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Sanità e sostenibilità: il ruolo dei fondi integrativi al Forum One Health

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Velasco25 Articolo

Sanità integrativa al centro della prima giornata del secondo Forum One Health “Brainstorm One Plane, One Water, One Health”, in corso a Palazzo Wedekind a Roma. In occasione dei 75 anni del Fasdac, il Fondo di assistenza sanitaria integrativa per i rimborsi delle spese sanitarie di dirigenti e familiari, vari esperti si sono confrontati sul secondo pilastro del Ssn, utile strumento aggiuntivo indiretto al reddito del lavoratore ed elemento prezioso per la sostenibilità in un’epoca caratterizzata dell’invecchiamento della popolazione.

Il ministro della Salute Orazio Schillaci, in un messaggio inviato al Forum, si è soffermato proprio sul progressivo invecchiamento della popolazione italiana, assicurando la definizione “di politiche e strategie per consentire che questi anni in più siano vissuti in buona salute, alleggerendo il carico delle malattie croniche che oggi assorbono la maggior parte dei costi sanitari e sociali. In questo contesto – ha aggiunto – la sanità integrativa va vista all’interno di un sistema di welfare sociale e sanitario che opera a supporto di quel servizio pubblico, che resta pilastro fondamentale dell’assistenza sanitaria, che stiamo modernizzando affinché sia sempre più capace di intercettare i bisogni di salute secondo i principi di efficienza, efficacia e appropriatezza”.

Fasdac è un ente no profit del privato sociale che da 75 anni opera accanto al Ssn, ma che rinnova il suo impegno per essere “presente là dove serve”. All’epoca, ha sottolineato Riccardo RapezziPresidente FASDAC, “compimmo una scelta lungimirante negli anni difficili del dopoguerra e della ricostruzione. Quella modernità che caratterizzò la nostra nascita deve guidare ora anche il nostro futuro: oggi l’Italia è molto diversa per il mutamento della società, l’invecchiamento della popolazione e la situazione demografica”.

Un momento dell’evento

I numeri sulla popolazione italiana “ci dicono che la tendenza prosegue – ha confermato Letizia Mencarini, professoressa di Demografia all’Università Bocconi di Milano – piano piano stiamo diminuendo numericamente. Nel 2015 c’è stato un picco di oltre 60 milioni di italiani, oggi siamo poco meno di 59 milioni. La tendenza esiste da molti anni perché da tempo le nascite sono inferiori alle morti. Prima la popolazione però cresceva per un salto migratorio che riequilibrava il salto naturale ma negli ultimi anni non è stato più così. Il saldo naturale ora è molto negativo e il fenomeno si è ripetuto non solo negli anni del covid, quando c’era una mortalità rialzata. Il salto migratorio non è riuscito infatti a compensare il forte sbilanciamento della popolazione, che è cambiata. Negli anni ’60 nascevano 1,1 milioni di bambini ogni anno in Italia, nel 2023 sono stati solo 380mila circa. Più si va avanti e più sarà così, perché diminuisce sempre di più la popolazione fertile. Oggi abbiamo oltre 4 milioni di italiani nella fascia 80-90 anni, nel 2050 saranno più di 7 milioni. Gli ultracentenari nel 1950 erano 50, oggi sono 20mila, nel 2050 saranno 60mila. Si parla infatti di tsunami demografico: avere più anziani vuol dire avere più vulnerabilità e questo pone quesiti sul welfare familistico e la sostenibilità”.

“Il sottofinanziamento c’è ma non è assoluto e non è frutto di decisioni politiche”, ha premesso Federico Spandonaro, Presidente del Comitato Scientifico di C.r.e.a. Sanità, che ha condotto una ricerca su questo tema e sul ruolo dei fondi sanitari per gli iscritti. “Le risorse sono quelle che sono, a meno di una crescita significativamente sostenuta. Rimane comunque la strada dell’efficientemento allocativo. Il Ssn rimane un caposaldo del welfare italiano ma bisogna prendere atto che il sistema necessita di essere ritardato sulle reali possibilità di tutela: quasi un quarto della spesa rimane out of pocket. Abbiamo l’esempio del Fasdac: la crescita delle prestazioni ad alto impatto sociale e la copertura legata ai limiti di tutela nelle diverse aree geografiche garantisce per gli iscritti maggiore aderenza alle proprie aspettative”.

Secondo Ignazio Zullo, componente della X Commissione Senato, l’attività Fasdac “può essere di grande aiuto al Ssn nel momento in cui dobbiamo badare alla sostenibilità economico-finanziaria e organizzativa in relazione ai bisogni attuali della popolazione, fortemente compromessi dal dato sull’invecchiamento. Dobbiamo infatti invecchiare in autosufficienza e senza bisogno di caregiver. Il fine ultimo del Ssn e è assicurare la salute con un uso corretto e appropriato delle risorse”.

Francesco Saverio Mennini, capo Dipartimento Programmazione sanitaria del ministero della Salute, si è detto contrario “alle critiche sulla spesa sanitaria rispetto al Pil. Si dice sia in calo ma nel 2024 la spesa sanitaria è al 6,4% del Pil, rispetto al 6,2% del 2023. Si tratta comunque di una misura fallace perché è il Pil che determina il rapporto”. Secondo Mennini va poi sottolineato come “l’inflazione sanitaria in realtà sia molto più bassa dell’inflazione generale, negli ultimi tre anni post covid non siamo andati così male. In confronto al Pil di altri Paesi, inoltre, non si considerano i diversi aggregati di spesa compresi alla voce salute”.

Alfonso Celotto, ordinario di Diritto costituzionale dell’Università Roma Tre ed esperto di sanità, ha fotografato la “lungimiranza dei costituenti” quando scrissero l’art.32., “perché parla del diritto dell’individuo e dell’interesse della collettività. È uno dei nostri pilastri più grandi, a maggior ragione con l’avvento del Ssn”. Secondo Celotto, “oggi siamo di fronte ad una grande sfida: dobbiamo capire quanto lo stato sociale sia maturo per poter garantire appieno questo livello delle prestazioni. Fasdac ha la stessa età della Costituzione non a caso, perché all’epoca la Costituzione fece capire che serviva solidarismo e l’art.32 è la pietra miliare per questa cornice”.

L’onorevole Ylenja Lucaselli, promotore dell’intergruppo Parlamentare One Health, ha ricordato come ci troviamo ancora “all’inizio di un lungo percorso. È fondamentale che ci sia una interrelazione tra i vari argomenti con un approccio one health. Materie differenti vanno trattate in modo univoco perchè la salute dell’uomo passa anche per l’ambiente e la salute animale”.

Dal canto suo Luciano Ciocchetti, vicepresidente della XII Commissione della Camera e promotore dell’Intergruppo One Health, ha ribadito l’importanza del Ssn, “che va salvaguardato e potenziato ma il contributo delle aziende è fondamentale per assicurare l’assistenza integrativa dei loro dipendneti. Il Ssn ha bisogno di più pilastri, come del contributo Fasdac. La Commissione Sanità del Senato ha avviato un’indagine sui fondi, vorremmo approvare una nuova normativa che possa integrare maggiormente il welfare aziendale”.

Carlo Sangalli, presidente Confcommercio, ha concluso i lavori della giornata rivisitando l’acronimo Fasdac: “F come fondamenta delle libertà associativa e sindacale. E poi ancora: Autonomia nell’offerta, Solidarietà e sussidiarietà, Direzione dell’impegno comune, Avanzata nell’esperienza di assistenza sanitaria e Comunità”.

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