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Farmaci: ecco quanto e come spendono gli italiani

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Adyen Articolo
Velasco25

Quanti farmaci prendiamo ogni giorno? A rispondere è il Rapporto OsMed 2023, presentato oggi dall’Agenzia italiana del farmaco. E il dato dà da pensare: per la precisione l’anno scorso in Italia ogni giorno sono state consumate complessivamente 1.899 dosi di medicinali ogni 1000 abitanti (per il 69,7% erogate a carico del Ssn e per il 30,3% acquistate direttamente dal cittadino).

Il report segnala un incremento vicino al 10% dei farmaci di fascia C acquistati direttamente dal cittadino, per una spesa che supera i 7 miliardi di euro l’anno, “spinta da prezzi più alti e prescrizioni orientate su quelli più costosi”. Insomma, i generici (o equivalenti) non decollano.

Se poi i prodotti per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi, gli esperti segnalano l’aumento degli antibiotici e il boom dei nuovi medicinali per il diabete: gli analoghi del Glp-1 capitanati dal celeberrimo semaglutide, impiegato anche contro l’obesità.

Luci e ombre

I dati del Rapporto OsMed “mostrano che stiamo migliorando in termini di appropriatezza prescrittiva e aderenza alle terapie, mentre resta più o meno stabile l’uso dei generici, tre pilastri del sistema di assistenza farmaceutica che fanno bene alla salute dei cittadini e alla tenuta dei conti pubblici. Su questi aspetti c’è tuttavia ancora molto da lavorare per garantire da un lato la migliore efficacia dei farmaci, dall’altro la loro sostenibilità economica”, è il commento del presidente di Aifa, Robert Nisticò.

Velocità e risparmi

“Per velocizzare l’accesso sul mercato dei nuovi generici, Aifa adotta già procedure semplificate di prezzo e rimborso: in due soli CdA sono stati approvati equivalenti per un risparmio pari a circa 200 milioni. Ma è indubbio che il consumo di generici è ancora limitato. Per questo occorre fare più informazione, ma anche formazione, sull’importanza dell’utilizzo dei generici, che a parità di efficacia e sicurezza aiutano a tenere in ordine i conti dello Stato e quelli delle famiglie italiane che oggi spendono più di un miliardo per pagare la differenza di prezzo con il farmaco branded”, aggiunge Nisticò.

La spesa per categorie

Per quanto riguarda l’assistenza territoriale pubblica e privata, sono state erogate confezioni di farmaci per quasi 2 miliardi, con un andamento stabile rispetto all’anno precedente. Come dicevamo, i farmaci per il sistema cardiovascolare si confermano al primo posto per consumi (513,9 dosi giornaliere per 1000 abitanti). Al secondo posto si collocano i farmaci dell’apparato gastrointestinale e metabolismo.

I farmaci del sangue e organi emopoietici si sono collocati al terzo posto in termini di consumi (144,5 dosi giornaliere per 1000 abitanti), mentre quelli del sistema nervoso centrale si posizionano al quarto posto (97,8 dosi giornaliere per 1.000 abitanti).

Regione che vai…

Il report segnala “ancora troppe differenze regionali nel consumo dei farmaci, non spiegabili dal punto di vista epidemiologico, ma frutto di una inappropriatezza prescrittiva e dei consumi sulla quale c’è ancora da lavorare”.

I generici non decollano, con un consumo pari al 22,8%: l’Italia è al terz’ultimo posto della classifica europea. In crescita invece gli antibiotici nonostante campagne e appelli.

La spesa totale

Nel 2023 la spesa farmaceutica totale è stata pari a 36,2 miliardi di euro, di cui il 68,7% rimborsato dal Ssn. La spesa territoriale pubblica, comprensiva di quella convenzionata e in distribuzione diretta e “per conto”, è stata di 12 miliardi e 998 milioni, con un aumento rispetto all’anno precedente del 3%. Quella per compartecipazione a carico del cittadino è stata invece pari a 1 miliardo e 481 milioni, circa 25 euro pro-capite, dato in calo dell’1,3% dovuto alla riduzione del 2,5% del differenziale di prezzo rispetto al generico dovuto da chi acquista invece il farmaco “originator”. Aumenta invece dell’1,7% la spesa per i ticket sulla ricetta o la confezione.

E ancora: la spesa per i farmaci acquistati dalle strutture pubbliche è stata pari a 16,2 miliardi di euro e ha registrato una crescita dell’8,4% rispetto al 2022.

Gli antidiabetici

Per questi farmaci l’aumento di spesa del 7,6%, più alto della media degli ultimi 10 anni è legato sia a un aumento dei consumi (del 4,5%) che del costo medio per dose. A impennarsi sono in particolare due sottogruppi di farmaci, in grado di ridurre in modo significativo il peso corporeo: gli analoghi del Glp-1, a cui appartiene la semaglutide, che registrano un aumento di spesa del 17,9% e dei consumi del 26,4%, con la sola semaglutide a + 52,3 e +75,9%. E le gliflozine, che registrano un aumento di spesa del 60,1% e dei consumi del 65,6%, segnala Aifa, che nel 2024 ha autorizzato l’immissione in commercio nella Fascia C di Wegovy*, in farmacia da luglio, un medicinale a base di semaglutide ma con specifica indicazione terapeutica per la perdita del peso.

Antibiotici, che passione

Preoccupa gli esperti la ripresa, a partire dal 2022, del consumo di antibiotici nel nostro Paese, aumentato del 6,4% nel 2023 rispetto all’anno precedente. Quasi 4 persone su 10 hanno ricevuto almeno una prescrizione di antibiotico, con livelli più elevati al Sud, dove il 44,8% della popolazione ne ha assunto almeno uno in corso d’anno, contro il 30,9% del Nord e il 39,9% del Sud

“Considerando che alcuni di questi antibiotici sono usati nel trattamento delle infezioni causate da microrganismi miltiresistenti, tali dati – si legge nel Rapporto – suggeriscono la necessità di migliorare la sorveglianza delle infezioni nosocomiali nelle strutture sanitarie, garantendo una risposta tempestiva e adeguata alle infezioni”.

Un anziano su tre assume 10 o più farmaci

Oramai un anziano su tre (il 28,5%) assume 10 o più farmaci diversi in corso d’anno, mentre il 68% degli over 65 ha ricevuto prescrizioni per almeno 5 medicinali diversi. Un fenomeno che evidenzia il rischio di errori e confusioni, insomma di un’aderenza scorretta alle terapie.

Dal rapporto scopriamo che, tendenzialmente, le donne sono meno aderenti e persistenti degli uomini per tutte le categorie terapeutiche analizzate e che le Regioni del Sud registrano livelli di aderenza al trattamento più bassi. Questo con la sola eccezione degli antidepressivi, per i quali si osservano invece valori simili da Nord a Sud. Insomma, i margini per intervenire, anche sul fronte della comunicazione, sono ampi.

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