Tachicardia, ansia, sonno difficile, agitazione, un malessere improvviso che mamma e papà non si spiegano, tanto da portare il figlio in pronto soccorso. Ad accendere i riflettori sugli effetti dell’eccesso di caffeina legato al consumo di energy drink da parte di bambini e adolescenti è stato uno studio americano, ma cosa succede in Italia?
Questa volta Fortune Italia si è rivolta al responsabile di un grande pronto soccorso pediatrico della Capitale, Sebastian Cristaldi, responsabile del Dea II livello dell’Ospedale Bambino Gesù. “Nel nostro Paese – spiega – abbiamo iniziato a drizzare le antenne per via dell’aumento esponenziale dei disturbi comportamentali nei preadolescenti rispetto a prima della pandemia. Volevamo capire, allora, che peso avesse il consumo di energy drink, perchè ogni volta che un elemento inizia a diventare ripetitivo cerchiamo di capire che ruolo abbia”.
Ricordiamo che una lattina di queste bibite può contenere dagli 80 ai 200 mg di caffeina, mentre l’Accademia Americana di Pediatria raccomanda che gli adolescenti consumino meno di 100 milligrammi di caffeina al giorno.
L’indagine
Gli esperti dell’Ospedale del Gianicolo hanno acceso un faro su caffeina ed energy drink. “Abbiamo iniziato da qualche mese a lavorare sull’associazione tra uso abituale degli energy drink e manifestazione cliniche improvvise come tachicardia, malessere, offuscamento e agitazione. Quando bambini e ragazzi si prensentano con questi sintomi, oltre a indagare sul consumo di sostanze, chiediamo se per caso hanno assunto energy drink. E i primi dati ci dicono che c’è un legame, anche se non possiamo fare un collegamento causa-effetto. Una volta escluse condizioni che possono dare un quadro organico, agganciamo il paziente facendolo seguire nel tempo, per comprendere meglio la questione”.
Cristaldi non ama parlare di allarme, ma “i dati a disposizione del servizio di emergenza e urgenza fanno accendere una spia. E ci spingono a focalizzare l’attenzione su questo fenomeno”.
Anche perché “dopo la pandemia abbiamo avuto tante manifestazioni complesse negli adolescenti: solo le agitazioni sono aumentate del 50% rispetto ai 4 anni precedenti. La nostra idea era quella di comprendere meglio anche i risvolti non legati all’isolamento forzato”.
In piazzetta con energy drink e alcol
A preoccupare i pediatri è poi “un fenomeno che va molto di moda tra i giovanissimi: assumere gli energy drink per contrastare l’effetto down dell’alcol. I ragazzi si vedono in piazza, assumono alcol per nessun motivo particolare. Poi, per vincere lo stordimento, bevono queste bevande energizzanti”, racconta lo specialista.
Qualcuno si sente male e finisce in pronto soccorso. “Questo elemento emerge all’anamnesi e il mix alcol-caffeina ci preoccupa, come anche la regolarità di queste ubriacature non motivate da nulla, se non dal bisogno di colmare un vuoto”.
Vincere il down
L’obiettivo dei giovanissimi, puntualizza Cristaldi, è quello di vivere l’alterazione euforica dell’alcol senza l’effetto down, grazie alla caffeina. “Un problema, perchè i ragazzi non hanno idea dei danni ai neuroni legati all’alcol, come pure dell’impatto sul fegato e su un organismo in fase di sviluppo”. Per questo “abbiamo deciso di indagare ulteriormente sul trend di consumo di caffeina, per comprendere meglio questo fenomeno”.
Il messaggio ai genitori
Cosa fare, nel frattempo? “Dobbiamo spiegare ai genitori – dice Cristaldi – che anche gli energy drink possono causare problemi e che bisogna controllarne l’assunzione. Oltretutto queste bibite possono dare una sorta di dipendenza psicologica: il ragazzo dice che non riesce a studiare senza una lattina. Insomma, il mix con l’alcol ci preoccupa, perchè il possibile danno da abuso si moltiplica. Ma si tratta di un fenomeno complesso”. Di cui, forse, vediamo solo la punta dell’iceberg.