Da qui al 2050 gli over 60 nel mondo raddoppieranno. Il contributo del settore farmaceutico sarà decisivo per vivere l’anzianità in modo sereno e autosufficiente.
Gli anni passano per tutti, invecchiamo e, se la fortuna ci assiste, vivremo sempre più a lungo. Il World economic forum calcola che da qui al 2050 gli over 60 nel mondo saranno più del doppio, arrivando a quota 2,1 miliardi. Negli ultimi settant’anni l’aspettativa di vita media è passata da 47 a 73 anni. L’Italia, insieme al Giappone, è destinata a diventare la società più anziana a livello globale, con un’aspettativa di vita sempre più promettente (good) e tassi di natalità in caduta libera (bad). Nelle pagine che andrete a leggere, abbiamo raccolto le testimonianze e le esperienze di manager e scienziati, impegnati a vario titolo nel campo della salute.
In Italia, il settore farmaceutico rappresenta un’eccellenza assoluta, non solo perché incide sul Pil per due punti percentuali ma anche perché è sinonimo di innovazione grazie agli ingenti investimenti in ricerca e sviluppo. Questo contributo in termini di idee e tecniche sempre più innovative è fondamentale per una popolazione che vivrà sempre più a lungo.
Si pone infatti l’esigenza di migliorare la qualità della vita delle persone affinché l’anzianità non diventi un incubo ma una terza e quarta fase dell’esistenza il più possibile allietata da condizioni di salute decenti, autosufficienza e buona compagnia. La parola chiave è prevenzione. A parte la tendenza sempre più marcata di rivolgersi al chirurgo plastico per nascondere – o, perlomeno, attenuare – i segni del tempo, si fa strada la consapevolezza di quanto sia importante, e non rinviabile, curare da subito la propria salute fisica e mentale per affrontare l’ultimo ciclo dell’esistenza senza gravare sugli altri e godendo appieno di ciò che la vita ancora offre, ad ogni età.
È stata coniata un’espressione, ‘longevity economy’, per definire i princìpi cardine di un sistema che, attraverso il partenariato tra pubblico e privato, mira a dotare gli over 60 di ‘resilienza finanziaria’ anche all’indomani del pensionamento e di una rete sociale che allontani uno spettro che la senilità porta con sé, vale a dire la solitudine.
I governi, insieme ai privati, devono disegnare programmi che mantengano le persone attive il più a lungo possibile nell’ambito di una forza lavoro davvero multigenerazionale, non solo per favorire il trasferimento di conoscenze tra senior e new entry ma anche per evitare che i più vecchi finiscano in povertà una volta usciti dal mercato del lavoro. Strumenti assicurativi, previdenza e incentivi ad hoc possono fare la differenza. L’economia della longevità inoltre si prefigge di fornire, su vasta scala, l’accesso a check-up e trattamenti medici preventivi, a prezzi più accessibili di oggi, al fine di scongiurare l’insorgenza di malattie.
Nel contempo, anche chi invecchia – perché ha l’immensa fortuna di vivere più a lungo – deve poter contare su connessioni sociali che lo facciano sentire vivo e vitale. Ad ogni età, è fondamentale non smarrire quello che gli inglesi chiamano ‘the sense of purpose’. Il senso di uno scopo, di una finalità per la quale valga la pena svegliarsi al mattino e ringraziare di essere ancora su questa terra. Vale in ogni stagione della vita ma forse vale di più quando i colori del tramonto si affacciano lungo il nostro orizzonte.