamente 150,6 milioni, 49,7 milioni e 60,3 milioni di giocatori totali.
Per capire se questo hobby avesse un influsso positivo sul lavoro, il team di Shirmohammadi ha condotto uno studio qualitativo tra 23 appassionati che avevano in media 20 anni di esperienza nei videogiochi e avevano giocato a questo tipo di videogame per almeno 10 anni. Naturalmente, tutti lavoravano.
I giochi esaminati (tra cui World of War Craft, EVE e Final Fantasy) richiedono agli utenti di coordinarsi per raggiungere obiettivi collettivi, rispettare le norme del team (ad esempio, arrivare in tempo per le missioni), collaborare con gli altri ed evitare comportamenti sconsiderati o non calcolati che potrebbero mettere a repentaglio la missione.
Gioca di più, preoccupati meno
Ebbene, i giocatori hanno riferito di vedere il lavoro come una serie di enigmi risolvibili. La loro esperienza virtuale ha li ha resi più pazienti nell’affrontare i problemi reali, incoraggiandoli a perseverare. “Vedo un puzzle e sono motivato a risolverlo. Quindi, credo che” i videogiochi “abbiano influenzato la mia mentalità in questo modo”, ha raccontato un ingegnere coinvolto nella ricerca.
C’è poi chi ha sviluppato la propria autostima attraverso il gioco e chi è diventato consapevole delle proprie abilità, anche nel lavoro di squadra. “Ho a che fare con molte persone nuove al lavoro – ha raccontato un esperto IT – Dal momento che in un certo senso mi sforzo di fare tutto il coaching nel gioco, sono diventato abile nello spiegare come fare certe cose” ai nuovi dipendenti.
Insomma, il lavoro è stato condotto su piccoli numeri, ma gli autori non hanno dubbi: “Il nostro studio rivela come un hobby potrebbe giovare sul lavoro“, ha affermato Shirmohammadi. D’altronde, come si dice in un famoso videogioco, “il fallimento non significa che il gioco sia finito, ma riprovare con l’esperienza”. A quanto pare è vero, soprattutto sul lavoro.