A volte, più delle parole, a fare la differenza sono i numeri. Nei giorni del confronto sulle misure per la sanità previste in Manovra, le cifre più interessanti forse sono proprio quelle che arrivano dall’Istat. A scandirle è stato il presidente Francesco Maria Chelli, ascoltato in Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato.
Tra rinunce e motivi
Ebbene, nel 2023 secondo l’Istituto di statistica, il 7,6% della popolazione italiana ha rinunciato a curarsi. Un dato che era pari al 6,3% nel 2019, prima della pandemia. Interessanti anche i motivi della rinuncia: l’incubo delle lunghe liste di attesa ha tenuto lontano dalla sanità il 4,5% dei connazionali (contro il 2,8% nel 2019). Mentre le rinunce per motivi economici riguardano il 4,2% della popolazione, e quelle per scomodità del servizio l’1%, stando all’indagine ‘Aspetti della vita quotidiana’ e ai dati relativi alle persone che, pur avendone bisogno, hanno dovuto rinunciare a un accertamento diagnostico o a una visita specialistica.
L’analisi
“È come se questo dato fosse l’evidenza che tutti stavamo aspettando: da una parte le dichiarazioni delle intenzioni e delle politiche pubbliche sulla carta, dall’altra quelle che hanno a che fare con la vita delle persone. Ecco, questa è la vita quotidiana delle persone”, commenta a Fortune Italia Francesca Moccia, vice segretaria generale di Cittadinanzattiva. Che aggiunge: “Anno dopo anno il dato della rinuncia alle cure cresce e non possiamo far finta che vada tutto bene”.
“Anche dal Rapporto civico sulla salute emergono le stesse carenze” in tema di sanità “e le stesse contraddizioni – continua Moccia – Siamo di fronte a un bivio: quello di prendere seriamente il tema della salute per tutti, della salute globale, oppure rinunciare a tutto questo e andare in una direzione che stride però con lo spirito della nostra Carta costituzionale. Quello cioè di avere una sanità pubblica che sia un diritto di tutti, anche di ultimi e fragili. La prevenzione deve essere fondamentale in quest’ottica. Noi non vogliamo una sanità che sia solo per i ricchi e – assicura – ci batteremo affinchè questo non avvenga”.
Le preoccupazioni dei consumatori
Parla di numeri drammatici Ivano Giacomelli, segretario nazionale di Codici, commentando i numeri dell’Istat, che “confermano la crisi profonda della sanità italiana. Non si può dire altro di fronte al dato sui cittadini che rinunciano a curarsi. I tempi per una visita sono lunghissimi, i cittadini sono in condizioni economiche spesso precarie e il servizio a volte è scomodo. Questi sono gli elementi che emergono dall’indagine dell’Istat e che spiegano la rinuncia alle cure da parte di un numero crescente di italiani. Sono anni che si ripetono gli allarmi sulla sanità italiana, ma è evidente come finora non si sia riusciti ad andare oltre le promesse”.
Una situazione “in netto peggioramento rispetto al passato”, afferma il Codacons. “Il problema delle attese eccessive per effettuare visite e analisi specialistiche sussiste da tempo e non è mai stato risolto nel nostro Paese. Una situazione di grave crisi, che spinge una gran parte dei cittadini a rivolgersi alla sanità privata, pagando di tasca propria le prestazioni necessarie. Chi non può permettersi di eseguire visite e interventi presso strutture private è invece costretto ad attendere i tempi infiniti della sanità pubblica, rischiando di veder peggiorare le proprie condizioni di vita con ripercussioni anche gravi sul fronte della salute, o a rinunciare del tutto alle cure”.