“Buscar el levante per el ponente”. Guardando come App e smartphone, con le loro informazioni, possono guidare gli atteggiamenti e le scelte quotidiane di ognuno di noi, può venire alle mente Cristoforo Colombo. Il suo desiderio d’avventura e la convinzione ferrea che lo hanno portato a scoprire l’America, quasi come frutto di un errore.
Il navigatore, infatti, si era convinto di arrivare alle Indie prima andando verso Occidente, per la sfericità della terra. Che c’azzeccano la modernità delle App e delle informazioni sociali e condivise con l’intuizione di Colombo? Sostanzialmente, possono essere due volti quasi opposti di una medesima visione umana, a distanza di tempo. Ma, soprattutto, il parallelo con Colombo ci ricorda come e quanto la variabile soggettiva e l’intuizione nell’interpretare ed utilizzare la grandissima mole di informazioni che giungono dai social conti.
E possa far la differenza, anche ora. Soprattutto se ci si concentra sul singolo individuo, che potrebbe avere caratteristiche diverse rispetto a chi gli sta intorno. Quanto può pesare insomma l’autonomia di pensiero e decisione rispetto agli input delle informazioni che vengono da piattaforme ed applicazioni e potrebbero guidarci sempre di più? Quanto potremmo rischiare, metaforicamente, di andare contro le proposte sulla scelta di un ristorante in una citta sconosciuta partendo dalle recensioni degli utenti, senza sapere se poi chi ha parlato bene (o male) del locale ama i piatti che più ci piacciono?
I segreti delle scelte sociali affascinano. E vanno studiati. Perché possono permetterci di meglio comprendere come possiamo attingere dalle altrui esperienze in presenza di preferenze soggettiva diverse. In questo settore, arriva ora una ricerca che va oltre l’analisi delle modalità di apprendimento soggettivo maggiormente studiate a tavolino, ma difficile da replicare nel mondo reale.
Lo studio apparso su Pnas, che prova a definire come gli esseri umani utilizzano le informazioni sociali per prendere decisioni quando le preferenze di coloro che li circondano non corrispondono perfettamente, è stato condotto da esperti del Cluster Machine Learning presso l’Università di Tubinga e il Cluster Collective Behaviour presso l’Università di Costanza, insieme a colleghi del Riken in Giappone e dell’Università di St Andrews in UK.
Gli scienziati hanno creato un esperimento online simile ad un videogioco. Il gioco è stato progettato per imitare situazioni decisionali quotidiane. I partecipanti hanno completato il gioco in gruppi di quattro. Ogni partecipante aveva un obiettivo, che era unico, ma simile a quello degli altri partecipanti.
Durante l’esperimento, i partecipanti sono stati in grado di vedere i progressi dei loro compagni di gioco. Cosa emerge? Sostanzialmente che usiamo criticamente le informazioni sociali per prendere decisioni. Ci ragioniamo sopra, insomma. E siamo sospettosi. Consideriamo quanto arriva dalla rete come meno affidabile dei dati che raccogliamo direttamente. E, alla fine,puntiamo a processi di integrazione, in cui la soggettività conta. Eccome. Almeno secondo i risultati di questo studio, che rivela come le informazioni sociali debbano essere integrate in modo simile alle informazioni individuali, piuttosto che copiate ciecamente.
Insomma, seppur con tecnologie diverse, siamo rimasti tutti (o buona parte di noi) come Colombo. Con le informazioni di App e social che, seppur a costo di esplorazioni faticose e potenzialmente rischiose, non vengono spesso prese per oro colato. E magari ci spingono a ricercare. A farci esploratori.
Secondo la ricerca, questo percorso è sostanzialmente caratteristica della specie umana. Ed è un potenziale limite all’AI, visto che l’Intelligenza Artificiale fatica ancora ad apprendere socialmente in modo simile all’uomo. I dati ci servono, e ci serviranno. Ma alla fine, per ora, riusciamo ancora a cogliere le informazioni “cum granu salis”.
Almeno fino a quando si sveleranno anche i segreti di questa soggettività. E forse il Machine Learning e gli algoritmi, saranno capaci di riprodurre i percorsi di approfondimento sociale del singolo. Ma c’è tempo.