“Abbiamo creato un grande mercato ed è il mercato della medicina quello che oggi governa la conoscenza”. Classe 1929, il farmacologo in dolcevita Silvio Garattini, presidente e fondatore dell’Istituto Mario Negri, non rinuncia ai toni affilati e continua la sua battaglia contro quelle che considera le storture nel mondo della salute. Questa volta lo fa con una lettura magistrale in occasione del XVII Congresso Nazionale della SIHTA (Società Italiana di Health Technology Assessment).
Le leggi del mercato
“Oggi non comunichiamo la conoscenza, oggi comunichiamo soprattutto quello che vuole il mercato – ha detto Garattini – Tutta la nostra comunicazione, tutto quello che noi sappiamo deriva dal mercato: i medici hanno le informazioni da chi vende qualcosa; le società scientifiche hanno le comunicazioni o il sostegno da chi vende qualcosa e perfino le associazioni dei pazienti sono sostenute da chi vende. Quindi la nostra comunicazione è assolutamente una comunicazione di parte, è una comunicazione di parte che tende, ovviamente, ad ampliare la possibilità del mercato di aumentare”.
Come ampliare il mercato: il caso del colesterolo
Ma come ampliare questo mercato della medicina? Abbassando i livelli di normalità, spiega Garattini, facendo qualche esempio. “Noi abbiamo sempre studiato che 240 mg per decilitro di colesterolo è normale – ricorda il farmacologo – però se le società scientifiche, sotto l’impulso di chi oggi ha la comunicazione, dicono ‘ma forse 200 è meglio’, è chiaro che aumentiamo il mercato. Si sta convincendo la gente che livelli più bassi sono utili alla salute, il che non è vero”.
Tra fattore di rischio e malattia
“Può essere vero per una piccolissima percentuale di pazienti che ha una grande quantità di fattori di rischio, ma non è vero per quello che è invece la maggior parte della gente che prende i farmaci e non ha fattori di rischio, ma lo fa per prevenzione primaria. Ecco – puntualizza Garattini – il convincerci che i fattori di rischio sono il fine a cui dobbiamo andare e che dobbiamo ottenere è un’altra delle grandi truffe del sistema, perché non è importante diminuire la pressione, non è importante diminuire il colesterolo, non è importante diminuire la glicemia per un paziente, è importante invece non avere le patologie che derivano da questo fattore di rischio. Ma chi ce lo dice? E chi ci dà un’idea di quale sia il rapporto fra diminuire un fattore di rischio e avere una patologia? Beh noi lo sappiamo, ma lo sa solo una piccolissima percentuale di persone. E il mercato non ce lo dice”.
Le malattie (e i farmaci) per le donne
Il mercato della medicina, poi, continua a penalizzare le donne. “Ci riempiamo la bocca spesso con la terapia personalizzata e ci dimentichiamo che le donne non hanno farmaci trattati sulle donne, i farmaci che ricevono – sottolinea Garattini – sono quelli che studiamo nei maschi. Ma noi sappiamo che in molte malattie comuni al maschio e alla femmina, la frequenza della malattia, i sintomi della malattia, gli esiti della malattia sono diversi”.
“Prendiamo per esempio l’infarto cardiaco, su questo abbiamo una nozione maschile: un dolore allo sterno che passa in generale sul braccio sinistro. Ma nella donna non è sempre così, spesso è un dolore allo sterno che scende verso il basso. E così molte donne vanno a finire dal gastroenterologo invece che dal cardiologo. Ma comunque i farmaci vengono studiati nel maschio. A partire dall’inizio: tutti gli studi che voi leggete negli animali sono studi fatti sull’animale maschio”, ricorda lo specialista.
Le malattie evitabili
Garattini è convinto che occorra “un grande salto culturale: dobbiamo fare una grande rivoluzione culturale perché dobbiamo riportare la conoscenza ai livelli giusti, perché il mercato ci oscura altri aspetti della conoscenza. Per esempio non ci dice che la maggior parte delle malattie non piove dal cielo: pensate che abbiamo 4 milioni e mezzo di diabetici in Italia con tutte le complicazioni che comporta, ma il diabete è una malattia evitabile. Pensate che il 40% dei tumori è evitabile. Però ogni anno muoiono 180.000 persone di tumore in Italia, ma il 40% è evitabile. E allora cosa dobbiamo fare? Dobbiamo cambiare l’obiettivo della medicina”.
La prevenzione per la sostenibilità del Ssn
Per il farmacologo il nuovo obiettivo della medicina deve diventare la prevenzione, “perché è il solo mezzo per diminuire il mercato: se non mi ammalo, non ricorrerò al medico e il medico non mi potrà somministrare delle medicine, non andrò al Ssn. Ci lamentiamo del Servizio Sanitario Nazionale”, ma “non dimentichiamoci che siamo noi la causa principale delle sue difficoltà: se i nostri medici ci aiutassero a fare prevenzione non avremmo liste d’attesa e il Ssn avrebbe molto più spazio per fare quello che fa di quanto non ne abbia oggi”.
E allora? Abbiamo bisogno “di una formazione, abbiamo bisogno di gente che sia formata, di gente che abbia presente l’importanza della prevenzione. Questa è la base per fare della buona medicina. Inoltre quello che ci manca è la salute nella scuola ,e qui veramente sarebbe molto facile fare una legge, perché un’ora alla settimana sia dedicata alla salute in tutte le classi delle scuole italiane. Cambierebbe la situazione. Dovrebbe essere fatta naturalmente da persone competenti e costerebbe anche molto poco: ho calcolato – precisa – che più o meno costerebbe meno di 500 milioni, che se pensate ai costi dell’educazione è niente. E cominceremmo ad avere ragazzi educati alla salute”.
L’HTA
E se l’Health Technology Assessment è un processo scientifico basato sull’evidenza che consente alle autorità competenti di determinare l’efficacia relativa delle tecnologie sanitarie nuove o esistenti, il farmacologo evidenzia l’importanza del “valore terapeutico aggiunto”. Per approvare un nuovo farmaco” bisognerebbe dimostrare che c’è qualcosa di più di quello che già non c’è, e questo naturalmente cambierebbe molto il nostro prontuario terapeutico; cambierebbe molto quello che noi come Ssn approviamo, spendendo soldi che potrebbero essere risparmiati”.
Insomma, per Garattini non ci sono dubbi: serve una rivoluzione culturale per assicurare l’accesso ai prodotti davvero innovativi e mettere un freno al mercato della medicina, che altrimenti rischia di esplodere. Travolgendo anche il Ssn.