Il ruolo dell’AI (intelligenza artificiale) nell’assistenza sanitaria sta evolvendo rapidamente per risolvere alcuni dei problemi maggiori, tra cui l’accesso alle cure, la scoperta di farmaci e il burnout dei medici.
Tuttavia Paul Hudson, Ceo dell’azienda del pharma Sanofi, afferma che i dirigenti dovrebbero contenersi un po’ quando si tratta di descrivere le proprie capacità sul fronte dell’AI. Al Global Forum di Fortune a New York City, Hudson ha avvertito che i manager hanno spesso esagerato nel raccontare il modo in cui l’AI viene utilizzata dalle loro aziende.
“C’è molto AI washing e molti Ceo che parlano di progetti di intelligenza artificiale”, ha affermato, alludendo alla tattica di sopravvalutare il potenziale dell’AI senza pensare a come mitigarne i rischi.
“Devi avere delle regole del gioco”, ha affermato Hudson, illustrando il ruolo del comitato di revisione etica dell’AI di Sanofi. “Dobbiamo essere un po’ più sofisticati nel modo in cui calibriamo l’AI”. Sanofi, che si classifica al 297° posto nell’ultima classifica Global 500 di Fortune, ha annunciato di recente che avrebbe venduto una quota del 50% della sua attività di assistenza sanitaria per i consumatori Opella, nel tentativo di concentrarsi sull’innovazione nel settore biofarmaceutico.
Per Hudson il potenziale dell’AI nell’assistenza sanitaria rientra in due categorie: “Ai esperta” e “AI snackable”. La prima si riferisce al modo in cui la tecnologia può prendere di mira la biologia strutturale e identificare le molecole per accelerare la scoperta di farmaci mirati a una serie di malattie.
La seconda allude al modo in cui la tecnologia può infiltrarsi nella vita quotidiana dei clienti. Un po’ come Waze, strumento software che fornisce indicazioni stradali in tempo reale, può spingere le persone a scegliere se è meglio svoltare a destra o a sinistra, Hudson afferma che l’AI snackable può fare lo stesso quando si tratta di decisioni sanitarie dei singoli. Hudson stima che 18.000 clienti Sanofi utilizzino l’AI in “formato snackable” ogni giorno.
Su larga scala, tutto ciò aiuterà le persone a “prendere decisioni migliori [e] a democratizzare i dati per liberare le risorse dell’azienda. In realtà, è più divertente di quanto si creda”.
A lungo termine, Hudson vede l’intelligenza artificiale come un modo per abbattere le barriere d’accesso agli strumenti sanitari e personalizzarli in base ai dati, ma esorta anche i dirigenti a essere trasparenti e a distinguere la realtà dalle speculazioni futuristiche.
“L’intelligenza artificiale è un’enorme opportunità, e non possiamo negarlo, ma dobbiamo gestirne i rischi”, ha affermato.
L’articolo originale è su Fortune.com
FOTO: REBECCA GREENFIELD—FORTUNE